«Una federazione per il centrosinistra»

«Una federazione per il centrosinistra» «Una federazione per il centrosinistra» D'Alema: governerò fino al2001, poi le primarie ROMA ROMA D! MISSIONI, recriminazioni, autocritiche e assclurioni: nslle sedi dei partiti sconfitti dal votò del 13 giugno, a poche centinaia di metri da Palazzo Chigi, la resa dei conti va avanti. Ma nello studio del presidente del Consiglio, l'aria è un'altra: una tranquillità che D'Alema ostenta, quasi, con un largo sorrìso. Eppure, presidente, il sue governo si regge sull'appoggio di buona parte dèi partili che hanno penso Io elezioni, a corniciare dal suo. Lai non è affatto preoccupato? «No. Osservo l'anomalia italiana per cui una maggioranza può crescere in voti e insieme aumentare la sua frammentazione e subire il ridimensionamento di alcune sue componenti, e mi pongo il problema di come affrontarla. Poi, naturalmente mi dispiace che il mio partito abbia perso voti, anche sé non tanti, e molti recuperati nelle amministrative. Ma se devo essere sincero, mi preoccupa molto di più che Berlusconi, il giorno dopo le elezioni, si alzi a dire che il Parlamento italiano è delegittimato». Perché, non può? «E' un'affermazione sconcertante. Ma in quale Paese europeo un leader politico sosterrebbe che, per effetto dei risultati europei, il Parlamento nazionale va sciolto? Con questa logica, immagina cosa dovrebbe accadere in Gran Bretagna? Credo che andrebbero sciolti perfino i consigli comunali!». Blair e Schroeder, però, hanno ammesso subito la sconfitta. «Blair e Schroeder hanno perso, lo hanno detto subito, a chiare lettere, ai loro elettori, e questo gli fa onore. Dopo di che hanno ripreso a governare, cercando di capire cosa possono fare per adeguare le loro politiche ai problemi dei loro Paesi, in attesa delle normali scadenze-elettorali interno». Ed è quel che, senza dirlo, pensa di fare anche lei? «Chiariamo: né io, né il governo, né la maggioranza abbiamo perso. Anzi, siamo andati avanti. Il centrosinistra senza Rifondazione ha eletto 37 deputati europei, e per la prima volta è più forte del Polo, che ne ha eletti 33. Nelle amministrative è andata anche meglio: il 47 per cento dei voti contro il 38 del centrodestra; trenta province alla maggioranza contro le quattro dell'opposizione. Per non dire dei comuni. Il che non significa che il risultato non aia per certi aspetti preoccupante, ma richiede una risposta sul piano dell'azione di governo e dell'iniziativa politica. Ci siamo impegnati a costruirla. Quel che non riesco a capire, a tre giorni da un risultato chiarissimo, è come si faccia a continuare a dire che ha vinto Berlusconi». Ma secondo lei Berlusconi ha perso? «Il suo partito ha avuto un buon risultato, a scapito del suo maggiore alleato; il Polo, come alternativa di governo, ha perso punti. Se l'unità di misura del risultato è il voto proporzionale, Berlusconi ha avuto indubbiamente un'affermazione che va in direzione neo-centrista. Ma siccome in Italia le elezioni politiche si fanno col maggioritario, Berlusconi e il Polo sul piano del confronto bipolare hanno perso». Insomma, lei non crede che il risultato elettorale di Forza Italia e il successo personale del suo leader dovrebbero suonare d'allarma per il centrosinistra? Berlusconi fino a qualche mese fa era un aspirante premier sconfitto di cui si diceva che stava per metterai da parte. «Non ho mai sottovalutato la forza di Berlusconi. Ho sempre pensato di dover fare i conti con lui perché rappresenta una parte importante della società italiana. Tuttavia, ero molto più preoccupato quando Berlusconi e il Polo, come accadde nel '94, vinsero le elezioni. Anche nel '98 la sconfitta del centrodestra avvenne per la rottura con la Lega, e non per un indebolimento elettorale, perché - al contrario - sa ai sommavano i voti di Bossi il centrodestra raccoglieva la maggioranza dei voti degli italiani. Bicordo di averlo detto a Gargonza, alla prima convention dell'Ulivo dopo la vittoria del 21 aprile: ne nacque una polemica. Òggi d centrodestra, anche sommando i voti della Lega, è ben lontano dall'avere la maggioranza: la situazione è ben diversa». Ma lei può escludere, in futuro, un'alleanza tra Bonino e il Polo? «Non credo che il voto alla Lista Bonino sia un voto di destra. E non credo che sia ragionevole pensare che possa incorporarsi noi Polo. Conosco la Bonino, le ho parlato a lungo ai tempi della formazione del mio governo, quando le proposi di fame parte, e mi è sembrata