«No ai preti nella commissione aborto» di Emanuele Novazio
«No ai preti nella commissione aborto» «No ai preti nella commissione aborto» La decisione del Vaticano irrita i cattolici tedeschi Emanuele Novazio corrispondente da BONN Le comunità cattoliche di base annunciano battaglia, esponenti politici di ogni partito non nascondono le critiche e si appellano ai vescovi perchè difendano «gli interessi nazionali». Mentre la Conferenza episcopale tace - si riunirà soltanto lunedi - c'è chi prevede «conseguenze devastanti» per la Chiesa tedesca, dal «no» di Giovanni Paolo II alla partecipazione di rappresentanti cattolici alle «commissioni di consulenza sull'aborto». In una lettera alla Conferenza episcopale anticipata dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung di stamane e confermata ieri nella sostanza da fonti cattoliche, il Papa chiede formalmente alla Chiesa tedesca di abbandonare questi consultori, istituiti dallo Stato nel quadro di una legge di riforma che ha posto fine alla distinzione fra Est e Ovest a proposito di aborto (in precedenza lecito con pochissime eccezioni nelle regioni orientali, vietato con pochissime eccezioni in quelle occidentali), e che riconosce alla donna il diritto di scelta dopo avere ricevuto «un certificato» della commissione di consulenti. Dei circa 1700 centri in funzione, 270 sono gestiti direttamente dalla Chiesa e altri 126 da comunità cattoliche di assistenza. I fautori della partecipazione dei sacerdoti al consultorio - fra loro c'è anche il presidente della Conferenza episcopale, l'arcivescovo di Magonza Karl Lehmann - considerano «di estrema importanza» per il clero la possibilità di «essere in prima linea nelle dispute sulla vita e sulla morte», quando c'è da «combattere per la sopravvivenza di una vita non ancora sbocciata». Nessuna difesa d'ufficio dell'interruzione della maternità, si insiste, ma netta presa di posizione in favore di «madre e figlio»; la nuova legge del resto, sottolinea Lehmann, chiarisce che «l'aborto resta un errore», «così come la difesa della vita è anche per lo Stato un elementare riconoscimento costituzionale». I critici - guidati a Roma dal cardinale bavarese Joseph Ratzinger e in Germania dall'arcivescovo di Fulda Johannes Dyba - ribattono che è necessaria la totale dissociazione da una legge che, avverte Dyba, concede di fatto la «licenza di uccidere». Dopo le forti perplessità espresse nel recente passato dal Vaticano, Lehmann aveva istituito una commissione per trovare un compromesso con Roma: il «certificato», secondo la nuova formulazione, dovrebbe attestare «consulenza e aiuto», garantendo alle madri un sostegno concreto nell'allevamento e nell'educazione del bambino. Ma il certificato rilasciato dalla commisssione di consulenza, si sottolinea in ambienti cattolici tedeschi, ha un'altra importante funzione: garantisce l'impunità alla donna che abortisce nei termini di legge. Il ritiro dei sacerdoti, dunque, sarebbe da una parte un invito a disobbedire a una legge dello Stato; dall'altra, un modo per negare alla donna una garanzia prevista dalla legge. Quando era ancora Cancelliere lo stesso Helmut Kohl - cattolico praticante e contrario all'aborto aveva chiesto al Papa di rivedere la propria posizione sui consultori istituiti con la riforma varata dal Bundestag. Invano: dal 1995 il Vaticano ha sempre osteggiato la posizione tedesca, anche se la risposta definitiva non era ancora arrivata.
Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Helmut Kohl, Joseph Ratzinger, Karl Lehmann, Lehmann
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