LA DESTRA ANTI-MERCATO
LA DESTRA ANTI-MERCATO BORSE TIEPIDE DOPO IL VOTO LA DESTRA ANTI-MERCATO Mario Deagllo FINO a non molti anni fa, se le sinistre avessero perso voti le Borse avrebbero esultato. La sconfìtta elettorale dell'Europa socialista è stata invece accompagnata da un moderato calo degli indici azionari. Il mondo degli affari ha imparato a convivere con la sinistra e con le sue innovazioni finanziarie; sembra animato da un vago timore che la destra possa procedere a strappi con riforme di mercato troppo rapide e con la possibilità di chiusure improvvise. Per questo, non pare proprio rallegrarsi per i risultati. Mentre la sinistra europea ha smesso di essere automaticamente nemica del mercato, in frange dei popolari e del centro-destra europeo si annidano oggi i maggiori sospetti e risentimenti verso affari e profitti. E' un altro segno del grande rimescolamento di fine secolo e della confusione che regna in Europa. In questo continente confuso, vi è il giustificato timore che il confronto tra il Parlamento europeo, dominato dal centro-destra, e la Commissione, nominata da governi di centro-sinistra, possa risultare difficile e potenzialmente rovinoso. Di qui può derivare una paralisi che rappresenterebbe il peggiore risultato possibile: il governo dell'economia rischierebbe di essere ingessato, la Banca Centrale Europea verrebbe lasciata sola. Non è detto, però, che il Parlamento si riveli privo di idee, anche perché gli elettori hanno preferito i «professionisti» della politica europea alle «celebrità» con scarsa esperienza. Il nuovo Parlamento dovrà costruire un programma che non c'è, dovrà indicare in concreto la strada per ridurre la disoccupazioni' e riprendere la crescita, per dare maggiore uniformità alla tassazione, per ridisegnarc lo Stato sociale senza distruggerlo. La crisi del Kosovo ha fatto trovare all'Europa un'unità, diffìcile e precaria, sulle «tose grandi», gestita dai governi nazionali e pressoché totalmente sottratta a Bruxelles. Occorre ora che il Parlamento si avventuri di più su questi problemi e la smetta con l'ossessione delle «piccole cose»: più decisioni sui grandi temi, meno sulle «quote latte», questo ci vuole perché l'Europa vada avanti.
Persone citate: Mario Deagllo
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