Ma nessuno sa suonare nel Paese del bel canto di Sandro Cappelletto

Ma nessuno sa suonare nel Paese del bel canto Una ricerca delTIstat capovolge il luogo comune sulla «tèrra dei melomani» Ma nessuno sa suonare nel Paese del bel canto Sandro Cappelletto DA adesso in poi, impossibile mentire sfruttando i luoghi comuni. Altro che «paese del bel canto», '«terra di melomani» e tutte le false immaginette che ci siamo appiccicati addosso. Italia nazione di sordi, piuttosto. Prendiamo la fascia 15-24 anni: il 23% non ascolta mai nessun tipo di musica. Mai. Il 26% «molto raramente», cioè per caso, di rimbalzo, mai per scelta. Per la metà dei giovani italiani la musica - tutti i generi musicali - resta un universo alieno, muto. Lo rivela La musica in Italia, una ricerca delTIstat su un campione di 60.000 intervistati, la prima condotta con l'intento di sapere se e dove e quanto e quale musica venga consumata, amata, praticata dagli italiani. L'ha curata Saverio Gazzelloni, la pubblica II Mulino. Praticata - e il dato si impone, anche in confronto ai paesi del blocco europeo, che in media letteralmente ci doppiano - pochissimo: chi suona uno strumento è il 9% della popolazione. Una percentuale rappresentata per grandissima parte dai ragazzini in età di scuola media, conferma che non esistono popoli prediletti dalle Muse e altri no, ma decisiva resta l'importanza che la classe dirigente di un paese attribuisce all'educazione musicale. Solo da qualche anno la nostra scuola dell' obbligo ha riconosciuto l'utilità culturale e sociale della musica, intesa come «valore aggregante e caratterizzante per esprimere la propria identità attraverso linguaggi non verbali». I risultati si avvertono subito; è sufficiente, proprio in questi giorni, dare un'occhiata alle feste e ai saggi di fine anno scolastico: nelle scuole «a indi- rizzo musicale» centinaia di adolescenti formano gruppi, orchestre grandi e piccole, invadono aule e teatri. Nelle altre, silenzio. +La ricerca Istat è «multivariata»: scandaglia il rapporto italiani-musica per età, sesso, titolo di studio, condizione economica della famiglia, tipo di lavoro. E setaccia tutte le armonie possibili: dal rock al pop, dalla tedino alla classica e alla lirica, dal jazz al blues: «La musica - scrive Gazzelloni nella premessa - anziché essere considerata un linguaggio unificante, va vista nelle sue infinite poliedriche possibilità diversificanti». Chi ama un genere, lo fa con una predilezione totale. Prima viene - di gran lunga - la leggera, poi il rock, poi la classica. Sorprendente, al quarto posto, la presenza della musica folk che si scopre tuttora amatissima soprattutto in quattro regioni: Trentino, Valle d'Aosta, Sardegna e Campania. I figli dei ricchi vanno in discoteca meno dei loro coetanei squattrinati, il pubblico dei concerti classici o delle opere ( 15 milioni di italiani, 29%) è lo stesso che compra libri, va a teatro, legge quotidiani e periodici, ai quali richiede - lo conferma una recente ricerca dell'ISMEZ (Istituto per lo sviluppo del Mezzogiorno) - un'informazione culturale e di spettacolo autonoma, puntuale e attendibile. Anche per la musica, il divario tra Nord e Sud resta molto esteso: 70 biglietti ogni mille abitanti venduti in Molise, 108 in Calabria, 434 in Lombardia, 520 in Emilia-Romagna. Ma l'Italia, ci bacchetta una ricerca Eurostat, continua ad essere molto parsimoniosa nella spesa per «le attività ricreative e culturali». Non esiste un rapporto tra titolo di studio e fruizione della musica, se non tra gli anziani. Dopo i sessantacinque anni, anche l'ascolto, come tutte le attività del tempo libero, scende bruscamente, ma per questa fascia di età è discriminante il titolo di studio: gli anziani laureati continuano ad aver bisogno della musica, sanno di poterle chiedere compagnia, difesa dalla .solitudine. Al contrario, gli adolescenti indifferenti all'ascolto ribadiscono anche in questo modo la loro «alterità sociale», in una contrapposizione radicale agli stimoli del mercato vissuta come affermazione di una propria cultura diversa e non permeabile. Sopra il pianista Maurizio Pollini, protagonista del prossimo Festival di Salisburgo Il maestro ha incontrato i giovani allievi della scuola di Fiesole:«l programmi dei Conservatori ha detto -sono scandalosamente arretrati»

Persone citate: Gazzelloni, Maurizio Pollini, Saverio Gazzelloni