La scia di orrori dietro le milizie serbe

La scia di orrori dietro le milizie serbe La scia di orrori dietro le milizie serbe Gli italiani hanno già trovato cinque fosse comuni K0RENICA Dite a Engjell Borìsha, scrittore affermato, fuggito in Germania da diversi mesi, che la sua famiglia è stata sterminata. E ditelo anche ad Anton Beran, suo cugino, vice presidente del Parlamento kosovaro in esilio. La rabbia dei paramilitari serbi si è scagliata contro le loro famiglie rimaste ([iti. Ma non ditegli come è successo. L'orrore è troppo forte. L'ultimo libro di Engjell Berisha si intitolava: «Diaspora albanese '90». Se andate nella villetta bif arniliare alle porte di Korenica dove i Berisha-Bedaj abitavano, nelverde di una stupenda valle a 15 km dal confine con l'Albania, trovate le dieci copie che l'autore aveva tenuto per se. Qualcuno le ha prese e le ha calpestate per sfregio. Ma i libri sono l'unica cosa che si è salvata da un rogo che è andato avanti per due giorni. Raccoglie i racconti i kosovarì dispersi per il mondo, cacciati dalla loro terra o emigrati per disperazione. L'ultimo capitolo del libro, «Mille giornalisti in Europa», dedica qualche riga anche all'Italia. «Sono andato a Milano è ho incontrato Palushin. Fratello, qui arrivano i giornali albanesi? SI. E se ne vendono molti? Ho visto che se ne vendono. Ma non si trovano facilmente. Qualche volta ci sono, qualche volta no...». La villetta della famiglia Berisha adesso è interamente distrutta. E ranicchiati in una stanza all'ultimo piano, ci sono i corpi carbonizzati delle cinque persone che vi abitavano. Si chiamavano Mus, Mark, Georgi, Kol, Nikola. il più giovane aveva 18 anni. Suo fratello Daniel, che era riuscito a scappare, lo hanno inseguito, raggiunto e ucciso a bastonate. Il corpo l'hanno trovato sotto un albero ai piedi della montagna. «I paramilitari sono arrivati una notte, pochi giorni fa. Hanno sfondato il cancello. Si sentiva gridare. Ecco poi cosa abbiamo trovato», racconta un vicinoi che quella notte fuggì in montagna e lì ha aspettato l'arrivo delle truppe occidentali. L'uomo, con le lacrime agli occhi, ha portato ieri i Bersaglieri per mano oltre il cancello. E' lo spettacolo della morte. 5 cavalli fuori della stalla che vagano agitati. Una macchina Bmw incendiata. Due valigie (forse i poveretti cercavano di scappare?) squadernate nel prato e i vestiti tutt attorno. I libri buttati in aria. E poi calcinacci, pezzi di legno bruciacchiato, vetri in frantumi, un lampadario di ferro in terra, le ceramiche blu del bagno esplose per il calore. Sono al loro posto solo ì termosifoni e un paio di ciabatte su un terrazzino. Il resto non c'è più. Il tetto è venuto giù quando le fiamme raggiunsero le travi. E si capisce che la villetta era carina, su tre piani, con garage, parquet, saloncino all'ingresso, camere da letto al primo piano, mansarda. Proprio qui, nella mansarda, i cinque disgraziati quella notte cercarono rifugio. Adesso ci sono le molle di un materasso matrimoniale e i corpi. Uno accanto all'altro. Hanno un foro nel cranio: li hanno giustiziati, poi hanno dato fuoco alla casa con bombe incendiarie. A guardare quei poveri resti bruciati ieri era una processione. Albanesi che rientrano dai monti. Giornalisti. Militari. Osservatori dell'Osco. Tutti con un'aria tra lo sconvolto e l'incuriosito. Seduti sulle scale, gli amici li descrivono con parole semplici. «Erano brave persone. Tranquilli. Grandi lavoratori», dice l'ingegner Lushi Duzhmani, 40 anni, appena tornato per vedere la sua casa - distrutta ovviamente - ma che adesso sente più necessario raccontare quello che è accaduto da queste parti. Non c'è stato solo Veccidio dei Berisha-Bedaj infatti. Anzi. In questo angolo sperduto di Kosovo, dove i guerriglieri dell'Uck hanno combattuto sul serio, e dove hanno imperversato le peggiori bande serbe, ogni casa incendiata può nascondere un morto. Si va a naso. Nel senso che troppo spesso, avvicinandosi a una fattoria o villetta incendiata, c'è una terribile puzza di cadavere. A cinquecento metri dal rogo della villetta dello scrittore,' c'è il cimitero di Korenica. Nell'intero paese c'erano 670 albanesi, nei cimitero c'e una nuova fossa che contiene i corpi di decine di kosovarì. Stando ai racconti del luogo, potrebbero essere seppellite 120 persone. Racconta sempre l'ingegner Lushi che un centinaio erano albanesi di qui. C'erano poi alcune ragazze rapite dai paramilitari serbi. E bambini. Per il momento c'è poco da fare. Si può solo guardare. Il comando della Brigata Garibaldi ha mandato una pattuglia che vigila sul luogo e ha fatto rapporto al Tribunale Internazione per i crimini di guerra. Qualche corpo è stato disseppellito per un controllo. Quando è uscito il primo piede, qualcuno si è sentito male. Finora, nel settore italiano, ne hanno trovate cinque di queste fosse. Ciascuna, si stima, nasconde una cinquantina di corpi. [fragri]

Persone citate: Anton Beran, Berisha, Brigata Garibaldi, Fratello

Luoghi citati: Albania, Europa, Germania, Italia, Kosovo, Milano