Ecco Gesù: ama, mangia e balla di Simonetta Robiony

Ecco Gesù: ama, mangia e balla Si girano nel deserto del Marocco le puntate che vedremo su Raiuno: nel cast Gary Oldman e Stefania Rocca Ecco Gesù: ama, mangia e balla Un nuovo episodio della Bibbia tv Simonetta Robiony inviata a OUARZAZATE Nel deserto di terra che si stende intorno a Ouarzazate, la piccola Hollywood del Marocco, lontane tra loro chilometri di pista sterrata si stagliano le costruzioni realizzate per questo «Gesù» di Ettore Bernabei, in onda, intorno a Natale, su Raiuno, Il palazzo del governatore Pilato (l'attore Gary Oldman), bianco di falsi marmi lavorati dagli artigiani locali che guarda giù neUa vaUe, verso un palmizio. Il tempio di Gerusalemme, rifatto a grandezza naturale e destinato a diventare un locale notturno o un ristorante tipico perché per costruirlo è stata spianata una collina. Il villaggio di Cana, creato nella valle dove svernano le cicogne con piccole case di mattoni che si riempiono di vento quando è il tramonto. Se, come al solito, storicamente perfetta è la ricoBtruzione delle scene e dei costumi disegnati dagli eredi morali di Enrico Sabbatini, morto mesi fa proprio mentre era al lavoro in Marocco, molto più libero e personale è l'adattamento dei Vangeli, piegati a esigenze di spettacolarizzazione, nonostante il lavoro di una commissione di esperti e l'assistenza sul set del sacerdote Gianmario Pagano. Il racconto dovrebbe aprirsi, il condizionale è obbligato perché sono in corso le riprese, con la scene delle tentazioni di Gesù nel deserto, dove il diavolo, per dissuaderlo dalla sua missione salvifica, gli mostra i crimini che l'umanità futura compirà in suo nome: i massacri delle crociate, gli stermini della guerra mondiale, e perfino la pulizia etnica del Kosovo, pizzico aggiuntivo di attualità. E dovrebbe chiudersi, sempre in omaggio a una lettura più contemporanea, con Maria Maddalena, la vivacissima americanina Debora Messing, a passeggio per le strade di New York, che spinge alla conversione il popolo metropolitano della notte: drogati, prostitute, senza casa. «Abbiamo scritto tra le righe del Vangelo», spiega quel gran pezzo d uomo che è il regista Roger Young, americano della Chiesa battista come Clinton, chiamato per la quarta volta a dirigere un film da «La Bibbia». «Volevamo un Gesù dalla forte umanità, uno che ride, piange, balla, canta, beve, mangia, scherza con gli amici e si arrabbia con i nemici. Avete presente il "«Gesù" di Zeffirelli, spirituale, meditativo, pio? Bene. Questo è il suo opposto». Fortunatamente, nonostante alcune scelte da fumetto «pulp», a differenza di quanto aveva fatto Scorsese, a questo Gesù non viene imposto l'amore con la Maddalena, anche perché, spiegano gli autori, se un'attrazione c'è, è riservata a Maria di Betania, l'attrice Stefania Rocca, per la quale, forse, il Cristo prova un sentimento al confine con l'innamoramento. E la questione del deicidio? Come ha risolto il film il problema di chi fu a volere la morte del Cristo? Semplicissimo, col «politically correct». Per non scontentare gli ebrei, assolti da quest'accusa, la colpa l'hanno gettata sugli antichi romani che tanto non ci sono più. «Abbiamo inventato un personaggio che non c'è, un consigliere ai Pilato che spinge il governatore roma¬ no a tramare perché il Sinedrio scelga di mandare a morte Gesù e salvare Barabba», racconta serafico il regista. «Del resto gli storici hanno descritto Pilato come un uomo crudele: noi abbiamo forzato la mano. Quando compaiono le aquile imperiali di Roma, allora arrivano i cattivi». Cast nutritissimo e internazionale, come sempre, anche questo. Tra gli italiani Luca Barbareschi è Erode Antipa, Elena Sofia Ricci sua