Strasburgo non premia i soliti noti di Guido Tiberga

Strasburgo non premia i soliti noti Chi entra e chi resta fuori dall'Europarlamento: penalizzati i vip, vincono i professionisti Strasburgo non premia i soliti noti Lollo, Mennea, Paolo Rossi, Zaniccbi: tutti fuori Guido Tiberga ROMA «Gina? Poteva pure fare qualcosa per la sua città. Farsi vedere un po' di più...». La settantenne di Subiaco liquida così la bocciatura della Lollobrigida. Ammettiamo pure che alla base di tutto ci sia una gran dose di invidia per la sua coetanea che dimostra vent'anni di meno. Aggiungiamoci anche il buon vecchio «perno propheta in patria», che peraltro in politica vale fino a un certo punto, come insegnano Ciriaco De Mita e Clemente Mastella. Vero è che il bottino dell'attrice reclutata da Di Pietro, dopo una campagna elettorale fatta di autografi e di distribuzioni di vecchie foto sull'asinelio di «Pane, amore e fantasia», rimane magro. Soprattutto nella città natale: appena 164 preferenze, poche pure per un paese di provincia. La Lollo può consolarsi con i 2500 voti di Roma, e soprattutto con la compagnia: la tattica della faccia conosciuta, lo spot umano da offrire agli elettori distratti e disamorati, questa volta non ha funzionato affatto. Tra i big della «non-politica» ha brillato solo Reinhold Messner, peraltro accusato dagli animalisti di essere stato, con i suoi fucili e le sue polemiche, la causa primaria del tracollo dei Verdi. Per gli altri è stata dura, durissima: e non solo per chi atterava dallo show-business. Nel partito dei sindaci ridono solo Cacciari e Rutelli. Ma resta a casa Antonio La Forgia, l'ex presidente dell'Emilia che, con il gran rifiuto alla Quercia, aveva aperto la crisi tra prodi ani e diessini. E dalla Sicilia non si muoverà la premiata ditta Bianco e Orlando, respinta da un sistema ingrato che ha reso inutili le 100 mila preferenze raccolte da Bianco. Il sindaco di Catania, dopo una dichiarazione da funerale al Tg2 del mattino, si era lasciato andare a un peana di entusiasmo durato l'intero pomeriggio, quando i sembrava i calcoli lo davano tra i vincenti. In serata la sconfortata bandiera bianca, con una dichiarzione che riporta la mente alla sciagurata notte referendaria: «E' stata una beffa del destino». Un'altra. Perché stupirsi, dunque, se campioni e cantanti sono rimasti al palo. A Strasburgo non andrà la garrula Iva Zaniccbi. Non ci andranno Stefano Tacconi, «il portiere della nazionale che non poteva mancare in Alleanza Nazionale», il tridente ChinagliaRossi-Carnevale, il comunque plurilaureato Pietro Mennea. Non ci andranno Giampiero Boniperti e Vittorio Cecchi Gori, uomini di calcio e di spettacolo, ma ormai anche di politica. Bocciati tutti, senza gloria. Per i vip, almeno, e per gli intellettuali come Lucio ViUari, Luciano Canfora e Tahar Ben Jelloun, la trombatura verso Strasburgo, che i boatos di ieri sera davano per più che probabile, non sarà un dramma, Forse. Come non lo sarà (sempre forse) per il nutrito drappello di parenti d'arte che gli elettori hanno ignorato: da Bobo Craxi a Giorgio Fanfani, da Maria Fida Moro a Isabella Rauti, passando per Maria Falcone o per la principessa Liliana De Curtis, figlia mastelliana, «ma indipendente», di Totò. Per i professionisti del voto, invece, lo stop è pesante da digerire. Per qualcuno, la sconfìtta potrebbe addirittura essere un'addio definitivo al mondo della politica: Gerardo Bianco, presidente di fronda nel ppi, immolato alla concorrenza di De