Lavia-Guerritore un amore da set di Alessandra Comazzi

Lavia-Guerritore un amore da set La coppia appena separata si ricompone per girare «Scene da un matrimonio» Lavia-Guerritore un amore da set Alessandra Comazzi TORINO «Nel mio modo maldestro, egoista, io ti amo. E anche tu, nel tuo modo aggressivo, emotivo, mi arai. Altrimenti che cosa ci faremmo qui, abbracciati, in un posto sperduto? Ouesto è amore, e se non è amore, non ho abbastanza fantasia por chiamarlo diversamento». «Tu non hai mai avuto fantasia». Dialogo tra due amanti, che sono stati marito e moglie, si sono lasciati, si sono risposati entrambi e adesso, dopo anni, passano una notte insieme, in un capanno, rannicchiati sopra un tettuccio di fortuna. Dialogo tra Monica Guerritore e Gabriele Lavia, coppia da poco separata ed ora ricomposta nel centro di produzione Rai di Torino. Qui si gira, por la Raidue di Carlo Freccerò, un film tv che Lavia stesso, regista e sceneggiatore, ha tratto da «Scene da un matrimonio» di Ingmar Bergman. Dovrebbe essere presentato al Festival di Venezia nella seziono «Nuove prospettive». Curioso percorso, quello di «Scene da un matrimonio: nacque por la tv, sei puntate scritte e dirette da Bergman, che da quel materiale trasse un film, e dal film un primo testo teatrale a più personaggi, e poi ancora un testo con due personaggi soli, Johan e Marianne. Lavia ha portato lo spettacolo in teatro, sempre con la Guerritore, e adesso ne sta ricavando questo film televisivo in duo puntato. Una produzione per il video, girata con tecnologia elettronica, in sedici noni (il formato doi piccoli schermi del nostro futuro), ma con squisita tecnica cinematografica. Non si usa lo zoom ma il carrello, una scena non viene girata una volta sola, inquadrata de più telecamere, ma viene girata più volte, dai diversi punti di vista: i protagonisti insieme, Bolo lui, solo lei, i dettagli. «Lavia è un maniaco dei dettagli, cosi non finiamo più», dicono i tecnici in studio, che ripetono, ripetono, montando e smontando scene, provando e riprovando luci. Non si lamentano, constatano. Curioso percorso anche per questo film tv. Le riprese cominciano il 7 gennaio, poi vengono interrotte a metà marzo. Lavia, che è anche direttore dello Stabile di Torino, deve realizzare in corsa una produzione teatrale nuova («Una donna mite») per sostituire uno spettacolo saltato, «Una pura formalità» di Giuseppe Tornatore. Sempre a metà marzo, le cronache annunciano la separazione della coppia, che aveva resistito insieme, nel tentacolare mondo dello spettacolo, ben sodici anni. Curiosa coincidenza, sottolineata da un testo che racconta la crisi di una coppia, il suo dilaniarsi, l'allontanarsi, il riavvicinarsi, il fallimento di un amore che si riduce a vivere di clandestinità. Lavia fa la faccia dura c taglia corto: «Appunto, è solo una coincidenza. Questo e lavoro, quella è vita privata, non c'entra niente». Guerritore è femminilmente più possibilista, più convinta che nulla accada a caso. «Come mi devo sentire, io, quando giro queste scene accanto a lui, abbracciata, mentre si dicono quelle parole, si parla d'amore?». Come si sente? «Mi sento affaticata, sì. Mi sento come una bambina che comincia a camminare sulle sue gambette fragili, che non sa se la reggeranno. Io sono voluta uscire da un ruolo, da un contenitore, da un'abitudine, per ridare vita alla mia vita. Perciò non credo che "Scene da un matrimonio", interpretato in questa precisa fase della mia esistenza, sia soltanto una coincidenza. Anche se è stato scritto da un uomo, è un testo fondamentale che io consiglio a tutte le donne. Aiuta a capirti, descrive in modo mirabile le fragilità, le incertezze, la dignità, le rivendicazioni, le paure, i sogni, della donna in cammino: che sono comuni a molte, e ti fanno sentire meno sola». Intanto Lavia fa e rifa scene. «Ho rifatto Bergman, ebbene sì. Sono stato presuntuoso? Non credo, e sa perché? Perché l'ho trattato come un classico. Ho realizzato una trasposizione del suo testo in assoluta libertà e con assoluta reverenza. Credo che soltanto così si possa portare il teatro in televisione: reinventandolo, facendogli cambiare genere, non limitandosi a riprendere uno spettacolo. Certo, ci vogliono soldi, idee, fiducia...». Con Bergman quasi a posto, quale altro autore vorrebbe trattare a modo suo, così, senza presunzione? «Dostoevskij. Vorrei ambientare "Una donna mite" a Venezia, al tempo in cui da Venezia scappavano gli austriaci, e la protagonista, un'orfana, conosce il suo futuro marito andando a impegnare le sue piccole gioie da lui, vecchio ebreo, ottocentesco Shylock». Un altro rifacimento in libertà? «E con amore. Perché per me l'amore è libertà». Coincidenze d'attore. Lui: «Questo spettacolo insieme è solo il frutto di coincidenze, il lavoro non c'entra con la vita» Lei: «Sono uscita da un ruolo ma ora, recitare questa passione, mi fa sentire fragile e bambina» Gabriele Lavia e Monica Guerritore nella versione teatrale di «Scene da un matrimonio», che ora diventa un film per la tv

Luoghi citati: Marianne, Torino, Venezia