«Baraldini pronta al rientro» Gli atti alla Corte d'Appello

«Baraldini pronta al rientro» Gli atti alla Corte d'Appello E Di Pietro: magari i terroristi italiani avessero scontato la sua pena «Baraldini pronta al rientro» Gli atti alla Corte d'Appello ROMA «Silvia Baraldini è nella fase di preparazione di questo viaggio. Si sta preparando dal punto di vista psicologico». L'avvocato Grazia Volo commenta così l'approssimarsi del rientro in Italia della sua assistita. «Se effettivamente, come mi auguro - afferma - alla Corte di Appello gli atti arriveranno al più presto, la decisione potrebbe essere presa in tempi molto brevi e quindi la sentenza con il riconoscimento della condanna potrà essere rinviata in America per l'approvazione. Il trasferimeto di Silvia Baraldini potrà quindi avvenire al massimo entro un mese». La Procura Generale della Corte di Appello ha già trasmesso il fascicolo contenente l'intero incartamento giudiziario al Presidente della 4 sezione della Corte di Appello Tommaso Figliuzzi, competente sui «rapporti giurisdizionali con autorità straniere». La Procura Generale non avrebbe sollevato questioni, limitandosi, così come prevede l'articolo 731 del codice di procedura penale («riconoscimento delle sentenze penali straniere a norma di accordi intemazionali»), ad adempiere ad un atto formale: trasmettere il fascicolo senza alcuna richiesta. Se «intoppi» vi saranno, a doverli risolvere (in un senso o nell'altro) toccherà ai giudici del collegio presieduto da Figliuzzi. E forse qualche problema ci potrebbe essere: l'ordinamento italiano, infatti, non prevede pene temporanee superiori ai 30 anni di reclusione, oltre i quali vi è solo l'ergastolo. Silvia Baraldini, come noto, arrestata il 9 novembre 1982 negli Usa, è stata condannata a 43 anni di reclusione per associazione per delinquere finalizzata allo scopo di commettere reati di rapina, omicidio, sequestro di persona e per aver ostacolato le indagini penali. A porre qualche problema giuridico, quindi, ò il nostro ordinamento e precisamente l'articolo 733 del codice di procedura («presupposti del riconoscimento»): «La sentenza straniera non può essere riconosciuta se contiene disposizioni contrarie ai principi fondamentali dell'ordinamento" giuridico dello Stato». Per l'appunto i 43 anni di reclusione inflitti dalla giustizia Usa. Il presidente Figliuzzi e i suoi stretti collaboratori dovranno quindi studiare (in camera di consiglio) una soluzione che venga incontro al nostro ordinamento mantenendo però fede all'accordo stipulato tra il ministero di Grazia e Giustizia e il dipartimento di Giustizia statunitense, compresi gli eventuali permessi e benefici di legge legati alla riforma Gozzini. Sul caso Baraldini è intervenuto il senatore Di Pietro, rispondendo a un lettore sulla rubrica del settimanale «Oggi» in edicola. «Magari tutti i terroristi italiani avessero scontato gli anni di carcere che ha già scontato la Baraldini negli Stati Uniti!». E ha aggiunto che questo caso «non è ancora conosciuto in Italia nella sua interezza e nei suoi retroscena. Per questo a mio avviso è bene che nasca un dibattito interno. Si conoscerà finalmente qualcosa di più circa le reali ragioni per cui la Baraldini è stata condannata a una pena così elevata negli Stati Uniti». [r. cri.] Silvia Baraldini Il suo caso è approdato alla corte d'appello di Roma

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