una persona che tiene molto alla sua indipendenza. Si esprime, da quella parte, una domanda di innovazione con la quale dovremo tutti fare i conti». Presidente D'Alema, parliamo del centrosinistra. Globalmente è cresciuto, ma, lo ammette anche lei, al suo interno c'è fibrillazione. «Noi del centrosinistra in queste elezioni avevamo un problema grande come una casa: al nostro intemo era sorto il partito di Prodi, Di Pietro, dei sindaci. Un partito nato all'improvviso, fortemente concorrenziale con ds, verdi e popolari, tre importanti componenti dèlia coalizione. E che in alcuni casi, nei nostri confronti, com'è accaduto a Bologna con l'uscita di La Forgia, si caratterizzava con aspetti da scissione. Cosi, è accaduta una cosa semplice, ancorché difficile da •accettare: dove c'era lo spazio di tre partiti, s'è dovuto trovare anche quello del quarto, l'Asinelio. Se si guardano i flussi elettorali, questo è chiarissimo: certamente i democratici hanno dato un apporto in più alla coalizione, ma la maggior parte dei loro voti proviene dagli altri partiti del centrosinistra». Non ha nulla da rimproverarsi, nel rapporto tra lei e Prodi? «Non mi pare. L'ho proposto come presidente della Commissione europea, ho contribuito alla sua elezione, adesso mi sto battendo per far sì che i suoi poteri di presidente siano rafforzati. Ritengo naturale che, man mano che l'impegno europeo si farà più pressante, Prodi, pur senza rinunciare alle sue convinzioni politiche, non possa esercitare un suo ruolo di capopartito in Italia». E sciolga i Democratici, come ha proposto Veltroni in un'intervista a «Repubblica»? «Quel che faranno i Democratici lo decideranno loro. L'affermazione di Veltroni non ha alcun contenuto polemico perché erano stati loro ad annunciare che si sarebbero sciolti, subito dopo le elezioni europee. Dicevano che si sarebbero dedicati alla costruzione dell' "Ulivo 2". Né LA MAG«La frandi indeannetteLoro d voglio fare polemiche io. Dico pacatamente che quel che serve al centrosinistra non è fondare nuovi partiti; occorre costruire una coalizione che possa risultare competitiva nel sistema maggioritario». Riconosce che dodici partiti per fare una coalizione del quaranta per cento sono troppi? «E evidente». Ma non trova che chiedere di schia iamo atici? ciolti» sciogliersi a un alleato, anche se scomodo fi come l'Asinelio, è sbagliato e rischia di danneggiare i rapporti interni alla coalizione? In Francia Jospin ha dovuto fare i conti con un partner innovativo e difficile come Cohn-Bendit, ma non ha mai cercato di annetterselo. «Neanche noi voghamo annetterci nessuno. Il problema è che la frantumazione elettorale e politica rischia di indebolire il centrosinistra a partire dal fatto che diversi partiti della coalizione non raggiungono il quattro per cento, cioè la soglia di' sbarramento prevista dall'attuale legge elettorale. E' dunque necessario che vada avanti un processo di aggregazione e di federazione delle forze garantendo la ricchezza del pluralismo del centrosinistra». E se invece di federarsi con voi, vanno dall'altra parte? «Il maggioritario costringe tutti a schierarsi, e francamente non vedo una folla di dirigenti politici che corra a schierarsi con il Polo». Lei crede che per rafforzare la maggioranza basterà riproporre .'«Ulivo 2»? «Si tratta di trovare, un modo per far sFche alla coalizione che attualmente sorregge il governo corrisponda domani, al momento delle elezioni, un solo soggetto politico. Ma bisogna cominciare subito. L'importante, al momento, è trovare un accordo sul percorso». Ma appunto, qua! è questo percorso? «Per prima cosa dobbiamo continuare a governare bene, assumerci le responsabilità che ci competono in un quadro di accresciuta considerazione internazionale del nostro ruolo, e favorire la ripresa economica, di cui già si cominciano ad avvertire i primi segni, e la crescita dell'occupazione». E poi? «Subito si può avviare un processo di riorganizzazione, anche in forma federativa, per grandi aree. L'area moderata, ad esempio, si presentava a queste elezioni con tre o quattro liste: al suo intemo mi sembra che si sia già avviata una riflessione. Poi c'è il problema della coalizione: a me non dispiace l'espressione adoperata dal sindaco di Catania Enzo Bianco, il "partito dei partiti"». Un altro partito? «No, come dicevo prima, un insieme che possa mantenere al suo intemo le identità delle varie componenti, e che però nomini un gruppo dirigente della coalizione e le consenta