Clinton dichiara guerra ai «negrieri di bambini» di Andrea Di Robilant

Clinton dichiara guerra ai «negrieri di bambini» Il Presidente aU'Organizzazione del lavoro Clinton dichiara guerra ai «negrieri di bambini» «Diciamo basta a chi sfrutta i minori per farli lavorare, prostituire o combattere» Andrea di Robilant inviato a GINEVRA «Il mondo arcaico di Charles Dickens purtroppo è ancora tra noi», dice Bill Clinton. «Ma è arrivato il momento di proclamare tutti insieme che ci sono cose che non possiamo più tollerare». Alla vigilia del vertice G8 di Colonia che cercherà (Kosovo permettendo) di dare «un volto umano» alla globalizzazione, il presidente americano dichiara guerra alla sfruttamento del lavoro minorile nel mondo. E annuncia che anche gli Stati Uniti, dopo mesi di trattative, voteranno a favore della Convenzione per la protezione dei minori, che a questo punto sarà quasi certamente approvata oggi dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). «Non possiamo più accettare che bambini vengano sfruttati per la pornografia e la prostituzione - ha detto Clinton - Non possiamo accettare che vengano ridotti alla schiavitù o mandati a combattere in guerra. E non possiamo più accettare che mettano a rischio i loro corpi e la loro salute lavorando in condizioni pericolose e con orari troppo lunghi». L'ultimo rapporto dell'Ilo, che risale al 1996, rivela che almeno 250 milioni di bambini dall'età di 5 a 14 anni lavorano in condizioni di sfruttamento - 135 milioni in Asia e 80 milioni in Africa. «I problemi più seri sono in quei due continenti - dice Gene Sperling, consigliere economico del Presidente - Ma dobbiamo anche pensare a mettere in ordine il cortile di casa nostra». Dopo aver lungamente ignorato il problema, ora gli Stati Uniti sono diventati il maggior finanziatore (62,5 per cento) del Programma internazionale per l'eliminazione del lavoro minorile (Ipec), nato nel 1992. E la ratifica della Convenzione oggi a Ginevra dovrebbe dare ancora più mordente alla campagna internazionale contro lo sfruttamento dei bambini. Per la verità, proprio gli Stati Uniti avevano tirato in lungo quest'ultimo negoziato su pres¬ sione del Pentagono: gli americani, così come i britannici, possono arruolarsi nelle forze annate a diciassette anni. Ma negli ultimi anni sono stati i sindacati Usa a guidare la battaglia contro lo sfruttamento dei minori nel mondo. Così il discorso di Clinton è stato anche letto in chiave interna, come un gesto importante verso la sinistra democratica nel giorno in cui Al Gore ha annunciato la sua candidatura (da Ginevra Clinton gli ha telefonato per fargli gli auguri, nonostante il vicepresidente stia facendo il possibile per distanziarsi dal Presidente). Ma la guerra di Clinton al lavoro minorile rientra anche nella sua più ampia campagna internazionale per mitigare le conseguenze più aspre del tumultuoso processo di globalizzazione. Garantire i diritti dei lavoratori, proteggere l'ambiente, attutire la violenza dei cicli economici, sono altri aspetti sottolineati nei suoi più recenti viaggi all'estero. «La globalizzazione non è una proposta, è un fatto - ha ricordato ieri Clinton - Ma non possiamo abbandonare la gente al suo destino. Dobbiamo trovare un terza via, una via nuova e democratica, per massimizzare il potenziale del mercato ma anche la giustizia sociale». Può sembrare paradossale che questa ennesima invocazione della Terza Via da parte di Clinton venga pochi giorni dopo la pesante disfatta elettorale dei principali alfieri europei di quel nuovo movimento: Blair, Schroeder, D'Alema. Ma in realtà Clinton accusa la sinistra - quella americana così come quella europea di non aver ancora accettato fino in fondo la premessa che un libero mercato richiede una liberalizzazione del mercato del lavoro. «Il mondo ha bisogno di più commercio, non meno. Ma purtroppo ci sono lavoratori in tutto il mondo che ancora non ci credono. Perfino negli Stati Uniti, dove il tasso di disoccupazione è molto basso, i lavoratori continuano a bloccare la liberalizzazione dei mercati».

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