E il sipario si alzò sulla pila di Volta

E il sipario si alzò sulla pila di Volta TECNOLOGIA & DANZA E il sipario si alzò sulla pila di Volta Sabato a Roma in scena una nuova versione del Ballo Excelsior SI incomincia con l'Inquisizione spagnola, si prosegue con un battello a vapore. Seguono, nell'ordine, una locomotiva che corre su un ponte di New York, un piroscafo che solca i mari, Alessandro Volta nel suo laboratorio e l'invenzione della pila, la piazza del telegrafo a Washington, il canale di Suez, il traforo del Cenisio. Non è però un manuale storico sulle scoperte e le invenzioni, ma un balletto: «Il Gran Ballo Excelsior». Cioè, in assoluto, il più grande successo della danza italiana di fine 800, replicato senza interruzione sino al 1916, e ripreso, a cavallo dei due secoli, sulle scene di tutto il mondo: da New York, a Parigi a Pietroburgo. Se ne torna a parlare, ora, perché in occasione dei cento anni della propria attività in Italia la Siemens ha commissionato al Teatro della Tosse una nuova versione, non danzata, ma recitata e mimata, che andrà in scena a Roma il 18 giugno: scene di Lele Luzzati; regia di Tonino Conto; partecipazione del soprano Luciana Serra. Per celebrare il terzo millennio, anche la Scala metterà in scena il balletto a dicembre, mentre la versione per bambini delle milanesi Marionette Colla, infittirà le repliche, Proprio alla Scala 1' 11 gennaio del 1881 «Il Gran Ballo Excelsior» vide la luce: tutto è costruito sul contrasto fra le forze dell'Oscurantismo, la Luce e la Civiltà. In quegli anni il governo Depretis, il primo di sinistra dell'Italia unita, ampliava con una legge la base elettorale, introduceva l'istruzione elementare obbligatoria, aboliva, per poco, la tassa sul macinato. In quel 1881, l'anno in cui Verga con i «Malavoglia» e Collodi con «Pinocchio» raccontarono storie di povertà e fame, Luigi Manzotti, coreografo milanese, già garzone al Verziere, mercato di frutta e verdura, e Romualdo Marenco, nato suddito dei Savoia nel 1841 a Novi Ligure, danno vita a una «ditta» di spettacoli ballettistici, «Excelsior», «Amor» (1886) e «Sport» (1897), in cui l'Italia umbertina potesse rispecchiare la propria euforica fiducia nel progresso, Fu un successo clamoroso. Il pubblico si stupiva a vedere in scena Papin o Alessandro Volta. Si entusiasmava alla danza delle ballerino vestite da postine e da abat-jour che inondavano il palcoscenico nel «quadro» della piazza del telegrafo di Washington. Si commuoveva all'abbraccio fra minatori italiani e francesi quando a colpi di piccone cadeva l'ultima barriera del traforo. Si scatenava in applausi nell'apoteosi finale, il gran ballo delle nazioni, quando, in uno sventolare di bandiere tricolori, irrompevano le ballerine bersagliere. Furono 103 le repliche nel solo 1881, e il balletto furoreggiò per mezzo mondo, con riprese sino al 1916. Le sorti dell'Excelsior si risollevano nel 1967, quando, dopo l'inondazione di Firenze, il Maggio Musicale lo ripresentò per dare un segnale di fianca nella ripresa della città. Da allora, Eompier, retorico, un po' ridicolo, il alletto è tornato spesso sulle scene: al San Carlo di Napoli, all'Opera di Roma, alla Scala. Oggi non è più un oggetto da esportazione, ma, nel bene e nel male, è stato quanto di meglio l'Italia ha saputo fare nella danza, Sergio Trombetta Ballo Excelsior versione '99: le scene sono di Lele Luzzati