Gli dice: «Sei grasso» e Iui gli spara in faccia di Fabio Albanese

Gli dice: «Sei grasso» e Iui gli spara in faccia Catania, muore a 13 anni in una rissa Gli dice: «Sei grasso» e Iui gli spara in faccia A ucciderlo è stato un diciassettenne La lite in strada tra le due famiglie Fabio Albanese CATANIA «Si ponchiu», sei grasso. Lui spara e uccide. E' finita così ieri, all'ora di pranzo, una lite tra ragazzi terribili di uno dei quartieri disagiati della periferia. Carmelo Zammataro aveva solo 13 anni, quattro in meno del suo assassino, arrestato pochi minuti dopo dalla polizia. Carmelo è morto per una parola di troppo, per un'esplosione di rabbia e di violenza, proprio nel giorno in cui a palazzo di giustizia si è aperto il processo ai cinque presunti mafiosi accusati di avere accecato, nell'aprile dello scorso anno durante l'agguato a due pregiudicati, il piccolo Nico Querulo. Scenario di questa ennesima, inutile tragedia, è il quartiere di San Giorgio, periferia Ovest di Catania, proprio il rione dove vive lo stesso Nico, è salito agli onori della cronaca lo scorso inverno per una clamorosa vincita al Superenalotto da oltre 60 miliardi. L'omicidio è avvenuto all'ora di pranzo, al culmine di una furiosa lite tra due nuclei familiari con i loro ragazzi, figli e protagonisti di un quartiere dai mille disagi e dall'opprimente peso della criminalità organizzata; ma la vicenda ha avuto un prologo la sera prima, quando la madre dell'omicida ha rimproverato aspramente Carmelo Zammataro, l'ucciso, intimandogli di smetterla di prendere in giro il suo bambino di 10 anni, fratello del diciassettenne omicida, con quell'insulto continuo: «Sei grasso, non ti vergogni?». Il rimprovero, però, non è stato gradito dalla madre di Carmelo che ieri mattina si è presentata nella salumeria gestita dai genitori del giovane omiciia, in stradale Cravone, la strada principale del quartiere, chiedendo conto e ragione di quel rimprovero. Ne è nata una furibonda lite cui, in pochi minuti, hanno preso parte diversi familiari dei due contendenti. I ragazzi, fino a quel momento, avevano soltanto assistito alla lite. Quando la rissa è degenerata, evmentre il padre dell'assassino veniva selvaggiamente picchiato dallo zio della vittima, nelle mani del diciassettenne è spuntato un revolver calibro 38 dal quale è partito un colpo che ha raggiunto in faccia Carmelo. Inutile la corsa all'ospedale Vittorio Emanuele, è morto sul colpo. Tutti i protagonisti della rissa, e il giovane omicida, sono stati portati in questura dove gli agenti hanno dovuto faticare per separare i due nuclei familiari, che hanno continuato reciprocamente ad accusarsi e a giurarsi vendetta. Nel pomeriggio, il diciassettenne assassino, in lacrime, ha confessato di avere sparato ma ha detto che non voleva uccidere nessuno: «Ho sparato in aria avrebbe raccontato al sostituto della Dda Francesco Puleio e a quello della procura per i minori, Grazia Mazzei - la pistola l'ho raccolta da terra, era di uno dei rivali». Gli investigatori sono invece convinti che il giovane, che è stato accusato di omicidio volontario, abbia voluto deliberatamente sparare contro Carmelo Zammataro, che da tempo provocava il fratellino di 10 anni, e quindi causa di tutto quel parapiglia. L'inchiesta deve ancora chiarire questi punti dubbi. I poliziotti della squadra mobile stanno anche cercando l'arma del delitto. Il padre e il nonno di Carmelo Zammataro sono stati uccisi negli anni scorsi, in agguati di mafia. Francesco Zammataro, il padre, precedenti per associazione mafiosa e tentato omicidio, fu assassinato all'età di 39 anni. Era il 27 novembre del '95; l'uomo fu sorpreso dai killer sotto casa. Un anno dopo, il 20 novembre del '96 toccò al nonno di Carmelo, Agatino Zammataro, 60 anni, incensurato, ucciso nella sua falegnameria.

Persone citate: Agatino Zammataro, Carmelo Zammataro, Francesco Puleio, Francesco Zammataro, Mazzei, Nico Querulo

Luoghi citati: Catania