Washington non alza la voce
Washington non alza la voce Washington non alza la voce La Albright: un episodio minore Ma il Pentagono non vuole cedere Andrea di Robilanl corrispondente a WASHINGTON Tra imbarazzo e confusione la Casa Bianca cerca di minimizzare il bisticcio della Nato con Mosca sulle truppe russe in Kosovo. E assicura che una soluzione sul collocamento dei russi della Kfor sarà presto trovata. «E' facile esagerare l'importanza di questa vicenda», dice il portavoce della Casa Bianca Joe Lockhart. «Dal punto di vista militare questo non è un episodio significativo». Il segretario di Stato Madeleine Albright insiste che gli Stati Uniti sono favorevoli ad una partecipazione dei russi nella Kfor «in un ruolo appropriato». E assicura che ci sono stati «progressi reali» verso una soluzione dopo che Bill Clinton e Boris Eltsin si sono parlati ieri, la seconda telefonata in due giorni. Ma la verità è che la lunga conversazione tra i due leader, nonché la telefonata tra il vice presidente Gore e il premier russo Stepashin e le due telefonate tra la Albright e il ministro degli Esteri Ivanov b non sono bastate a sbloccare l'impasse creata dall'entrata a sorpresa di duecento soldati russi in Kosovo la settimana scorsa. Nei prossimi giorni la trattativa tra russi e americani proseguirà a Helsinki, dove i responsabili dll if bili della Difesa, Cohen e Sergeev, saranno raggiunti dalla Albright e da Ivanov. L'obiettivo degli americani è quello di trovare una collocazione per i russi che non crei le premesse di una divisione di fatto del Kosovo, con la nascita di un'enclave slava. Clinton e Eltsin avranno modo di affrontare la questione faccia a faccia in un incontro ai margini del vertice G8 a Colonia domenica. Nonostante le difficoltà la Albright, così come gli uomini della Casa Bianca, invita i giornalisti a non ingigantire questa disputa: «Mi sembra importante guardare i fatti. Un fiume di profughi sta tornando verso casa - una realtà che molti giudicavano impossibile qualche settimana fa. La dimensione russa sarà risolta. Anche perché c'è buona volontà da tutte le parti». Al Pentagono, tuttavia, l'umore è meno conciliante. Si teme che l'atteggiamento dei russi crei una situazione esplosiva sul terreno. E insistono che i russi dovranno essere sotto comando Nato. Il segretario alla Difesa Cohen: «Questo piano di pace deve funzionare. E non può funzionare se i russi si mettono a puntare i piedi e a raccontare che sono lì per difendere la popolazione serba dagli albanesi». E i russi non danno alcun segno di voler cedere. Un secondo piccolo contingente si è mosso ieri dalla Bosnia verso il Kosovo - a quanto pare per portare viveri e vettovaglie ai duecento uomini che occupano l'aeroporto di Pristina. Ora una delle ipotesi sotto esame è quella di concedere a Mosca «un'area di responsabilità» russa, all'interno di uno dei settori Nato. Oltre ad appannare la vittoria della Nato in Kosovo, l'insidiosa e pasticciata trattativa tra russi e americani scatena le critiche di personaggi influenti dell'establishment di politica estera, che accusano l'Amministrazione di voler concedere troppo a Mosca. «La condotta della Russia non merita tutto l'encomio che l'Amministrazione ha riservato a Eltsin», scrive Zbigniew Brzezinki, ex consigliere per la sicurezza nazionale. «La Russia si è comportata in maniera maliziosa e si è mossa d'accordo con Belgrado. Il dispiegamento di truppe all'aeroporto è stato coordinato con Belgrado. Non tenerne conto significa alimentare le ambizioni dei russi. La prova di forza di Eltsin a Pristina deve essere bloccata». Brzezinski critica il Presidente «Il Cremlino non merita elogi» Il presidente Bill Clinton
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