Anche vernici siliconiche contro le incrostazioni

Anche vernici siliconiche contro le incrostazioni PER NATANTI, BOE, MOLI Anche vernici siliconiche contro le incrostazioni ARRIVA l'estate: è ora di varare le barche, che durante la stagione invernale erano state tirate in secco, per essere ripulite dalle incrostazioni cresciute durante la permanenza in acqua. Esse, note con il termine inglese fouling, creano parecchi guai non solo a imbarcazioni e navi, ma anche ad altre strutture sommerse: appesantiscono boe, ostruiscono prese e scarichi d'acqua, fanno perdere sensibilità ai sonar. Inoltre, provocando lo scrostamento delle vernici, accelerano la corrosione degli scafi metallici. Sono formate da organismi animali e vegetali; all'inizio, su una superficie pulita da poco messa in acqua, s'insediano organismi microscopici come batteri, funghi e alghe. Essi hanno un effetto 'pioniere', cioè formano una pellicola, conosciuta come film primario o slime (fanghiglia in inglese), su cui si attaccano altre specie che vi trovano nutrimento: poriferi, celenterati, briozoi, crostacei e molluschi. Riuscendo talvolta persino a dimezzare la velocità di un'imbarcazione e ad aumentare anche del quaranta per cento il consumo di carburante, il fenomeno fouling preoccupa la nautica, non ultimo il settore militare: in guerra ima flotta deve essere veloce e non è pensabile trarla in secco ogni tre o quattro mesi per ripulire le chiglie. Anche la protezione di strutture fisse (boe, cavi, moli, condotte) chiede all'industria prodotti efficaci nella lotta agli organismi incrostanti. Si ricorre così a vernici antivegetative, che agiscono producendo intorno alla struttura sommersa una concentrazione di veleni relativamente bassa, ma sufficiente a scacciare o uccidere gli ospiti indesiderati. Queste sostan¬ ze non potranno mai essere perfettamente innocue per l'ambiente, ma neanche un aumentato consumo di carburante lo è. Negli anni Settanta si crearono pitture a base di composti organostannici (in cui esistono legami chimici stagno-carbonio), ma, dopo che erano state usate per qualche anno, nelle zone con notevole traffico marittimo si notarono malformazioni negli allevamenti di molluschi. Tollerate ora solo per scafi superiori ai venticinque metri, il veto totale alla loro applicazione è stato anticipato dal gennaio 2008 a quello del 2003. Questa decisione destò scalpore quando l'anno scorso fu presa dall'Organizzazione Internazionale Marittima, ma venne giustificata col fatto che già ora sono disponibli alternative chimiche. Per esempio la statunitense Rohm and Haas ha messo a punto il biocida Sea-Nine 211. A base di isotiazolone, attivo su una gran quantità di incrostanti, esso si degrada rapidamente nell'acqua di mare trasformandosi in prodotti centomila volte meno tossici di quelli provenienti dagli organostannici. In un recente convegno, Vittorio Romairone dell'Istituto per la Corrosione Marina dei Metalli del CNR di Genova ha elencato altre soluzioni. Tra queste, le pitture autoleviganti all'acrilato di rame sono frutto di ricerca giapponese, inglese, ma anche italiana (facoltà d'ingegneria dell'Università de L'Aquila). Composti di rame che fungono da biocidi sono contenuti in una matrice polimerica, che evita il loro contatto con la carena (se questa è d'acciaio o d'alluminio, il rame la corroderebbe per effetto elettrochimico), mentre li rilascia lentamente nell'acqua di mare, perché questa disgrega la matrice stessa. Nello stesso tempo, la E" Bifide esterna si rinnova 6 continuo, impedendo la formazione d'incrostazioni (donde il termine autolevigante). Le vernici a matrice insolubile con ossido rameoso rilasciano invece il biocida attraverso i loro pori, per cui in mare viene immesso solo il veleno e non residui di pittura. Inoltre sono vantaggiose perché al carenaggio lo strato vecchio può essere utilizzato come base per il nuovo, risolvendo così il problema dello smaltimento delle scorie da parte dei cantieri. Forse però le protezioni del futuro saranno quelle siliconiche. Esse creano una superficie liscia, sdrucciolevole, che non permette l'attacco del fouling. Ottime sotto il profilo ambientale, perché non rilasciano sostanze in mare, per ora sono poco competitive perché troppo costose. Sono allo studio anche sostanze naturali che inibiscono l'attacco degli incrostanti. Tra gli altri, Sebastiano Geraci e Marco Faimali, anch'essi del CNR di Genova, hanno saggiato il comportamento di estratti di spugne ed alghe sulle larve dei balani, crostacei cirripedi altamente incrostanti noti anche come denti di cane, ricavando risultati molto promettenti. Anna Buoncristiani

Persone citate: Anna Buoncristiani, Haas, Marco Faimali, Nine, Rohm, Sebastiano Geraci, Vittorio Romairone

Luoghi citati: Genova, L'aquila