Per Craxi e Martelli il processe va rifatto
Per Craxi e Martelli il processe va rifatto Cassazione annulla le pene per il Conto protezione Per Craxi e Martelli il processe va rifatto ROMA Bettino Craxi starà già assaporando la rivincita. Lu V sezione penale della Corte di Cassazione ha infatti annullato con rinvio la sentenza di condanna per la vicenda del Conto Protezione, quella che con un avviso di garanzia del 10 febbraio 1993 lo aveva costretto a lasciare la segreteria del Psi dopo 16 anni e 7 mesi di regno ininterrotto eClaudio Martelli a dimettersi dal governo e dal partito. La sentenza prevedeva una condanna per bancarotta fraudolenta e illecito finanziamento ai partiti a Bettino Craxi (5 anni e 9 mesi), Claudio Martelli (4 anni condonati) e all'ex direttore finanziario dell'Eni Leonardo Di Donna (4 anni e 6 mesi). I magistrati hanno deciso inoltre l'annullamento senza rinvio per Lido Gelli (5 anni e 9 mesi), rigettando il ricorso di Silvano Larini (4 anni condonati). Era stato il procuratore generale Di Zenzo a rilevare che la sentenza di secondo grado emessa dai giudici della Corte d'Appello di Milano nel giugno '97 - che confermava l'impianto della sentenza di primo grado - presentava dei problemi. Innanzitutto per quanto riguarda il 513 in relazione alle dichiarazioni di Silvano Larini, poi per quanto concerne la perizia calhgrafica che dai giudici di secondo grado viene attribuita a Martelli senza che ci sia stato «mi vero contraddittorio», in quanto non fu assunto un perito di parte. In sostanza, Di Zonzo ha criticato la sentenza per la scelta delle prove: «C'erano molti documenti - ha detto - da far valere come prove, piuttosto che dare tutta questa rilevanza alle dichiarazioni di Larini». La richiesta del procuratore generale è stata accolta dalla Cassazione. Il difensore di Craxi, Giannino Guiso, commenta soddisfatto: «E' la terza volta che la Corte accoglie le nostre ragioni». La vicenda ha inizio nel 1979 quando Licio Gelli, il venerabile maestro della P2, apre un conto riservato alla Ubs di Lugano, numero 633369, nome riservato «Protezione». Su quel conto verranno versati 7 milioni di dollari, «tangibile riconoscenza» di Roberto Calvi per un prestito di 50 milioni di dollari che l'Eni gli aveva concesso con l'aiuto di Bettino Craxi. Il 17 marzo di due anni dopo nel corso di un blitz della Guardia di Finanza negli uffici di Licio Gelli per caso viene ritrovata una valigia in cui un appunto associa il nome di Martelli al conto. Scattano le indagitù. Poco più di un mese dopo Craxi convoca a Milano Silvano Larini - vero, e segreto, intestatario del Conto Protezione - e gli ordina di «toglier via tutti i soldi» da un conto che a quel punto sembra bruciato. Due anni più tardi la Procura di Roma archivia l'istnittoria sul conto Protezione mentre a Milano resta aperta un'inchiesta stralcio nell'ambito del processo Ambrosiano. Il reato ipotizzato è concorso in bancarotta fraudolenta. Dieci anni di silenzio, poi Mani pulite riporta alla ribalta il mistero del conto Protezione. Il finanziere Florio Fiorini, airestato per il fallimento della Sasea parla del molo di Larini come intestatario e di Martelli come beneficiario dei soldi che lui, assieme ad altri finanziatori andava depositando sul conto. 11 7 febbraio '93 Larini si costituisce e confessa: il conto è mio, ma i soldi sono del Psi. Tre giorni dopo parte l'avviso di garanzia per Bettino Craxi e Claudio Martelli. L'era del Psi è finita, [r. r.l Soddisfatto il difensore dell'ex segretario socialista «E' la terza volta che la Corte accoglie le nostre ragioni» Bettino Craxi era stato condannato a 5 anni e nove mesi
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