Gli elementi chimici si sposano secondo la «Legge di Proust»

Gli elementi chimici si sposano secondo la «Legge di Proust» STORIA DELLA SCIENZA Gli elementi chimici si sposano secondo la «Legge di Proust» RICORRE quest'anno il secondo centenario della legge delle proporzioni definite. In un college dello Stato di New York alcuni anni fa venne posta agli studenti di varie discipline la domanda: «TI glucosio sintetizzato in laboratorio è uguale o no a quello estratto dall'uva?», Tre interrogati su quattro risposero che le due sostanze sono diverse. Invece non è cosi, e i chimici avrebbero azzeccato la risposta giusta già agl'inizi dell'Ottocento, pur senza conoscere, a quel tempo, la natura di ciò che rende dolci gli acini maturi. Nel secolo precedente gli scienziati discutevano sui risultati delle analisi, che per molte sostanze erano controverse: gli elementi contenuti nello stesso composto venivano trovati dai vari studiosi in percentuali differenti. Molti dubbi svanivano via via che le tecniche analitiche miglioravano, ma in certi casi le differenze da preparato a preparato sembravano rimanere. Si affermarono dunque due scuole di pensiero opposte, guidate entrambe da francesi: Claude-Louis Berthollet capeggiava la schiera di chi riteneva che la composizione potesse variare, mentre Joseph-Louis Proust era di parere opposto. Quest'ultimo, cresciuto come farmacista e poi divenuto professore, accettò nel 1785 l'invito del re Carlo III di Spagna e si trasferì a Madrid. LI dimostrò nel 1799 (cioè due secoli fa) che, se purificato accuratamente, il carbonato rameico, trovato in natura come minerale o preparato in laboratorio, conteneva sempre e comunque il 51,4 per cento di rame, il 9,7 per cento di carbonio e il 38,9 per cento di ossigeno. Ecco la prima base della legge che sui libri di testo si trova sotto il nome di legge di Proust o delle proporzioni definite (o anche costanti). Un ottimo manuale recente per le scuole medie superiori (A. Bargellini, «Chimica Società Ambiente», Signoroni Ed.) accenna opportunamente alla storia di questa conquista scientifica. Negli anni seguenti Proust estese le sue ricerche agli ossidi di stagno, con risultati analoghi, giungendo nel 1806 a dichiarare: «In tutte le parti del mondo non si troveranno due murìati di soda o d'ammonio, due salnitri, due solfati di calce, di potassa, di soda che differiscano l'uno dall'altro», (in termini moderni: due cloruri di sodio o d'ammonio, due nitrati di potassio, due solfati di calcio, di potassio, di sodio). Le sue idee furono presto accolte fra i chimici, sicché ci dovremmo stupire di come, a distanza di due secoli, ci sia ancora tanta gente che crede alla possibilità che uno stesso composto, indipendentemente dalla sua purezza, possa risultare diverso semplicemente per le sue orìgini: è uno degli errori che alimentano la preferenza (spesso ingiustificata) per il prodotto naturale rispetto a quello di laboratorio. C'è da dire, per completezza, cho l'ipotesi di Berthollet in qualche raro caso si è poi rivelata giusta. Esistono infatti alcuni composti che non rispettano perfettamente la legge di Proust: fra questi l'ossido ferroso, in cui il metallo è presente spesso in dose inferiore a quello che ci si aspetterebbe (77,7 per cento) in base alla formula, Secondo la preparazione, la percentuale scende spesso sotto u 77 e può arrivare addirittura sotto il 75. Gianni Fochi Scuola Normale di Pisa Compie due secoli la scoperta delle proporzioni definite Perché sono uguali composti naturali e di laboratorio Joseph-Louis Proust 111! Claude-Louis Berthollet

Persone citate: Bargellini, Gianni Fochi, Louis Proust, Proust, Signoroni

Luoghi citati: Madrid, New York, Spagna