Le gallinelle del Signore

Le gallinelle del Signore COCCINELLE: CENTO SPECIE IN ITALIA Le gallinelle del Signore Utilissime per la lotta biologica in agricoltura L# ASSOCIAZIONE di idee tra la coccinella e il prato viene immediata! il prato naturale con i ranuncoli, le margherite, le erbe profumate e la coccinella che si arrampica decisa sugli steli dell'erba nuova, e si prende in mano perché piace a tutti, cosa rara per un insetto. Grandi e piccini amano guardarla mentre cammina fino in cima a un dito, e godere di quell'istante di stupore quando si ferma per un attimo come interdetta, prima di aprire la corazza colorata, distendere le ali trasparenti e partire. Le ali appena distese e ben stirate sembrano sgualcirsi mentre si richiudono sul dorso sotto le elitre, e invece si ripiegano, secondo linee prestabilite e precise. In Italia le specie di coccinellidi sono più di cento, per lo più belle, colorate di rosso o di giallo, con gli inconfondibili pallini neri che servono a volte per distinguerle tra loro e a volte per nominarle (Coccinella septempunctata. Subcoccinella vigintiquatuorpunctata, Adalia bipunctata). I colori non sono un vezzo gratuito: hanno una funzione apósematica, cioè servono per mettere in guardia i nemici, per avvertirli del gusto cattivo se azzardano un assaggino. Quando sono molestate possono produrre dalle giunture delle zampe gocce di emolinfa: così se al predatore non è bastata la tanatosi (cioè il fingersi morte, prima difesa per distogliere l'attenzione altrui), e se ha il coraggio di mangiare lo stesso l'animaletto troppo colorato che emette un liquido interno giallastro e con un odore sgradevole, pagherà la sua ingordigia con nausea e vomito, perché l'emolinfa delle coccinelle ha proprietà emetiche. E la prossima volta se ne ricorderà, assocerà il mal di stomaco ai colori vivaci tappezzati di puntini neri e starà alla larga. Nell'Ottocento lo zoologo Figuier scriveva così: {(L'ultima tnbù dei Coleotteri si compone delle Coccinelle. Questi insettini. globulosi, lisci, rossi e gialli con puntini neri, sono per noi utilissimi perché liberano gli alberi dai gorgoliom». Infatti moltissimi tra i coccinellidi si nutrono sia sotto forma di larve che da adulti di insetti, soprattutto afidi e cocciniglie, o di altri antropodi come acari e isopodi. Le coccinelle nemiche dei «gorgolioni» allora possono essere utili all'agricoltura nella lotta contro gli insetti nocivi, perché depongono uova isolate o in piccoli gruppi vicino a una fonte di cibo, per esempio una colonia di afidi. E così assicurano la sopravvivenza delle larve. Da adulte, rotonde e apparentemente goffe, sono invece mobili e rapide, ottime cacciatrici, oltre che molto prolifiche. Le femmine di certe specie possono deporre oltre mille uova per volta più volte nell'anno. Oltre agli afidifagi si conoscono anche coccinellidi litofagi (mangiatori di vegetali), micetofagi (di funghi), poflinofagi (pollini), carpofagi (frutta) glicifagi (zuccherile addirittura coprofagi (sterco). In questo scioglilingua di preferenze alimentari ci sono anche gli adelfofagi (mangiano i propri fratelli, sono cannibali). Ma i più stuzzicanti rimangono i predatori di afidi e di cocciniglie, che permettono di sognare l'intervento della natura per combattere quello che oggi ò sconfitto quasi sempre dall'artifi¬ cio della chimica. Le coccinelle in un prato brulicante di fiori, pollini, profumi, o in un campo di grano non trattato, pieno di papaveri e fiordalisi, sono l'immagine dell'ecosistema naturale, rustico, resistente. All'opposto c'è il campo coltivato, monotono e instabile, dove la diversità delle specie animali e vegetali è molto ridotta e dove gli organismi dannosi sono adattati a sopravvivere in condizioni di povertà ecologica. I pesticidi sono usati per mantenere un equilibrio artificiale e producono un momentaneo rimedio, seguito dal peggiorare della situazione per il vortice senza fine di interventi necessari. La guerra chimica inizia contro un solo nemico e lo stermina: ima specie scompare ma un'altra è in agguato, pronta a riempire lo spazio rimasto libero. E allora bisogna usare altri insetticidi per questa e poi altri per un'altra ancora che ne prende il posto e così via, in un crescendo di veleni. Chi grida «dalli all'untore» contro gli agricoltori soggiogati dalla chimica rifletta e sia comprensivo: è tut- t'altro che facile scegliere la lotta biologica. Il successo non è mai scontato, perché qualunque metodo usato deve tenere conto della mutevolezza delle stagioni, della pioggia o della siccità, del caldo, del vento, e di tutti quei capricci della natura che, con le sue bizze affascinanti per chi non ne è coinvolto, può mandare all'aria con un soffio il paziente lavoro di molti mesi. L'uso possibile delle coccinelle contro gli afidi per avere ima natura pulita le rende attuali, modernamente amabili, già predilette tra tanti insetti dei prati fin dal Medioevo, quando nessuno pensava all'ecologia. Saranno i colori, l'aspetto gradevole, o la confidenza innocua verso l'uomo, certo è che vederle sopportare, indifferenti agli ostacoli, il dispetto del monello che le prende in mano, e continuare impassibili per la loro strada, ha ispirato filastrocche e ritornelli in quantità, sempre brevi, giusto il tempo di sosta in punta al dito. Da Ancona uno de: più simpatici: vMariòla, Mariòlo !chi tlia fatto la camigiòla?/Me l'ha fatta la mamma mia/Pia el volo e fugge via!». Per non parlare dei soprannomi, diversi da una zona all'altra della stessa regione: Galìnna de Nussggnùr a Torino, Galìnna d'ia Madona ad Asti, Galìnna dal Paradìs a Vercelli. E altrove: 'Allinèll de ssant Pètre a Campobasso, Galinùte dal Ssignòr a Udine, Gaddinèddu di lu Ssignùri a Palermo... mille nomi come preghiere per le coccinelle, riferiti ai Santi e al Paradiso, e alla religiosità semplice che gode le meraviglie della Creazione anche in uno scampolo di prato. Caterina Groinis di Trana I colori vivaci (giallo o rosso) della corazza servono per difesa «apósematica» dai predatori Si nutrono di larve e insetti adulti come afidi e acari, ma anche di frutta, pollini, funghi e perfino sterco *L ■X44P' I*

Persone citate: Caterina Groinis