Più della vecchiaia, costa la mezza età

Più della vecchiaia, costa la mezza età MEDICINA & SOCIETÀ' Più della vecchiaia, costa la mezza età la prevenzione può far quadrare i conti sanitari UNO dei più gravi problemi economici delle società industriali è la crescita dei costi sanitari dovuta all'aumento della speranza di vita. Negli Stati Uniti, dove peraltro c'è un sistema sanitario pubblico parziale (assistenza solo al di sopra dei 65 anni e agli indigenti) si proietta un aumento dei costi dal 25% attuale del prodotto nazionale lordo al 50% fra 16 anni. Una soluzione dell'equazione costi sanitari/popolazione anziana richiede una conoscenza della complessa relazione che intercorre tra il rapido evolversi delle tecnologie mediche e l'economia. Diversi fattori che potrebbero portare a un risparmio nella spesa sanitaria dipendono dalla ricerca di nuove tecnologie biomediche. Negli Stati Uniti la percentuale di invalidità legata a malattie di carattere cronico ha continuato a diminuire negli ultimi 13 anni al ritmo dell'1,3% per anno. Ciò ha permesso di risparmiare notevoli somme nell'assistenza (sopratutto nei ricoveri ospedalieri). Gli esempi più noti sono quelli della prevenzione dell'osteoporosi (meno fratture), della frequenza degli infarti cerebrali, delle terapie antiParkinson, di malattie cardiache fino alle più recenti terapie della malattia di Alzheimer. Qual è l'impatto dell'invalidità sull'economia? Basti pensare che a causa delle malattie di tipo cronico, individui non autosufficenti al di sopra dei 65 anni costano in media sette volte di più degli individui autosufficenti della medesima età. Un paziente con malattia di Alzheimer che passa dalle cure domiciliari a óuelle di un ricovero aumenta ì costi di 3 volte. Il prolungare la permanenza a casa mediante una terapia farmacologica per un Eeriodo di un solo anno farebe risparmiare all'erario italiano circa 30 milioni di lire per ogni paziente (esistono circa 550 mila pazienti di Alzheimer e si possono fare i conti). Il risparmio è già possibile oggi instaurando precocemente delle terapie. Per fortuna secondo le statistiche tra il 18% della popolazione italiana che si trova al di sopra dei 65 anni, due milioni e 800 mila tra i 65 e i 69 anni sarebbero autosufficienti. Anche tra i due milioni di ottantenni un terzo è in buone condizioni di salute. Un miglioramento di queste cifre è possibile, ma non senza investimenti nella ricerca biomedica. La ricerca sull'invecchiamento e sulla longevità (non è la stessa cosa) ha raggiunto un livello notevole specie negli Stati Uniti, che solo quest'anno la finanzieranno con oltre mezzo miliardo di dollari. Guidati dallo slogan ainvecchiare non è inevitabile», si dirigono le ricerche verso un miglioramento della qualità della vita piuttosto che verso un aumento della lunghezza. L'uso di sostanze che possano prevenire i danni di un infarto cerebrale (come l'attivatore del plasminogeno) se somministrate entro poche ore dall'infarto possono ridurre notevolmente la lunghezza della degenza e del periodo riabilitazione. Secondo recenti dati dell'Istituto Nazionale per le malattie neurologiche in Usa, l'estendersi di questa terapia a un numero maggiore di pazien¬ ti avrebbe l'effetto di aumentare i costi della terapia dell'infarto emorragico di 1,7 milioni di dollari ogni mille pazienti, ma anche di diminuire i costi della riabilitazione e del ricovero in case di cura di 6,2 milioni, con un guadagno netto di 4,5 milioni di dollari per ogni mille pazienti. Il guadagno non sarebbe però solo economico ma si tradurrebbe in un miglioramento della qualità della vita di 564 anni ogni mille pazienti per i rimanenti anni di vita. Si può calcolare che una terapia farmacologica che rallentasse la malattia di Alzheimer per un periodo di 5 anni diminuirebbe di circa il 50% il numero dei pazienti: ciò è dovuto al rapido aumento della frequenza della malattia al di sopra dei 65 anni, con un raddoppio ogni 5 anni. Il buon senso ci direbbe che con l'aumento del numero di anziani aumentano anche le spese della sanità. Paradossalmente non è sempre vero. Un articolo del «New England Journal of Medicine» ci dice che i costi sanitari diminuiscono negli ultimi anni di vita nelle persone molto anziane (paragone tra individui morti a 67 e a 90 anni rispettivamente). La spiegazione sta nel fatto che coloro che vivono fino ai 90 (sempre più' numerosi!) so¬ no sopravissuti al rischio precedente di molte malattie croniche. Come possiamo illustrare questo paradosso dell'economia sanitaria? Immaginate di dover depositare sul vostro conto bancario (con gli interessi) tutto il danaro occorrente per le spese sanitarie di tutta la vostra vita. Avrete bisogno di una somma minore se vivrete fino a 85 anni che se vivrete fino ai 75. Ci sono purtroppo delle dolorose eccezioni a questa regola. Infatti se appartenete al sesso femminile e quindi vivrete tre anni di più in media arrivando a quell'età' (85 anni) avrete una probabilità maggiore di sviluppare una demenza senile di tipo Alzheimer. A quell'età, i 3/4 dei pazienti Alzheimer sono donne. Un secondo fattore economico importante è l'aumento degli anni di produttività in relazione a una buona salute. Ciò permette di aumentare l'età di pensionamento: nel caso degli Stati Uniti, oggi a 65 e domani a 70 anni. E uno studio sul rapporto tra età di pensionamento e disoccupazione ha dimostrato che non esiste alcun effetto negativo sull'occupazione. Ezio Giacobini » Un .esempio:'invece c-hc un ricovero inv ospedale, un .inno di 'terapia farmacologica a casa, pei' i 550 mila malati di Alzheimer italiani, . fai ebbe risparmiare 30 milioni per ogni -, .'paziente. Cioè 16.500 niiliacdi annui » Il I 8 per cento della popolazione italiana •e óltre i 65 anni. '■; ♦ Tra i due milioni di ottantenni, un tèrzo sono autosufficiéritii ♦ Le attuali ricerche sono orientate sul i.utgl i o r a ni e" nt o della qualità della .vita-.' piuttosto che sul Suo prolungamento'. ♦ L apparente paradosso per cui j costì sanitari diminuiscono negli iridividiti che vivono fino a'. vO'anni.'c oltre". .

Persone citate: Ezio Giacobini

Luoghi citati: Stati Uniti, Usa