«Per i malati cambierà poco Emergenze ancora irrisolte»

«Per i malati cambierà poco Emergenze ancora irrisolte» «Per i malati cambierà poco Emergenze ancora irrisolte» intervista ROMA TERESA Petrangoiini, segretario nazionale del Tribunale del malato, che cosa significa questa riforma per i cittadini? «Fin dal suo primo apparire, noi del Tribunale non siamo stati entusiasti di questo progetto che ha, senz'altro, alcuni lati apprezzabili, come la promessa di una maggiore presenza di medici negli ospedali. Ma, in fin dei conti, il decreto ci pare faraonico, centralistico e burocratico». In una parola, poco applicabile? «Così ci pare. Definisce, molto bene, l'assetto dei poteri, il 'chi deve fare che cosa', ma non entra nel merito delle molte e drammatiche emergenze che affliggono la nostra sanità. In un anno, e proprio oggi presentiamo il nostro rapporto annuale, non è cambiato nulla». Vogliamo elencare queste emergenze? «Le liste d'attesa, la sicurezza nelle strutture sanitarie, le condizioni dei pazienti cronici...», si riferisce ai malati di cancro? «Soprattutto a loro. Speravamo che, dopo il caso Di Bella che aveva portato alla ribalta una situazione gravissima nel nostro Paese, qualcosa sarebbe cambiato. Invece, per i malati terminali i servizi continuano a essere pochi e i farmaci scarsi». Altra «emergenza» cui porre rimedio? «L'invadenza della burocrazia». Che cosa porterà, secondo lei, lo scontro tra il ministro e i medici? «Niente di buono, presumo. Su questo punto la riforma rischia di naufragare. Le leggi devono essere fatte insieme con la gente, con chi lavora nel settore che si vuole riformare. Insomma, mi sembra più che altro una rivoluzione sulle linee di principio che, però, non va a smuovere tutto ciò che andrebbe smosso, c con urgenza». Anche i medici hanno le loro colpe, non crede? «Ma certo. A fronte di una parte di loro, consapevole e seria, ce n'è stata un'altra che ha approfittato, negli anni, delle strutture e dei malati. E questo inasprimento nei loro confronti è la logica conseguenza di una cattiva abitudine. Del resto, anche tutti quei sindacati medici che ora sono in subbuglio, dov'era no quando si trattava di lottare per migliorare le strutture pubbliche? Ma è, comunque, pericoloso fare di tutta l'erba il proverbiale fascio». Ora, se i medici sceglieranno il contratto esclusivo con il Servizio Sanitario Nazionale lo faranno per sempre. Che ne pensa? «Che una scelta più moderna sarebbe stata quella del vincolo a contratto. Dopo un certo numero di anni, sia il medico sia la struttura dovrebbero avere la possibilità di ridiscutere il contratto di lavoro». Nell'ambiente medico si dice che saranno soprattutto i giovani, quelli della pletora medica, a rimanere negli ospedali mentre i nomi affermati se ne andranno. «Lo ripeto. La riforma della sanità non si dovrebbe fare senza i medi ci, così come non si dovrebbe fare senza i cittadini». Ma il decreto prevede la partecipazione dei cittadini nella scelta di strutture e program mi. «Fino a poco tempo fa non c'era una riga al riguardo. Siamo stati noi del Tribunale a mobilitare la gente e a pretendere che questo punto venisse aggiunto. Anche se, adesso, sembra tutto merito del solo ministero». [d, dan.]

Persone citate: Di Bella

Luoghi citati: Roma