COLORNI E PIOVENE SEPARATI DAL DUCE

COLORNI E PIOVENE SEPARATI DAL DUCE COLORNI E PIOVENE SEPARATI DAL DUCE « Tempi di malafede», una strana amicizia stevano in cattedra 'ERANO due amici, nella Milano fine Anni Venti, compagni di università, uniti dalla comune passione intellettuale. Le loro estrazioni erano opposte: Guido Piovane, vicentino, nato nel 1907, veniva da una famiglia cattolica tradizionalista; Eugenio Colorni, milanese, del 1909, da una famiglia ebrea laica. Ma frequentavano i grandi maestri iii l fi Gi Ma frequentavano i grandi maestri che ancora resistevano in cattedra, invisi al fascismo, come Giuseppe Antonio Borge.se e Piero Martinetti; si ritrovavano al «Convegno» di Enzo Ferrieri, crocevia della nostra migliore cultura nel ventennio. C'erano due nemici, nell'Italia degli Anni Trenta, dove si stavano sviluppando, sotto la crosta della dittatura, i germi della febbre antisemita. Ed erano, ancora, Colorni e Piovene. Il primo non poteva accettare gli scritti del secondo, che avevano preceduto, e poi accompagnato, la campagna per la difesa della razza. Mentre Colorni, già legato al partito socialista clandestino, veniva tallonato dall'Ovra, Piovene seguiva, da alto trombettiere, i bagni di folla mussoliniani. Ai funerali di D'Annunzio, nel '38, arrivò a esaltare la «nuca unica» del Duce, che rivela «come un'assoluta superiorità dello spirito sia secondata da un distinzione del corpo». E poche settimane dopo l'arresto di Colorni a Trieste (8 settembre 1938, in coincidenza con la nuova legislazione antiebraica) Piovene pubblicò sul Corriere della Sera il proprio artico Corriere della Sera il proprio articolo più odioso per plaudire al libro Contra judaeos di Telesio Interlandi, fanatico orchestratore di quella campagna. «Gli ebrei possono essere solo nemici e sopraffattori della nazione che li ospita», condivideva lo scrittore. C'erano due compagni, nella Roma occupata dai nazisti del '43-'44. Ed erano, di nuovo, Piovene e Colorni. L'antifascista intransigente aveva voluto riprendere,! contatti con il vecchio amico dopo aver letto le sue Lettere di ima noxnzia (1941 ): il romanzo sulla diplomazia dei sentimenti, che lo stesso autore definiva come «malafede». Colorili gli aveva scritto da Venutene, dove stava scontando la condanna al confino con Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, autori con lui, in quei giorni, del famoso Manifesto federalista. Gli amici ritrovati avrebbero partecipato insieme alla lotta per la resistenza. Ma uno solo dei due, per ammissione dell'altro, aveva la virtù del coraggio, Colorni: e fu quello che mori, in una missione partigiana, tredici giorni prima che gli americani liberassero la città. Al sopravvissuto rimase il compito ili confessare i propri errori, che l'amico aveva avuto la forza di rimuovere. Non sono figure paragonabili, anche se lo scrittore vicentino, colmo di onori nel dopoguerra,, a dispetto dei suoi trascorsi, è immensamente più noto del filosofo milanese. Quanto il secondo è rettilineo, pronto a pagare di persona, tanto il primo è scisso fra verità e menzogna, capace di farsi scudo della malafede che attribuisce ai suoi personaggi. E Tempi di malafede è giustamente titolato il bel libro che Sandro Gerbi ha scritto, mettendo a confronto i percorsi, incrociati e divaricanti, dei due personaggi. Certo, la simpatia va a Colorni, l'uomo in cui l'autore più si riconosce. Ma l'interesse è per Piovene, il personaggio di tutte le contraddizioni. Attraverso documenti rari, e in buona parte inediti, con l'appoggio di testimonianze raccolte fra i superstiti di quella vicenda, Gerbi ha saputo costruire una storia esemplare dell'intellettuale italiano, ansioso di ribalta, servile senza necessità, disponibile a tutte le giravolte della storia, che dichiara sfrontatamente di avere scritto falsità in politica per salvarsi l'anima nella letteratura. C'è un'attrazione del buio che porta l'autore a scendere nel fondo del suo personaggio sperando di coglierne un barlume di verità. Piovene ha cercato ili mettersi a nudo, por ilare più soddisfazione ai suoi avversari - o per metterli meglio nel sacco'.' - con hi coda di paglia, il libro dell'autoflagellazione pubblica, apparso nel 1002. Attenzione al bugiardo, quando dice di aver detto una bugia. Gerbi va a controllare uno per uno i dati che Piovene accumula per ricordare il suo personale viaggio attraverso il fascismo e scopre che non corrispondono, Oliando più sembra accusarsi, lo scrittore lincia le carte, offre all'avversario la mano per risparmiare il braccio. Sta mentendo anche nella confessione. Giorgio Calcagno Eugenio, ebreo, antifascista intmnskente; ( ìuido, trombettiere della razza: due Halle ricostruite da Cerbi orni del libro di Gerbi) seguiva entusiasta i bagni di folla mussoliniani TEMPI DI MALAFEDE Sandro Gerbi Einaudi PP 321 L. 29 000

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