Firenze, la rivincita del centrosinistra di Pierangelo Sapegno

Firenze, la rivincita del centrosinistra Firenze, la rivincita del centrosinistra Per un soffio Domenici etetto sindaco al primo turno Pierangelo Sapegno inviato a FIRENZE Alla fine, è finita come sempre. Commento di Franco Scaramuzza lo sfidante, Polo: «Per forza: quello di Firenze è un elettorato bulgaro». Più di Bologna, più di qualunque posto, dice. Ha vinto Leonardo Domenici, una carriera nei ds, candidato sindaco del centro sinistra, e il secondo partito della coalizione qui a Firenze è quello di Cossutta (con il 5,86 per cento dietro ai ds che superano di slancio il 30). Non ha stravinto, con quel 52 e rotti che ha sorpassato e rincorso per tutto lo spoglio elettorale. Però, è vero, ha ragione lui, quando dice che è stata comunque «una vittoria forte, perché sondaggi e calcoli davano effettivamente una forbice compresa tra il 47 e il 52 per cento. Il rischio c'era davvero. Per il centrosinistra le cose sono andate bene. Merito di un'alleanza molto unita, di una compagine forte, di una campagna capillare fra la gente. E forse un po' di merito anche del candidato sindaco». Così, dopo dieci anni esatti, l'enfant prodiga dei diesse, pescato da Occhetto per normalizzare un partito che non bocciava il progetto Fiat Fondiaria, è arrivato in cima alla scala. Allora, Leonardo Domenici era un giovanotto di 34 anni quando ricevette la telefonata dell'Achille: fu nominato commissario della federazione fiorentina perché era stata fatta piazza pulita di tutti quelli che volevano lo sbarco a Nord Ovest della variante. Poi ne divenne segretario. Finì a Roma come deputato, e fu nominato responsabile degli enti locali dei democratici di sinistra. Un uomo di partito in carriera. Adesso che è diventato sindaco ci tiene a sottolineare di non essere un burocrate, «ma uno che ama questa città perché è la mia citta. E che s'è fatto tutte le esperienze utili prima di arrivare a questa poltrona». Dall'altra parte, invece, c'è un candidato che sembra sconfitto due volte, perché nel ballottaggio lui ci credeva davvero e lo si capisce bene, quando pochi minuti prima di andare a Palazzo Vecchio, annuncia una «lettera aperta indirizzata ai fiorentini». Per ringraziare i suoi elettori?, gli chiedono. Risposta: «Anche. Ma ci sarà un po' di rammarico». A giudicare da quel che si è visto in campagna elettorale, chi non ci ha puntato molto su Firenze dev'esser stato Berlusconi. E' stato l'unico dei leader politici che non s'è fatto vedere. Quattro anni fa, era passato per sostenere la candidatura di Giorgio Morales, sindaco uscente, socialista prestato al Polo. L'aria non era proprio di quelle entusiaste. «E' il meglio che abbiamo trovato», sembrava voler dire. Questa volta, però, nemmeno l'aria. Dicono che non ci credesse. Anche Franco Scaramuzzi, 73 anni, professo¬ re di agraria, per quattro volte di seguito rettore all'Università di Firenze, presidente dell'Accademia dei Georgofili, aveva molto del politico prestato al Polo, tanto che un po' ne andava fiero e s'era pure presentato con una sua lista indipendente, Azione per Firenze, alla quale teneva moltissimo. Il risultato gli è andato storto, anche perche a due ter- Il vincitore: un successo ottenuto con un'alleanza molto unita e con una campagna capillare fra la gente Lo sconfitto del Polo: qui è tutto inutile. I fiorentini non cambierebbero nemmeno se scendesse Cristo in terra Il neo sindaco di Firenze Leonardo Domenici

Persone citate: Berlusconi, Cossutta, Domenici, Franco Scaramuzza, Franco Scaramuzzi, Giorgio Morales, Leonardo Domenici, Occhetto

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Roma