In Italia 14 milioni di pazienti

In Italia 14 milioni di pazienti IPERTENSIONE In Italia 14 milioni di pazienti Lm IPERTENSIONE occupa il 15 per cento dell'attività d'un medico di base e un quarto dell'attività d'un cardiologo, in sostanza è la patologia più frequente con la quale entrambi si incontrano nella pratica quotidiana. Per prevenirla e curarla l'Organizzazione mondiale della sanità e la Società intemazionale dell'ipertensione hanno indicato nuove linee guida, delle quali si è parlato in un congresso organizzato a Santa Margherita Ligure dalla società italiana dell'ipertensione. Si calcola che gli ipertesi in Italia siano 14 milioni Squadre di ricercatori lavorano in tutto il mondo per chiarire le cause ed i meccanismi dell'ipertensione. Due rapporti sono previsti, uno nel 2000, l'altro nel 2003, su 8 mila incidenti cerebrali e 12 mila incidenti coronarici, le conseguenze più frequenti dell'ipertensione. Diciamo subito, che secondo le ultime indicazioni dell'americano Joint national committee, i valori ideali della pressione arteriosa nell'adulto sono 120 per la massima e 80 per la minima: un abbassamento, dunque, dei limiti tradizionalmente fissati. Tuttavia si può considerare accettabile, prima che scatti l'allarme, una pressione fino a 139/89, dopo di che si entra nell'ipertensione, di livello 1 fino a 159/99,diliveUo2finoa 179/109. di livello 3 da 1807110 in poi. I meccanismi dell'ipertensione non sono ancora ben noti, numerosi sistemi fisiologici vi partecipano e le loro int.agnizioni sono complesse. Indiscutibile è il ruolo dei reni: se ad un ratto iperteso si asportano i reni e si trapianta un rene d'un ratto normale, l'ipertensione scompare. Il NewEnqland Journal of Mediane riferisce che in sei pazienti ipertesi con insufficienza renale la pressione divenne normale dopo l'asportazione dei reni e il trapianto di reni di individui nonnatesi e senza storia familiare di ipertensione. Si tratterebbe d'un difetto di escrezione del sodio da parte dei reni, con conseguente aumento della volemia (volume del sangue) e, come risposta fisiologica, un aumento del tono delle arterie. Ma la questione è complessa, vi è un intrico di numerose anomalie dei sistemi regolatori della pressione. Questo concetto di malattia piurif attortale è stato recentemente rafforzato dalla genetica: l'ipertensione in certi gruppi di popolazione è associata a particolari alleli (coppie di geni) intervenenti nella regolazione della pressione. Che esista una predisposizione genetica allo sviluppo dell'ipertensione è dimostrato da studi sui gemelli «veri» e «falsi», su famiglie con bambini adottati ecc. : a parità di ambiente i gemelli veri hanno una correlazione della pressione significativamente più elevata in confronto ai gemelli falsi, il che indica una differenza essenzialmente genetica. La trasmissione del carattere «ipertensione» di solito è poligonica, ossia da più geni. L'identificazione di cocesti geni è progredita negli ultimi tempi. Si tratta di geni codificanti enzimi, ormoni, recettori, trasportatori, intervenenti a di versi livelli nella regolazione della pressione. Per esempio l'angiotensinogeno, substrato proteico utilizzato dalla reruna (un enzima di origine renale) per produrre l'angiotensina II, Ò sovente elevato negli ipertesi e nei loro figli, e due varianti del rispettivo gene sembrano appunto più frequenti negli ipertesi. Negli anni futuri saranno la biologia molecolare e la genetica a chiarire meglio i meccanismi dell'ipertensione. Una volta identificate, le anomalie genetiche predisponenti verranno messe in rapporto con gli elementi biochimici, clinici e terapeutici. Il ricorso a modelli animali sarà indispensabile per precisare l'interazione di più geni, l'interazione di certi geru con l'ambiente, l'identificazione di geni di suscettibilità alle complicazioni dell'ipertensione quali V insufficienza renale, gli inradenti arteriosi cerebrali, l'infarto. Infine si può sperare che la genetica aiuterà a stabilire la diagnosi presintomatica dell'ipertensione, determinare la prognosi, prescrivere il trattamento più appropriato in rapporto ai difetti molecolari identificati. La situazione attuale della terapia è peraltro già buona, il medico avendo a disposizione diuretici, inibitori calcici, alfa-bloccanti, beta-bloccanti, inibitori dell'enzima di conversione, antagonisti dell'angiotensinall.i quali riducono significativamente gli incidenti arteriosi cerebrali, gh incidenti coronarici, l'insufficienza cardiaca. Ulrico di Akhaibta-g

Persone citate: Joint

Luoghi citati: Akhaibta-g, Italia, Santa Margherita Ligure