L'assalto dal notaio sventato con un blitz
L'assalto dal notaio sventato con un blitz Vicenza: in manette i tre estorsori L'assalto dal notaio sventato con un blitz //professionista era nel mirino della banda da alcune settimane Alessandro Mognon VICENZA L'unica cosa sicura per ora è che lunedi sera Paolo Dianese, notaio vicentino di 46 anni, si è ritrovato legato e imbavagliato nel suo studio, mentre gli rubavano 15 milioni dalla cassaforte. Poi l'irruzione dei carabinieri, le manette ai tre banditi e il lieto fine. Ma quello che sembrava essere un blitz casuale e fortunato durante un tentativo di rapina si è trasformata in una storia più complicata. Fatta di estorsioni, minacce e ricostruzioni confuse. Comunque, l'operazione dei carabinieri di Vicenza è riuscita. Senza feriti o sparatorie. E con i tre rapinatori dietro le sbarre con l'accusa di estorsione e rapina pluriaggravata. Giorgio Pini, 33 anni di Parma, Luciano Marello, 50 anni e Pieralberto Santarlasci, 52 anni, tutti e due di Corsico (Milano) si sentivano sicuri. Tanto da usare armi giocattolo, con finto silenziatore. Invece qualcosa non ha funzionato. Secondo la prima versione dei carabinieri, la banda sarebbe stata bloccata per caso. Sono le 22,30 e Paolo Dianese è nel suo studio in centro città. Lavora fino a tardi come fa spesso. Ma qualcuno suona alla porta, lui apre e si ritrova Marello e Santarlasci davanti, pistole alla mano. Lo ammanettano, lo imbavagliano, sembra anche che lo minaccino con frasi tipo «sappiamo tutto della tua famiglia, non fare scherzi». Poi aprono la cassaforte e prelevano 15 milioni. Davanti al portone, in strada, resta Giorgio Pini. Prima sfortuna: da una pizzeria vicina escono tre carabinieri, uno è il maresciallo | carabinieri hanno ventato la rapina Marco Ferrante, e si accorgono di quell'uomo solitario. Seconda sfortuna, sempre secondo i militari: le luci dello studio si accendono e si spengono più volte, a intermittenza. I sospetti crescono. Terza sfortuna: la moglie del notaio, appéna tornata da una vacanza, in quei minuti chiama i carabinieri: «Non capisco, so che mio marito è nello studio ma non risponde al telefono». Conclusione: in pochi minuti la strada viene circondata, il «palo» fermato e con le chiavi della moglie i carabinieri fanno l'irruzione. Un vero colpo di fortuna, insomma, per Dianese. Ma con il passare delle ore questa prima ricostruzione comincia a traballare. La storia, a quanto pare, inizia un mese prima. Quando Pini, Marello e Santarlasci, spacciandosi per affiliati della famiglia del boss siciliano «Piddu» Madonia, contattano il notaio vicentino. E dopo avergli dimostrato che conoscono bene sua moglie e i suoi figli ed i loro movimenti, lo minacciano: vogliamo soldi o per la tua famiglia sono guai. E Dianese paga, 50 milioni. Lunedì sera si ripresentano. Ma prima lo avvisano con una telefonata: «Stiamo arrivando». Il notaio riesce così a chiamare i carabinieri. L'unica fortuna è che, in effetti, il maresciallo Ferrante e i suoi colleghi sono proprio nella zona. La moglie di Dianese? Non torna da una vacanza ma ha solo finito il suo turno di anestesista in ospedale. Comunque si arriva al blitz e all'arresto dei tre rapinatori. Resta qualche dubbio su quelle versioni diverse. E anche sulla rapina, un po' anomala. Ma per Paolo Dianese, dopo quella mezz'ora di paura, forse sono solo particolari. | carabinieri hanno sventato la rapina
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