moglie Erodiade, Gabriella Pession Salomè, Claudio Amendola Barabba, Luca Zingaretti, per tutti ormai il commissario Montavano, è l'apostolo Pietro, il fonda¬ tore della Chiesa. E' notte tra le alture sotto l'Atlante. Si gira la scena del miracolo delle nozze di Cana, il primo miracolo pubblico. Gesù, uno sconosciuto giovanottone americano acchiappato all'ultimo momento che risponde al nome di Jeremy Sisto, cranio pelato e torace muscoloso, è stato trasformato dai truccatori in una figura asessuata, dal lungo capello biondo che gli scende sulle spalle e l'aria ieratica dei santini. Al suo fianco la madre, l'altera Jacqueline Bisset, indimenticata protagonista di «Effetto notte», «Ricche e famose», «La donna della domenica», la quale Bisset, dall'alto dei suoi cinquantanni di eterna beltà, confessa d'esser rimasta assai stupita quando le hanno offerto la parte della Vergine Maria per raggiunti limiti di età, e di aver accettato solo quando le è stato precisato che Gesù sarebbe stato un uomo arrivato alla trentina. «Poi ho saputo che nel cast ci sarebbe stato davvero Gary Oldman e che il bravissimo Armin Mùeller-Stahl avrebbe davvero fatto mio marito Giuseppe e sono stata più contenta. Si sa, produttori annunciano sempre cast fantasmagorici, poi arrivi e non conosci nessuno». Spiritosa e loquace, gli occhi azzurri strizzati da un sorriso contagioso, la Bisset dice che per lei questo film da girare in Marocco, terra antica e immutata, è arrivato al momento giusto per riprendere un suo discorso personale intorno alla spiritualità. Anche per il pubblico, signora, visto che sarà messo in onda nel mondo proprio con il duemila. «Vero. Non ci avevo pensato. Sarà perché non gli attribuisco importanza. Per me è un Capodanno come un altro. Magari andrò a letto». UN KOLOSSAL INFINITO «Gesù», il film in due puntate attualmente in realizzazione a Ouarzazate, rappresenta l'operazione più difficile dell'intera «Bibbia» che il duo Bernabei- Kirch sta portando avanti da sette anni con la Lube, sia perché molti hanno scritto e diretto film su Gesù sia perché, più banalmente, ciascuno ha la sua idea su di lui e non gli piace vederla messa in discussione. Ma «Gesù», decimo film tv della serie, non sarà l'ultimo capitolo de «Il progetto Bibbia»: per concluderlo, infatti, gli autori sono già al lavoro sugli Atti degli apostoli, mentre pare irrealizzabile un film sull'Apocalisse. Opera grandiosa, la più importante per budget, significati e distribuzione che un gruppo di televisioni unite tra loro abbia mai concepito, «La Bibbia» ha ottenuto nel '95 anche un Emmy per «Giuseppe» diretto proprio da quel Roger Young che adesso sta facendo «Gesù». Naturalmente, oltre all'immenso sforzo di ricostruzione che è stato fatto a Ouarzazate e che va dai tempi di Abramo a quelli di Cristo, oltre alla difficoltà di coinvokgere attori di fama internazionale come Ben Kingsley, Richard Harris, Matthew Modine, Klaus Maria Brandauer, Dennis Hopper, Ornella Muti, a lavorare a questo progetto, la produzione ha dovuto affrontare il problema di fornire una versione della Bibbia accettabile per tutti i fedeli delle religioni che fanno riferimento a questo testo. Fin dal primo episodio si è perciò avvalsa del contributo di un gruppo di biblisti. Nell'ultima puntata ci sarà Maria Maddalena a New York occupata a convertire prostitute e tossicodipendenti Il Gesù della Bibbia di Raiuno è uno sconosciuto attore americano, Jeremy Sisto, con cranio rasato e torace molto muscoloso che si trasforma in una creatura asessuata dopo una lunga seduta al trucco A destra, una scena di «Gesù» conjacqueline Bisset e Armin MuellerStahl (sono Maria e Giuseppe) Qui sotto Stefania Rocca: interpreta Maria Betania