di funzionare come un soggetto politico. Non possiamo presentarci alle prossime elezioni con accordi di desistenza, come quello di Rifondazio- ne, che non reggono alla prova del governo». Lei si assegna un ruolo, da Pa-1 lazzo Chigi in questo processo? «Il mio compito principale è favorire un rapporto positivo tra le varie componenti della coalizione; lavorare bene, naturalmente, e nel 2001, quando questo governo dovrà sottoporsi al giudizio degli elettori, aver raggiunto risultati che consentano al centrosinistni di candidarsi a governare ancora». Intendevo chiederle se per il 2001 si assegna anche il ruolo di candidato premier? «Potrei risponderle che lo prendo, .come un augurio. Io ritengo che questo governo debba durare per tutta la legislatura: quanto al premier,. Veltroni ha proposto che sia designato con le primarie rivolte agli elettori del centrosinistra. E io sono d'accordo». Onorevole D'Alema, da quanto ha detto prima sul Polo, mi pare difficile una ripresa seria del confronto sulla Grande Riforma. «Si sbaglia. Per un confronto serio, ci sono tutte le opportunità. Bisogna vedere se a Berlusconi interessa ancora il bipolarismo, o se si illude di poter rifare la De. Potrebbe interpretale il voto di domenica in chiave neocentrista. Ma credo che sarebbe un errore, perché il Paese vuolo il bipolarismo». Prima di concludere, vorrai ancora chiederle della guerra. In Europa, i nuovi governi di sinistra hanno investito molto su questa scelta, ne hanno avuto anche riconoscimenti dall'opinione pubblica, ma non dall'elettorato il 13 giugno. Che in Italia tuttavia, a ben vedére, non ha neppure premiato i partiti pacifisti. «E' vero. L'elettorato di sinistra ha vissuto la guerra come una sconfitta, come qualcosa di estraneo alla sua cultura. La guerra, per i governi di sinistra, è stata una scelta difficile, un dovere doloroso che non mi pento di aver assolto. L'Italia è uscita da questa vicenda in modo dignitoso, ma non mi illudevo - sarebbe stato sbagliato illudersi - che potessero derivarne vantaggi elettorali». E' possibile che il risultato elettorale abbia conseguenze nella fase di applicazione della risoluzione Onu? «In che senso? Noi cominciamo a discuterne in questi giorni, al G8». Per esempio, in caso di strappi agli accordi. Non crede che l'ingresso non concordato dei russi in Kosovo necessiti di un chiarimento? «Non enfatizzerei la portata dell'incidente dell'altro giorno. Bisogna stare attenti a compiere gesti che potrebbero essere vissuti dai russi come umiliazioni subite dalla Nato. Occorre tener conto che i russi hanno preso una decisione importante, accettando la linea dell'Onu. La Russia va aiutata: e la trattativa dev'essere tra Nato e russi, non tra singoli Paesi». Resta solo da chiederle un giudizio sulla presa di posizione della Chiesa ortodossa contro Milosevic: fino a che punto ò possibile contribuire alla ricostruzione senza serie garanzie sul rispetto dei diritti? «Non possiamo discriminare il popolo serbo e i profughi serbi che ora fuggono dal Kosovo rispetto all'esigenza di provvedere a un forte aiuto umanitario. Per il resto, e soprattutto per ciò che riguarda l'eventualità di una cooperazione economica, è chiaro che esiste un problema politico. Un problema che nasce, non dalla nostra volontà di imporre un governo al popolo serbo, ma dal fatto che l'attuale leader della federazione jugoslava è sotto accusa per crimini contro l'umanità davanti a un tribunale dell'Onu. Quando la Chiesa ortodossa chiede a Milosevic di farsi da parte, lo fa nell'interesse del suo popolo». LA MAGGIORANZA «La frantumazione elettorale rischia di indebolirci, ma noi non vogliamo annetterci nessuno. I Democratici? Loro dissero che si sarebbero sciolti» «Ma come fa a dire ancora che ha vinto le elezioni? Il suo partito ha avuto un buon risultato, certo, ma il Polo ha perso pùnti E mi preoccupa molto che dica che il Parlamento è delegittimato» «fl voto a quella lista non è di destra L'eurocommissario è una persona che tiene molto alla sua indipendenza Non rniirà incorporata al Pòlo» «Man mano che l'impegno all'Ile crescerà rinuncerà al ruolo di capopartito nel nostro Paese» «Chiaro che con Belgrado c'è un problema politicò Se la Chiesa serba chiede a Milosevic di farsi da parte lo fa nell'interesse del suo popolo...» . 'VI! Qui accanto ii premier Massimo D'Aroma AiSa sua destra dall'arto SUvto 8«rtuse«ij; H presidente della Commissione Uè Prodi * M presidènte serbo Milosevic 'Som « titolo Walter Veltroni