Mita, dopo un pomeriggio passato a sfogare la sua rabbia contro la gestione Marini, ieri sera si diceva «stanco». E fortemente tentato di tornarsene alla sua vecchia cattedra di letteratura latina. «Tanto ormai nel partito mi hanno lasciato solo...». Ma l'elenco dei bocciati celebri è lungo: specie tra chi pensava di usare le Europee come un trampolino di rilancio: Irene Pivetti, neo presidentessa dell'Udeur, che l'altra sera era tornata in tv a parlare di politica, dopo i mesi trascorsi a presidere il «Processo di Biscardi» e la memorabile serata da Rispoli a cantare il «Piccolo grande amore» di Baglioni con il marito Brambilla. Valerio Zanone, già segretario dei liberali e sindaco di Torino, vittima di un'alleanza liberal-repubblicana con Giorgio La Malfa che ha portato a Strasburgo solo quest'ultimo, con un leggerissimo 0,5 per cento che non basta neppure per accedere ai fondi della nuova legge per il finanziamento ai partiti. Ugo Intuii, l'ex portavoce del vecchio psi, che non nascondeva il suo ottimismo, con i proclami sulla fine della «diaspora socialista» e gli obiettivi fissati intorno al 5 per cento. «Adesso dobbiamo l'are qualcosa - ripeteva ieri sera, smorzando gU entusiasmi del promosso Boselli -. Al¬ trimenti qui rischiamo di sparire per sempre...». Un «qualcosa», per intanto, la truppa dello Sdi è già riuscita a realizzarlo: la bocciatura di Intini si affianca al gran rientro di Claudio Martelli, che conquista al centro il secondo seggio socialista a Strasburgo. La cosidetta «società civile» ha trovato una strada difficile. Si salva solo Elena Paciotti, l'ex presidente dell'Associazione magistrati che ha fatto man bassa di voti in un Nordest sempre più lontano dalla Lega. In affanno i giornalisti, dove solo Demetrio Volcic e Lucio Manisco hanno la certezza di avercela fatta. Corrado Augias, ieri notte, aspettava i risultati ufficiali del Sud, più in ritardo del solito. Jas Gavronski, Livio Caputo e Massimo Riva sono tra i primi esclusi, con la fondata speranza che Berlusconi e Di Pietro riaprano la loro strada. Per le altre categorie è quasi una decimazione: promossi alla grande il filosofo Gianni Vattimo e l'industriale Mario Carraio, quasi due istituzioni a Torino e nel Veneto. Trombato pesantemente Carlo Madaro, il pretore che aveva sfidato la Bùidi sulla cura Di Bella e che, dopo lunga peregrinazione, si era accasato nel Ccd di Casini. Più che la fama dei media, insomma, questa volta hanno pesato i vecchi sistemi: vaste conoscenze e propaganda, magari sottoposti a un maquillage di modernità. E' il caso di Mario Mauro, numero due della Compagnia delle Opere e promotore della petizione sulla parità scolastica. Ha messo il suo nome sui finestrini di centinaia di auto: sconosciuto, o quasi, è finito terzo tra gli eletti di Forza Italia nel Nord Ovest. Non passano anche Boniperti, Cecchi Gori Giorgio Chinaglia Carnevale, ma pure ex leader come Pivetti e Zanone Successo per Martelli Exploit di Mario Mauro (Compagnia delle Opere) che ha tappezzato migliaia di auto con il suo nome Sconosciuto, o quasi, è il terzo eletto di FI nel Nord Ovest Da sinistra: il presidente del Ppi. Gerardo Bianco, e i sindaci di Palermo. Leoluca Orlando, e di Catania, Enzo Bianco. Qui sotto Gina Loliobngida. Sono stati tutti bocciati nella corsa all'Europarlamento. GLI 87 EURODEPUTATI ITALIANI DINI1 PPI4 DEMOCRATICir soi a Jpi VERDU t DS ,'l! IS BOMBO 7 » La popolare conduttrice televisiva Iva Zanicchi: non è stata eletta con Forza Italia