Se Messner scala la sua anima di Enrico Camanni

Se Messner scala la sua anima Se Messner scala la sua anima Enrico Camanni REINHOLD Messner è un personaggio amato o detestato, senza mezze misure. Guardato con sospetto dagli alpinisti, che ne ammirano le imprese ma non lo sentono loro e lo considerano un fratello degenere, mitizzato e rnalcompreso dalla gente comune, che stenta a seguirlo sulla via della provocazione, strumentalizzato dagli sponsor e dai politici che si illudono di rinchiuderlo nelle logiche di partito, Messner resta innanzitutto un esploratore scomodo, anarchico, fuori da ogni schema. Ha due doti inconsuete per un montanaro: il gusto dello spettacolo e la passione per il confronto. Ogni orizzonte «conquistato» - ma è stato il primo a condannare il linguaggio militaresco dell'alpinismo - gli va subito stretto e a un recente incontro con Luigi Ciotti, il fondatore del Gruppo Abele, ha detto che i quattordici ottomila himalaiani sono stati altrettante prove della sua debolezza, non della sua forza. La frontiera è sempre oltre ogni illusione di potenza, ogni successo, ogni stabilità. Tra le tante interviste a Messner pubblicate in 35 anni di vita pubblico, questa di Michael Albus è una delle più complete e riuscite. Teologo di formazione e giornalista di professione, Al- bus ha saputo guadagnarsi la confidenza che Messner concede solo a poche persone stimate, spingendosi, come recita il titolo del libro, ai «confini dell'anima». Il dialogo spazia su questioni - etica, religione, ecologia, affetti - che di solito non appartengono al repertorio degli «sportivi», e ne viene fuori più la biografia di un uomo di pensiero che il bilancio di un uomo di avventura. A una domanda su Dio, Messner risponde: «Più invecchio e più mi diventa chiaro che il mondo è molto più straordinario di quanto pensassi fino a ieri. E domani in• parrà ancora più misterioso... Alla fine tutti si rendono conto che dietro il loro pensiero c'è una tale riserva di impensabile, di inattingibile, di misterioso, che basterà per tutte le generazioni umane». Alla domanda sul perché molti lo considerano il più grande alpinista del dopoguerra, replica: «Perché gli altri sono tutti morti». Se tra gli alpinisti, in genere, si distinguono abbastanza facilmente gli uomini d'azione e gli uomini creativi, Messner riesce a essere contemporaneamente un rea lista e un visionario. Questa è forse una delle sue doti più straordinarie, che gli ha permesso di raggiungere grandi mete dalle pareti delle Dolomiti al Parlamento europeo - oscillando tra pragmatismo e utopia, tra calcoli e visioni, tra possesso e rinuncia. Sembra accarezzare le proprie contraddizioni, e nella stanza del castello altoatesino in cui vive da padrone, confessa al suo interlocutore; «La felicità? Viene dopo la privazione. Avere fame e mangiare, essere stanco e arrivare a destinazione, perdersi d'animo e vedere un compagno, sentire il mormorio dell'acqua dopo aver cercato una fonte per tutto il giorno». Bisogna perdersi per ritrovarsi, e lui ci prova ancora. Hit: molo Mc5S«t^ NON TttOVtffAi tCONPNJ DELL'AMI MA Reinhold Messner (con M. Albus) Non troverai i confini dell'anima Mondadori 154 pagine. 25.000lue

Persone citate: Luigi Ciotti, M. Albus, Messner, Michael Albus, Reinhold Messner