All'aeroporto di Pristina assedio ai parà di Giulietto Chiesa

All'aeroporto di Pristina assedio ai parà Il generale Jackson sposta il suo comando: non sono venuto qui per partecipare a una gara All'aeroporto di Pristina assedio ai parà Si tratta mentre i russi hanno ilproblema dei viveri Giulietto Chiesa corrispondente da MOSCA «Zona», «settore», si giÒCB sulle parole per decidere come si chiamerà quell'imprecisa ta area topografica dove sistemare i russi. I quali si sono sistemati per conto loro con una mossa di scacchi che restarà a lungo nella storia militare (e in quella teatrale). Starnane, a detta del generale Ivashov, gli americani dovrebbero dare risposta alle proposte russe. Ma nessuno ci crede. La Nato ha già incassato il colpo e comincia a ironizzare sui due o trecento paracadutisti russi din diventano sempre più piccoli via via che i soldati dell'Occidente aumentano di numero. Ieri anche il generale Jackson si ò detto felice che il suo comando non sarà all'aeroporto. Troppo lontano dalla città, scomodo: ci stiano pure i russi, prego. Non sono mica venuto qui per fare la corsa con loro. Il generale-colonnello noopromosso Zavarzin si ò incontrato ieri più volte con Jackson. Paro che i colloqui siano .sempre molto cordiali, anche se sul terreno non si vedono modificazioni rispetto alle posizioni iniziali della partila. Il fatto è che non dipende da nessuno dei due come potranno concludersi queste trattative. Intanto gli aerei russi che dovevano scendere sull'aeroporto non si sono visti. L'Ungheria, facendo gioco di squadra con lu Nato, di cui è parte a pieno titolo, continua a negare il corridoio aereo. La Bulgaria ha fatto sapere che l'ha già concesso e che «non ci sono problemi». Ma la Romania, concorrente per l'ingresso della Nato, sta nicchiando da oltre 48 ore. Una risposta non è ancora venuta. E' vero che gli aerei russi potrebbero fare il giro sul Mediterraneo, passare .sull'Adriatico e entrare in Kosovo sorvolando il Montenegro, che per adesso è ancora parte della Jugoslavia. Ma gli costerebbe caro, e sarebbe il segno di una situazione inaccettabilmente critica. In ogni caso, senza chiarire gli aspetti politici del problema, ai russi non conviene avere sul terreno troppi militari, tutti concentrati in un solo luogo. Se non altro porche moltiplicherebbe le necessità di approvvigionamento alimentare. C'è poi il mistero della seconda colon- uà russa dello Sfor di Bosnia, che attendeva al confine con la Jugoslavia da oltre 40 ore e che è stata fatta ritornare alla base, in Bosnia, secondo il portavoce americano della Sfor, David Scanlon. I rifornimenti erano su quei sessanta camion Significa mion. Significa, probabilmente, che non servono più. Significa, cioè, che c'è stato già un accordo sotterraneo? Forse è anche questo uno degli esiti della discussione del Consiglio di Sicurezza, convocato da Eltsin ma a cui Eltsin non ha preso parte. Davvero stranamente, perché è evidente l'importanza dei problemi che vi si sono discussi. A meno che il presidente russo non sia stato bloccato dai medici che lo stanno «trattando» per presentarlo nelle migliori condizioni ali ultima giornata del G-8di Colonia. E' stato dunque il premier Stepashin a presiedere il Consiglio di Sicurezza. Si sa che si è parlato dello stallo con la Nato in Kosovo, ma anche degli effetti che il prolungarsi di una tale situazione fino al vertice del G-8 di Colonia, alla fine di questa settimana, potrebbe rovesciare sulla Russia. S'intende, nel caso in cui i Paesi della Nato decidessero di bloccare i prestiti del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale, e i negoziati con i club creditori di Parigi e di Londra. Vladimir Putin, segretario del Consiglio, si è mostrato molto conciliante in chiusura, dicendosi convinto che, «dopo un certo rodaggio, un po' difficile, si troverà un'intesa». E, poiché nel Consiglio di Sicurezza ci sono tutti i ministeri della forza, potrebbe significare che si sono messi d'accordo per non alzare il prezzo e i toni. Ma l'agenzia Itar-Tass, che esprime punti di vista ufficiosi, ha levato ieri la sua voce a due riprese per protestare contro il «lassismo» delle truppe Nato, che «non fanno nulla por disarmare l'Uck». I russi vedono in televisione le colonne dei profughi serbi che si avviano verso il Montenegro o il Nord della Jugoslavia, mescolandosi in cerca di protezione con le colonne jugoslave che se ne vanno, o con le colonne della Nato che arrivano. E cominciano a rendersi conto che i loro paracadutisti nell'aeroporto di Pristina possono ben poco. Una colonna con sessanta camion in attesa al confine dopo quaranta ore è stata fatta ritornare alla base in Bosnia, forse è il segno che una intesa ormai è vicina Un carrista russo nella postazione occupata dalla sua brigata all'aeroporto di Pristina

Persone citate: David Scanlon, Eltsin, Ivashov, Stepashin, Vladimir Putin