La sinistra scopre Berlusconi di Antonella Rampino

La sinistra scopre Berlusconi La sinistra scopre Berlusconi Pintor: il premier prenda esempio da lui dibattito Antonella Rampino ROMA CHE Botteghe Oscure fossoro uno sinistra «già morta, o almeno in coma profondo», il Manifesto l'aveva già scritto. 1113 febbraio ultimo scorso Rossana Rossanda l'aveva detto, così non va, «l'egemonia della cultura liberista nelle sinistre di governo è cosa fatta». E, con la lungimiranza che viene dall'analisi minuziosa, si notava che il «passaggio armi e bagagli da Togliatti a von llajok» avrebbe rischiato di portare la sinistra ad essere indistinguibile dalla destra. Niente a che vedere con il lungo vis-à-vis a puntate che la stessa Rossanda aveva condotto, soltanto un anno prima, col non ancora capo del governo Massimo D'Alema, ritratto come una vecchia zia. Soprattutto, in quell'articolo la sinistra «eretica», il manipolo di coscienze critiche del comunismo, che hanno pure proso a flirtare con Bertinotti, prendevano le distanze dal governo di (centro)sinistra. Ma ieri, ben altro ha fatto II Manifesto. Luigi Pintor, in un fondo il cui pensiero era già stato anticipato in altri analoghi articoli, ha tessuto addirittura un «Elogio di Berlusconi». Il quale, le eiezioni le ha vinte. Checche ne dica D'Alema, attaccato alla ragioneria dei numeri, al punto da condurre, su quel 41 per cento che comun¬ que il centrosinistra ha portato a casa, un ragionamento «politicamente inetto». Perché, essenzialmente, il Cavaliere è «una forza della natura», e chi lo ferma quello? «Nessuno», tome Pintor, anche se «il merito, Massimo, non è onestamente tutto tuo. E' anche colpa nostra, pur se abbiamo mille volte messo in guardia contro questo pericolo». Cassandre inascoltate, appunto. Come la Rossanda quattro mesi prima. E dunque, sconcerto per tutti, ma non al Manifesto: «Luigi ha detto la pura e semplice verità: quello scemo di Berlusconi ha ottenuto un risultato, più importante di Di Pietro, della Bonino e quant'altro. Mentre invece D'Alema che ha fatto? Bicamerali, inciuci, crostate... Nulla che fosse di sinistra» taglia corto perfino un comunista gentiluomo come Valentino Parlato. E se dal Manifesto si passa all'Unità, non va meglio. Tra le righe di un lungo servizio dedicato ad Alleanza Nazionale, si scopre addirittura Vittorio Foa, un mito della sinistra non allineata, ma anche dell'antifascismo, che dichiara testualmente a Giancarlo Bosetti: «Fini doveva essere aiutato dalla sinistra, da noi, che invece nei fatti abbiamo preferito aiutare Berlusconi... I Ds dovevano, dovrebbero assediare Berlusconi, ed appoggiare tutti quelli che non sono con lui». Pintor che elogia Berlusconi, e Foa che difende la traballante leadership di Fini? Forse i due Grandi Vecchi del marxismo ce l'hanno con il post-comunista* di governo, con Massimo D'Alema. In più, Foa usa un vecchio riflesso condizionato della politique politicienne: consiglia, cioè, D'Alema di attaccare il principale alleato attraverso i suoi avversari riottosi. I post-comunisti alleati con gli ex fascisti pur di silurare il Cavaliere? «Servirsi di Fini contro Berlusconi'è un'esagerazione, mi sembra, anche se i buoni motivi sarebbero molti», osserva il filosofo Gianni Vattimo, appena eletto proprio con i Ds. Quali? «Fini è un politico vero, e Berlusconi non lo è, e poi alcuni tratti, anche se non tutti positivi, della sua cultura politica, l'attenzione al sociale, un certo meridionalismo svaccato, perfino lo statalismo... Perfino io, durante le elezioni, mi sono augurato che Fini desse una bella scoppola a Berlusconi». Mentre con la sortita di Pintor, Vattimo è seccato, gli sembra di leggere in controluce un vecchio vizio, il razionalismo dei marxisti duri e puri per cui «se uno vince, avrà pure ragione». Luciano Canfora, storico dell'antichità e marxista eterodosso, come ogni anima rarefatta cela l'amarezza con l'ironia: «Quello che dice Pintor è assodato, solo a D'Alema restano dei dubbi, e in questo il presidente del Consiglio è anche un po' patetico». In fondo, dice Canfora, una volta la sinistra si arrovellava sulla «soluzione 51 per cento» per arrivare alla stanza dei bottoni, mentre adesso «siamo al 41, che poi sarebbe 39 senza Buttiglione, e 37 senza Mastella e Cossiga...». E Foa: i Ds dovevano aiutare Fini nella lotta interna al Polo A sinistra Vittorio Foa Qui accanto Luigi Pintor

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