«Ma quante accuse ingiuste Ciampi l'ultima speranza» di Susanna Marzolla
«Ma quante accuse ingiuste Ciampi l'ultima speranza» «Ma quante accuse ingiuste Ciampi l'ultima speranza» intervista Susanna Marzolla MILANO «Cartello dei medici in rivolta di Monza-Milano»: questa la firma che chiude l'«ulteriore accorato appello» in questi giorni pubblicato, a pagamento, su diversi quotidiani. Un appello destinato al presidente della Repubblica cui viene chiesto di «non promulgare i decreti legge di riordino della sanità». Chi siete, voi del cartello? «Medici arrabbiati - risponde Marcello Costa Angeli, chirurgo all'ospedale San Gerardo di Monza - indignati per il fatto che siamo stati indicati dal ministro Rosy Bindi come responsabili di uno sfascio della sanità che in realtà non esiste». Non esiste? «No. La seconda riforma sanitaria, quella del '92, ha funzionato egregiamonte. La spesa sanitaria si è ridotta (nel '98 sono stati spesi meno miliardi di quelli previsti per il '93) e le prestazioni sono migliorate. Sopratutto in Lombardia, dove è stata varata un'ottima legge regionale che invece il ministro osteggia». Abruzzese di nascita, toscano di studi, Costa Angeli è un autentico fan dolla sua regione adottiva e dei suoi amministratori politici: dice chiaramente che vota per il Polo. E si definisce l'animatore del «cartello». Quando vi siete costituiti? «A gennaio, stufi di sentirci dire che i medici nel pubblico lavorano poco e male: nel mio ospedale, l'anno scorso, abbiamo fatto 50 mila ore di straordinario non pagate. Io poi ero il vice-segretario aziendale dell'Aliano, il sindacato dei medici ospedalieri, che è invece d'accordo con la Bindi». Quindi il «cartello» è anche una forma di protesta contro i sindacati di categoria? «Contro alcuni sicuramente. Quelli che non ci tutelano nella nostra professione, che non capiscono che i medici non sono degli impiegati che, finito il lavoro, staccano». Perché, cosa fanno i modici finito il lavoro? «Come, cosa fanno? Noi siamo sempre a disposizione del paziente. Dopo che io ho operato una persona posso mica dirle "si arrangi": lo continuerò a curare, a visitare, se ha problemi mi chiamerà. Se uno è un medico, per i suoi pazienti lo è per sempre». Pare il ritratto di un missionario. Però non sembra che i medici lavorino gratis... «Certo che no. Siamo dei professionisti e come tali è giusto che veniamo retribuiti». Potrete visitare privatamente dentro l'ospedale: non vi va bene? «No, perché dovremmo cedere parte degli introiti. Abbiamo il diritto di esercitare la nostra professione dove vogliamo». Insomma, quello che proprio non gradite è dover scegliere tra pubblico e privato? «Esattamente. Una volta che io ho fatto con coscienza il mio lavoro nel pubblico, non vedo perché la mia libertà debba essere limitata». E gli abusi? Quelli che lavorando nel pubblico ne approfittano per spingere i pazienti nei loro studi privati? «Cosa c'entra? I mascalzoni ci sono in tutte le categorie». Il «ribelle» Angeli: «Altro che sanità allo sfascio: la spesa è scesa e si lavora di più» La Petrangoiini: piano a rischio di naufragio Teresa Petrangoiini, presidente del tribunale per I diritti del Malato
Persone citate: Bindi, Ciampi, Costa Angeli, Marcello Costa, Rosy Bindi
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