II digitale? In Italia è un gioco di Anna Masera

 II digitale? In Italia è un gioco II digitale? In Italia è un gioco Inormaticaanoivuoirevieogame^ Anna Masera L'Italia non è un paese normale. Mentre il mondo procede a lunghe falcate sulla strada della digitalizzazione delle comunicazioni, il Bel 'Paese continua a lanciare segnali contrastanti. Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, dipende dai commentatori che lo giudicano. Come dimostra il recente Rapporto Assinform (l'associazione dei fornitori di prodotti e servizi di informatica e telecomunicazioni), a confronto con gli altri paesi l'Italia ci fa una strana figura. Siamo scarsi negli investimenti ufficialmente rilevati in informatica: la spesa nei computer e nel software si è fermata nel 1998 a 15,5 miliardi di dollari, meno della metà della Francia e del Regno Unito, solo un terzo della Germania. Addirittura un ventesimo di quanto speso negli Stati Uniti. A giudicare eia 1 In statistiche più diffuse, siamo estremamente modesti anche sul]'utilizzo di Internet: solo il 4 per cento degli italiani naviga nella Rete delle reti, contro il 7,7 per cento degli spagnoli e il 5,2 per cento dei francesi che pero sono anche fortissimi utilizzatori della loro rete nazionale, il Minitel. Al contrario, stiamo diventando la terza potenza europea nella televisione digitale, dopo Regno Unito e Francia. Siamo un caso di fanatismo di massa nell'uso dei telefonini cellulari, con oltre 20 milioni di abbonati. E abbiamo un popolo di bambini digitalizzati dalla contagiosa mania delle consolle per i videogiochi, Playstation Sony in testa a tutte, con più di un milione di pezzi venduti solo l'anno scorso. Dal punto di vista della produzione di strumenti digitali, siamo pessimi su quasi tutte le tecnologie di massa (computer e dintorni), mentre non ci dovremmo lamentare per le tecnologie di nicchia, come i visori per la realtà virtuale, i «Video Wall», cioè i proiettori per la visione su grande schermo delle videate del computer, i web phone, cioè gli apparecchi telefonici dotati di video e tastiera in grado di far navigare su Internet anche senza il personal computer. Perché? E' ovvio che la nostra cultura tecnologica non è alimentata da un ambiente particolarmente ricettivo. E che tendiamo a impiegare il bilancio domestico più sull'edonismo che sulla produttività familiare (come i programmi da personal computer per gestire la contabilità e i risparmi di casa). Su Internet preferiamo andarci dall'ufficio, visto che non si paga la chiamata. E l'annunciato aumento del costo delle telefonate urbane non aiuta certo a recuperare terreno. La conferma che gli italiani preferiscono scroccare Internet viene dalla misurazione dell'orario di accesso ai siti più importanti: i picchi sono tra le 9 e le 12 e tra le 14 e le 19, mentre a sera e nei fine settimana i contatti crollano verticalmente. Mai fidarsi troppo delle nostre statistiche, insomma. Prendiamo le imprese: il peso dell'economia sommersa è altissimo. Le aziende che per motivi fiscali o di criminalità preferiscono rimanere clandestine non dichiarano certo ai quattro venti i loro investimenti in informatica. Molti possono approvvigionarsi di pc presso i più di cento assemblatori e «caulinari» italiani, i cui prodotti sfuggono completamente alle statistiche ufficiali. I telefonini con la scheda prepagata, poi, che non si devono dichiarare a nessuno, abbondano. Infine, il nostro record europeo nella pirateria informatica ci garantisce un forte uso delle tecnologie anche senza doverlo segnalare ai ricercatori dell'Assinform. E' vero comunque che, anche se gli abbonati ufficiali di Internet non sono tanti in rapporto agli altri Paesi, i singoli grandi siti italiani stanno cominciando a registrare ordini di grandezza di decine di milioni di pagine scaricate al mese. E gli investimenti pubblicitari, triplicandosi ogni anno, dimostrano che gli investitori sono convinti che gli italiani navighino molto di più di quanto le statistiche ufficiali riescano a stabilire. Poi c'è lo Stato: la pubblica amministrazione, diciamolo, può migliorare parecchio. Franco Bassanini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha recentemente annunciato un aumento degli incentivi alla diffusione dell'informatica in Italia nella prossima manovra economica. Ma non può fare molto sulla qualità dell'uso dell'informatica: l'apparato burocratico, per esempio, non solo non sa come affronterà il Millennium Bug (l'atteso tilt tecnologico al passaggio dal 1999 al 2000), ma in molti casi ignora anche come mettere in collegamento un'amministrazione con un'altra. Insomma, la fotografia digitale dell'Italia non può essere molto diversa dall'Italia che abbiamo sotto i nostri occhi. e c c c c c w w tè c c c c c **t ■j

Persone citate: Franco Bassanini