Emma Bonino sfida i partiti «Ricomincio dai referendum» di Guido Tiberga

Emma Bonino sfida i partiti «Ricomincio dai referendum» Pannella: il voto di domenica va investito nelle vecchie battaglie radicali, a costo di perdere tutto Emma Bonino sfida i partiti «Ricomincio dai referendum» Guido Tiberga ROMA Dal «siamo contro la maggioranza e contro l'opposizione» di domenica notte al «siamo senza ideologie e senza pregiudizi, pronti a correre da D'Alema o da Berlusconi, pronti persino a occupare poltrone. Sempre che D'Alema e Berlusconi ci dicano che sono d'accordo con noi...». Marco Pannella ed Emma Bonino sono contraddittori soltanto in apparenza: le loro uscite dopo la vittoria di domenica testimoniano bene la coerenza forse particolare, ma a suo modo rigidissima, dell'universo radicale. Il successo europeo della Bonino, con la lista ribattezzata nel suo nome che tocca il massimo storico, non sembra aver cambiato nulla: l'8,5 per cento che ha fatto dei radicali il quarto partito d'Italia non verrà né «speso» né «investito», secondo i calcoli e i criteri della politica «normale». Il voto di domenica, che il commissario europeo definisce «non di protesta ma di speranza istituzionale», sarà «scommesso» in nome delle vecchie battaglie radicali: «A costo di perdere tutto», come diceva l'altro giorno Pannella. Cosi si riparte dai ventidue referendum già presentati a marzo, che «nessuno vuole a tutti i costi», spiegano, ma che andranno fmo in fondo «se nessuno prenderà in considerazione le nostre riforme». Nella conferenza di ieri mattina, unico contatto formale con la stampa prima degli «incontri monotematici» annunciati per la prossima settimana, Bonino e Pannella fanno capire che l'8,5 per cento delle urne li rende più visibili, ma non diversi rispetto al passato. E non meno concentrati sull'Italia: di Europa, nel salone dell'hotel Ergile che da domenica sera raccoglie il conclave radicale, non si parla per nulla. Almeno in pubblico: «Sono stata l'unica a farlo negli ultimi tre mesi - taglia corto la Bonino -. Per tre mesi mi sono sgolata sugli Stati Uniti d'Europa, federalisti e liberali. Chiedetelo agli altri, il loro programma europeo...». I ruoli sono quel li già emersi nella notte del voto: il commissario europeo legge, il leader storico parla a braccio, mischiando progetti e sarcasmo: «Berlusconi? E' uno di quelli che ha detto che di referendum ne basterebbero tre o quattro. E' uno che legge i suoi propri giornali, guarda sue proprie tv. E poi dice stupidaggini...». «D'Alema e Veltroni? Adesso piangono sul Mattarellum: lo hanno voluto loro, non ci vengano a rompere l'anima». «Rutelli? E' uno di noi, gli vogliamo bene: lo abbiamo visto con quella sua faccia d'angelo raccontare in tv che le sue 58 mila preferenze sono un "segnale positivo". Per credergli dovremmo pensare a un Rutelli che si sottostima: un pe¬ ricolo che, con lui, non si corre di sicuro». «Marini? Ci attacca per gli spot quando ha avuto gratis uno spazio televisivo dieci volte più grande di quello che è stato concesso a noi in ventisette anni». «Bossi? Ha voluto inventarsi la Padania, se la tenga. Noi abbiamo i padani...». Nel salone affollatissimo dell'Ergife, la Bonino vittoriosa elenca il «suo» programma per l'Italia. Che coincide con il liberalismo puro e intransigente dei referendum. «Io non sono nuova - dice la novità della politica italiana degli ultimi mesi -, Io faccio politica da venticinque armi. Sempre nello stesso partito». E allora via con la liberalizzazione del lavoro: collocamento, contratti a termine, part-time, impieghi a domicilio, licenziamenti, «anche aprendo lo sconto con il sindacato». E poi la cancellazione del sostituto d'imposta, la smilitarizzazione della Finanza, «l'abolizione da subito» delle pensioni d'anzianità, del «monopolio pubblico dell'assicurazione sanitaria», del finanziamento a partiti e patronati, della quota proporzionale, «già approvata da 21 milioni di italiani il 18 aprile». E ancora la responsabilità civile dei magistrati, l'elezione «correntizia e partitocratica» del Csm, la riduzione dei termini della carcerazione preventiva, «e infine rendere certi anche per i cittadini i tempi della giustizia, abolendo la distinzione tra termini perentori e termini ordinatori: tutti i tempi devono essere perentori, anche per la magistratura...». Una raffica di proposte note, da approvare «entro luglio», che ieri sera sembravano raccogliere i primi segnali di Forza Italia, lanciati da Biondi e La Loggia. «Non importa con chi vado, ma chi viene con me», chiude il commissario europeo. A chi chiede come ha potuto pagarsi la campagna di spot sulle reti Mediaset, risponde con un appuntamento per la prossima settimana. Ma intanto ringrazia le poste, «dal direttore generale Passera all'ultimo portalettere», perché «è dalle poste che è passata la gran parte delle nostra campagna». E a chi insiste per avere un giudizio sul tracollo di An, replica con una frecciata: «Prima mi chiamano abortista-assassina e poi candidano Taradash, che su certi argomenti è più radicale ed estremista di me. Evidentemente anche il trasformismo ha un limite». Una puntura che innesca una polemica a distanza: da una parte la coppia Taradash-Calderisi che protesta offesissima («Trasformisti noi?»). Dall'altra la Bonino, che replica in serata con una nota uscita dal bunker dell'Ergife: «Io, veramente, parlavo di An...». fi fi Io non sono affatto un personaggio comparso negli ultimi mesi Faccio politica da 25 anni e senza cambiare partito j j E'ora di andare avanti con la liberalizzazione del lavoro Anche rischiando di aprire lo scontro con il sindacato j j Sono pronta a schierarmi sia con Berlusconi checonDAlema ma devono essere loro ad accettare le mie idee ■■ Emma Bonino con il leader dei radicali italiani Marco Pannella

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