Gore esordisce con un tradimento

Gore esordisce con un tradimento •ENTE IN Gore esordisce con un tradimento «Indifendibile il comportamento di Clinton nel Sexgate» inviatoaNEWYORK Il potere logora chi vice l'ha. Dopo sei anni al traino di Bill Clinton, Al Gore prova a correre sulle sue gambe per arrivare al traguardo della presidenza del Duemila. Per riuscirci si stacca dall'ombra del tutore e, nel sole di una Cartagine del Tennessee, cerca di ucciderlo con le armi del distacco e del disprezzo, invocando il suo nome una volta sola (a proposito del successo in Kosovo); definendo in una intervista televisiva "indifendibile" il suo comportamento; allineando sul palco la sua famiglia felice e unita (guarda e stupisci, Hillary), e, sotto, i veterani del Vietnam dove lui ha combattuto (a differenza di altri). Gli hanno detto che per vincere deve smettere di essere Al Gore: il legnoso, noioso, perbenino Al Gore. E lui ha smesso di essere. Al Gore: il leale, sincero, idealista Al Gore. Ha venduto l'anima al diavolo della propaganda. Ha assunto un responsabile della campagna elettorale chiamato Coelho, come l'autore del romanzo esoterico "L'Alchinista", che gli ha messo lo spirito giovanile in un vecchio alambicco fumoso. Ha contratto la "sindrome di Pippo Baudo" che gli fa dire, di qualunque cosa: "Questo l'ho creato io", da Internet al boom economico figlio della fiducia di un popolo, dell'accortezza di Greenspan e del disinteresse di Clinton. Ha imparato in fretta e furia quattro frasi in spagnolo, per contendere l'elettorato latino a Giorgio II Bush, e le ha dette come recitasse la poesia di Natale all'uditorio perplesso della sua città natale: abitanti 2500, ispanici 12, impegnati in quel momento con il rastrello nei giardini altrui. Ha coniato uno slogan "i nuovi orizzonti", che riecheggia "la nuova frontiera" di Jfk, ma potrebbe morire, anziché a Dallas, a Cartagi- ne. Dall'ultimo sondaggio Cnn: il 45% degli americani non lo voterebbero chiunque fosse il suo avversario (e nella lista è compreso l'imbarazzante Quayle). E' una piccola grande tragedia americana e veltroniana. Comincia dove era finita prematuramente già una volta: nella città natale di Al Gore, case colorate col porticato, calessi nelle strade, calore e polvere. Accadde nel 1987. L'allora 39enne Gore dichiarò la sua candidatura alla Casa Bianca. Il padre senatore quando lo seppe, raccontò, urlò come un "Indian Banshee", tradotto: siprito pellerossa che reca la morte. Non portava bene. Tuutavia,' la gente del posto si sentì Sono passati dodici anni e la storia si ripete. Al Gore chiama la sua patria a raccolta e lancia la sfida. Arriva con mezz'ora di ritardo, preceduto da un interminabile concerto country. Indossa l'abito blu da cerimonia, con camicia bianca é cravatta rossa. Clinton gli aveva suggerito di mostrarsi sportivo, ma due giorni fa, provando a esibirsi con la polo nel New Hampshire, si era sentito in dovere di chiedere: "Sono troppo informale?". Schiera sul palco la mamma vedova B7enne. Dovrebbe aprirgli la strada al microfono la moglie Tipper, ma non ce la fa: problemi alla voce per eccesso di oratoria elettorale e mancano diciassette mesi al voto. Il suo silenzio non gli dovrebbe nuocere: l'ultima volta che ha aperto bocca ha raccontato a un giornale di avere attraversato una lunga fase di depressione, proprio quello che il Paese si aspetta dalla convivenza con Al Gore. Al suo posto, la figlia Carina, che esibisce un pancione da cui, fra dieci giorni, uscirà il primo nipotino. A lei il compito di rendere evidente che quest'uomo alle sue spalle, nonostante le cattive compagnie frequentate, è un padre (e presto nonno) di famiglia affidabile, è sposate da 29 anni, ha 4 figli e tiene la cerniera chiusa quando sta al telefono. Poi tocca a lui. Gore prova a prendersi il buono dell'amministrazione di cui ha fatto parte d'economia), distaccandosi da quello che tutti condannano (l'immoralità). Buttando via l'acqua sporca, butta via anche il bambino Clinton, che gioca nel lontano cortile europeo e gli ha mandato un cortese telegramma di auguri, dopo averlo spronato a dare segni di vita per non farsi seppellire da Bush. Accusato dal suo rivale di rappresentare "lo status quo". Gore prova ad accreditarsi come l'uomo del futuro; ricostruisce una versione della storia, dalla Nonnandia in avanti, in cui, davanti all'alternativa fra tornare indietro o proseguire la scelta è sempre stala obbligata e si propone come alfiere di quell'avanzata verso "i nuovi orizzonti" dove le scuole pubbliche saranno accessibili a tutti e libere dalla droga e dalle anni, l'assistenza sociale un diritto, il salario minimo una somma che consente una vita decente, l'aborto una scelta delle donne e l'America un Paese che non lascia indietro nessuno. Se andrà dietro di lui, che da ieri non è più il vice dell'Innominato, ma il capo esploratore dei "nuovi orizzonti". La parola d'ordine è: dimenticare Clinton. Ma se Clinton avesse fatto un discorso della corona nella sua città natale, la gente sarebbe andata via con le lacrime agli occhi e il cuore in tumulto, repubblicani inclusi. I "cartaginesi" sono tornati a casa alla spicciolata, con la sensazione che il loro Annibale finirà stritolato sotto l'elefante repubblicano. Il discorso è stato concreto, nia l'hanno ascoltato in tremila, meno della metà di quando Al era un ragazzo, affidabile e rispettoso della figura paterna. Dopo, ò diventato, a detta dei sostenitori e della figlia "il più influente vicepresidente della storia degli Stati Uniti". Ce ne sono stati quarantacinque. Soltanto quattordici sono riusciti a raccogliere l'eredità del predecessore. L'ultimo fu George Bush. La storia sta per ripetersi. Anche questa volta un vice succederà al presidente, o, più probabilmente, gli succederà un George Bush. Per avere speranze deve cercare di spezzare l'immagine che lo vede come onesta controfigura del Presidente anche se per fare questo è costretto a abolire lealtà e idealismo A Cartagine nel Tennessee davanti a un pubblico modesto tenta di rovesciare i sondaggi che lo vedono nettamente sconfìtto dal rivale repubblicano Bush jr Il vicepresidente americano Al Gore mentre fa jogging nella casa di campagna nel Tennessee Il vicepresidente Al Gore con la moglie Tipper annuncia la sua candidatura ai la presidenza orgogliosa. La stampa accorse perplessa. Il ragazzo era così giovane che, scrissero "non si capisce se corra per la presidenza o per i trials di atletica leggera". Non ne azzeccò una. Sfidò la congrega democratica e il candidato repubblicano, George Bush, allora vicepresidente. Disse: "La sua storia è arrivata a un vicolo cieco". Proclamò: "In un'amministrazione Gore un pubblico ufficiale che menta al congresso sarà immediatamente licenziato". La storia non gli fu riconoscente. Inciampò ai primi ostacoli: Iowa, New Hampshire ed era a casa. Il discorso d'esordio fu confuso, ma lo seguirono ottomila persone entusiaste.

Luoghi citati: Iowa, Kosovo, New Hampshire, Stati Uniti, Tennessee, Vietnam