Mosca, il grande bluff dei generali
Mosca, il grande bluff dei generali MISTERI E COLPI BASSI AL CREMLINO Mosca, il grande bluff dei generali La storia segreta del blitz contro la Nato a Pristina retroscena Giulietta Chiesa corrispondente da MOSCA Terreno minato, pericoloso. Nessuno è disposto a parlare apertamente di (.osa è accaduto per davvero tra venerdì e sabato, ili chi ha prèso la decisione di far muoverò i parucadutisti della forzo russa in Bosnia aliti volta di Pristina. Neanche chi ini parla - un colonnello dell'esercito, che esordisce accusando di «vigliaccheria» tutti i generali - si sente con le spalle abbastanza coperte da poter declinerò il proprio nomo e cognome. Sfogliamo insieme i due unici giornali usciti nel lunedì di festa, «Sevodnja» e «Novaja Gazeta», entrambi con molti interrogativi e nessuna certezza. Lui, il colonnello, ha una versione divertente. Qualcuno sarebbe andato da Eltsin e, facendo scattare i tacchi, avrebbe «fatto rapporto»: «Signor presidentol La Nato sta per entrare in Kosovo. Tra meno di 24 ore saranno dentro. Che dobbiamo faro? Si suggerisce di muovere un nostro contingente». «Si proceda». Come? Da dove? Quando esattamente? Con quali truppe? «Tutto questo Eltsin non lo ha chiesto e non glielo hanno detto. L'essenziale era fare una mossa. Non penserà mica che si possa discutere di questi dettagli con il presidente? Cosi l'hunno fatto loro, i generali. Ma non pensi per coraggio. Non ce l'hanno. Se Boris Nikolaevic avesse detto: «non procedete», non l'avrebbero fatto». L'unica cosa certa - come tutti rilevano adesso - è che quattro importanti personaggi non sapevano nulla. E anche Eltsin, a quanto risulta anche da questa esilarante ricostruzione, non sapeva granché. Gli ignari di lusso sono il ministro degli Esteri Ivanov, il plenipotenziario per i Balcani Cernomyrdin, il primo ministro Stepashin, il segretario del Consiglio di Sicurezza Putin. Ma il nostro colonnello non è affatto entusiasta dell'operazione. «Gli americani sono più furbi di quanto mostrino. Quei 200 pa¬ ra nell'aeroporto di Pristina sono in trappola. Primo: escludo che gli americani siano stati colti di sorpresa. Secondo: quanto può resistere Zavarzin? Tre, quattro giorni. Poi gli mancherà la razione secca, e la benzina». Interrompo la requisitoria. Potrebbero ricevere combustibile e cibo dagli jugoslavi...«Ma lei pensa davvero che alla Nato siano tutti fessi? I nostri duecento sono circondati. Gli jugoslavi hanno i cannoni alla schiena e se ne vanno. Figurati se li lasciano passare. E non pensi al ponte aereo. Se arriveranno i rinforzi e il cibo sarà perché la Nato, gentilmente, ha autorizzato l'Ungheria e la Romania a dare il corridoio aereo.» Pessimista a oltranza. Perfino gl'inglesi hanno riconosciuto ai militari russi un'attitudine teatrale formidabile. Qualcu- no è arrivato a scrivere che Clinton è tanto ossessionato dal prime time che si è fatto bruciare sul filo di lana, lui e i suoi marines. Ma il nostro colonnello vede tutto nero. «C'è la prova che i generali russi hanno già abbassato la coda. Come mai la seconda colonna dalla Bosnia è ancora ferma? I rifornimenti potrebbero arrivare via terra, ma non arriveranno. Perché dopo la sorpresa - che ha colto un sacco di gente più a Mosca che a Washington - sono arrivate le telefonate per ferma¬ re tutto. Ma siete matti? Non ci daranno più un centesimo. Così arriva la frenata. Il generale Kvashnin, capo dello Stato Maggiore, se l'è già fatta nelle braghe. Il suo sogno è diventare ministro della Difesa. Cioè vuole segare la sedia su cui è seduto Igor Sergeev. Si odiano a morte. Ecco perché Sergeev ha convocato il collegio subito dopo la partenza del convoglio: perché voleva essere lui, oppure prendere le distanze. E Leonia Ivashov? Anche lui è così cinico? «No, lui è diverso. E' un vecchio generale sovietico, di quelli che ancora pensano che si debba salvare l'onore. Viene da una carriera tutta politica. E' uno dei pochi che Eltsin non ha ancora licenziato. Ha colto l'occasione, anche perché stando a fianco di Cernomyrdin dev'essergli venuto il voltastomaco». E che succederà adesso? Intendo dire: sul campo. Mi mostra la carta, dispiegata sul lungo tavolo di riunione. «Guardi la situazione. Noi siamo qui, con duecento uomini. Massimo che potremo mandare laggiù, nella più fantastica delle ipotesi, è 2 mila uomini. Sempre che gli americani paghino per noi, e non ne sono più tanto sicuro. Una zona nostra non ce la daranno. Giocano con le parole: sarà una ripetizione della Bosnia, dove non contiamo niente. Abbiamo fatto un bel colpo come dite voi - d'immagine. Così tutti diranno che i russi hanno sempre risorse geniali da spendere. Ma è un bluff. Quei centocinquanta milioni di dollari dovremmo spenderli per non far morire la stazione spaziale «Mir». Invece che cercare di salvare la faccia, mentre perdiamo ile...». «Ma adesso siamo in trappola senza carburante e cibo e dovremo chiedere la carità agli inglesi Era meglio utilizzare i soldi per salvare la stazione spaziale» II ministro della Difesa russo Igor Sergejev
Luoghi citati: Kosovo, Mosca, Romania, Ungheria, Washington
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