NELL'ANNO PIÙ' DIFFICILE di Arrigo Levi

NELL'ANNO PIÙ' DIFFICILE IN RICORDO DI GIOVANNI TROVAI! NELL'ANNO PIÙ' DIFFICILE Arrigo Levi CARO direttore, ti prego di accogliere sul tuo giornale, che è stato e nel mio cuore rimarrà per sempre anche il mio giornale, una parola sulla morte di Giovanni Trovati. Non so come esprimere il mio dolore acuto. Se ne è andato un saldo, forte compagno degli anni diffìcili, i più diffìcili per La Stampa, per Torino, per l'Italia. Ripenso ai nomi di coloro che fecero, prima con Ronchey e poi con me, che venivamo «da fuori», la Stampa degli Anni Settanta: Martinotti, Casalegno, Giovannini, Neirotti, Borio, Trovati, Bernardelli, Mondo, e tanti altri ancora; l'elenco dovrebbe includere una lista interminabile di seri, rigorosi giornalisti di redazione o cronisti (Coscia, Franchini, Curino, Lugli, Granata, non continuo perché i nomi sono troppi), quasi tutti formatisi alla dura scuola di Giulio De Benedetti, che rappresentarono in quegli.anni l'essenza del giornalismo torinese, radicato nei valori, nei principi, nelle regole di vita di quella città severa e compattamente sicura di sé, anche nei momenti del più acuto conflitto. Molti di loro ci hanno lasciato; e ora piangiamo anche «Giuanin» Trovati. Ricordo quando dall'America dove ero in viaggio telefonai al direttore Ronchey per dirgli che a parer mio l'uomo migliore per il posto, che era rimasto libero, di capo dell'ufficio romano era il capo degli interni a Torino, per l'appunto Trovati, che io quasi non conoscevo, ma di cui mi avevano colpito alcuni pezzi asciutti e rigorosi, taglienti come il suo profilo cosi piemontese. Ronchey mi rispose che gli aveva appena affidato quell'incarico, che avrebbe lanciato il ritroso Trovati nel mare tempestoso della politica romana, dove navigò tenendo ben saldo in mano il timone del suo rigore morale e intellettuale. Poi toccò a me richiamarlo a Torino alla vicedirczione della Stampa, nei momenti delle prove più dure, sicuro che il vertice del giornale avrebbe trovato in lui ancora un uomo di incrollabile fortezza d'animo. Davvero molto egli ha dato alla Stampa, alla sua città e al suo Paese, col suo rigore morale e intellettuale, con quella sua singolare identità di uomo profondamente credente e profondamente laico, quasi l'essenza della piemontesità. Pochi altri vi sono stati come lui. Addio Giuanin.

Luoghi citati: America, Italia, Torino