II governo insiste sulle pensioni di Lepri

II governo insiste sulle pensioni Vertice a Palazzo Chigi sul Dpef. Tra le ipotesi anche un freno alla scala mobile per «raffreddare» la spesa previdenziale II governo insiste sulle pensioni Nel mirino ci sono le «finestre» delle anzianità Stelano Lepri ROMA L'ultima, solo l'ultima, potrebbe essere un freno alla scala mobile delle pensioni, più ampio di quello già in vigore ma ugualmente temporaneo. Per la previdenza è tempo di boatos, simpatica parola portoghese che indica le voci senza fondamento. Il governo continua a voler fare qualcosa per dare più equilibrio ai conti di questo cruciale settore della spesa pubblica - nonostante Cgil, Cisl e Uil rifiutino di discuterne - ma non sa ancora che cosa. Frattanto ogni ipotesi che circola allo stato brado può essere, volendo, presa per buona. Tutto è allo studio, con i tecnici spesso in polemica tra di loro. Lo «spostamento delle finestre» per le pensioni di anzianità è un'ipotesi forte, come la scala mobile illustrata da una metafora di carattere edilizio. C'è l'arcano prò rata, ovvero l'estensione parziale del calcolo contributivo della pensione, ai lavoratori che ne erano stati esentati nel 1995. Nella discussione tra i tecnici resta perfino, benché quasi certamente destinato alla bocciatura politica, un contributo-trattenuta sulle pensioni di anzianità, p su quelle più alte, o su tutte. «Certo non è con le pensioni che condurremo a termine il risanamento della i"manza pubblica» assicura l'economista Paolo Onofri, consigliere del Tesoro, che due anni fa presiedette la commissione governativa di studio sulla previdenza. Ovvero, dei 16.000 miliardi di tagli alla spesa per il 2000 le pensioni non saranno il capitolo più consistente, se pur vi saranno. Il «Dpef», il documento pluriennale di programma che il governo approverà a fine mese, recherà propositi generici. La discussione con i sindacati sarà riaperta dopo, in vista della legge finanziaria 2000 da approvare entro settembre. 11 governo è spinto da due esigenze in parte contrastanti: stabilizzare il sistema nel lungo periodo (evitando la crescita della spesa prevista tra il 2003 e il 2015) e far cassa subito. Risponderebbe a entrambe una nuova restrizione dei requisiti per ottenere la pensione di anzianità, come sollecitato dal governatore della Banca d'Italia. Però gli ostacoli politici sembrano, al momento, insuperabili. Così si ripiega verso più ipotesi separate, «nessuna delle quali - spiega Onofri - può essere risolutiva da sola». Le finestre. Senza modificare i requisiti per la pensione di anzianità, si può dilazionarne il conseguimento, come si è fatto più volte negli anni passati. I tecnici sfavorevoli sostengono che si creerebbe una richiesta massiccia di deroghe a favore delle imprese che si ristrutturano riducendo il personale. Contributo. «Taglio alla spesa» dal punto di vista del governo, ma tassa dal punto di vista dei pensionati, sarebbe il «contributi di solidarietà». Era stato ipotizzato in passato per ragioni di equità: chi è già andato in pensione con norme ora giudicate troppo generose dovrebbe contribuire al risanamento del sistema con una modesta trattenuta, tipo 0,5%. Ma il discorso dell'equità funziona se le norme vengono nuovamente modificate. E colpire solo le pensioni più privilegiate rischia, assicurano i giuristi, una sentenza di incostituzionalità. La scala mobile. Per un trien¬ nio, 1998-2000, è in vigore una riduzione della scala mobile per le pensioni più alte. Si è parlato di prorogarla per un altro triennio, 2001 -2003, vista la bassa inflazione. Un'altra ipotesi è di estendere il freno a tutte le pensioni salvo le minime e le sociali, in modo da ottenere un risparmio più consistente senza le controindicazioni del «contributo di solidarietà». Il prò rata. Secondo gli ottimisti questa misura, di limitata impopolarità dell'immediato, sarebbe l'unica necessaria all'equilibrio di medio periodo. Onofri sostiene di no, anche perché «più tempo passa meno diventa incisiva». Si tratta di applicare, per gli anni futuri di contribuzione, il metodo di calcolo della pensione stabilito nel '95 anche ai lavoratori che alloi a avevano oltre 18 anni di anzianità e ne furono esentati. Oppure nulla. Va registrata anche la chiacchiera secondo cui le voci sulle pensioni sarebbero messe in giro ad arte per convincere i sindacati a fare concessioni di altro genere. Il ministro del Lavoro Antonio Sassolino

Persone citate: Antonio Sassolino, Onofri, Paolo Onofri

Luoghi citati: Roma