L'ultimo siluro di Starr
L'ultimo siluro di Starr Fallita lìncriminazione a Bill Clinton, il procuratore attacca la First Lady candidata a New York L'ultimo siluro di Starr Chiude con un rapporto contro Hillary Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON Si diceva da un pezzo che Konneth Starr stesse covando la sua rivincita nei confronti dei Clinton. Il chiasso della guerra aveva sommerso quel brusio. Ma ora cho la campagna in Kosovo sembra avviarsi alla fine e che la politica interna riprende il sopravvento, rispuntano come d'incanto i vecchi dossier del procuratore speciale. Questa volta, nel mirino dell'indomito Starr non non c'è più il Presidente bensì la First Lady. E il «rapportino» che ha intenzione di dare alle stampe - una piccola summa dello scandalo Whitewater e annessi - sembra fatto apposta per far inciampare Hillary Clinton proprio mentre lancia la sua campagna elettorale por il seggio senatoriale di New York. Cosa spinge Starr a muoversi proprio adesso? Il procuratore e ì suoi associati si preparano a chiudere finalmente i battenti dell'ufficio che dal 1994 si è dedicato a setacciare la vita dei Clinton. Dopo cinque anni di ricerche ossessive, pare che Starr abbia rinunciato definitivamonle ad incriminare i Clinton - in pratica non ha raccolto elementi sufficienti por giustificare un'azione giudiziaria. Ma il procuratore non ha voglia di defilarsi in silenzio. Così è ii,ita l'idea di compilare un lungo elenco dei pasticci compiuti dalla First Lady nell'ambito di alcuni investimenti immobiliari in Arkansas - pasticci che Sturr continua a ritenere loschi. Il procuratore rimane anche convinto che Hillary abbia testimoniato il falso durante la sua deposizione giurata nell'ambito della vicenda Whitewater, Chi ha letto il rapporto di Starr assicura che le accuse contro la First Lady sono «feroci». Il Paese, è vero, ne ha fin sopra i capelli di Starr e delle sue indagini. Ma la mossa del procuratore non può certo far piacere a Hillary, se non altro perché riporta all'attenzione degli americani il passato poco chiaro dei Clinton proprio mentre lei cerca di aprirsi una strada sua, separata da quella del marito. Molti si chiedono - a quanto pare anello nell'entourage di Starr - se sia daworo legittimo per un procuratore pubblicare un rapporto denigratorio nei confronti della First Lady in assenza di un'incriminuzìone. Ma sembra che Starr sia sordo a queste considerazioni, che il suo odio per i Clinton sia pari all'odio che loro hanno por lui. E certamente quest'ultima mossa del procuratore non farà che alimonture la convinzione profonda di Bill o Hillary di essere stati vittime di una persecuzione da parte di Sturr. Lo stesso stato d'animo emerge con chiurezza nell'ultimo libro di Bob Woodward, «Shadow: Pive Presidonts and the Legacy of Watergate», cho uscirà tra breve e di cui il Washington Post ha pubblicato ieri ampi stralci (Bob Woodward svelò assiemo a Cari Bernstein lo scandalo Watergate ed è uno dui giornalisti più rispettati e tonimi a Washington). «Quel tizio è in missione por farmi fuori», si lamenta un Clinton esasperato. Ma il libro di Woodward mette anche in risalta l'isolamento profondo cui le sue bugie, più che le indagini di Starr, lo hanno portato. Nemmeno al suo avvocato Robert Bennett, l'uomo di fiducia che lo doveva difendere dagli attacchi del procuratore, Clinton riusciva a dire la verità. «Questa è una prigione», gli disse riferendosi alla Casa Bianca. E per quanto riguarda le donne «mi sono ritirato, ini sono messo in pensione». Non gli disse di Monica Lewinsky nemmeno quando stava per essere interrogato sotto giuramento nel gennaio del 1997. Il libro di Woodward, così come il rapporto di Starr, riportano sotto i riflettori il passato dei Clinton proprio mentre cercano di liberarsene. E chi rischia di più, questa volta, è Hillary. I suoi collaboratori che preparano la campagna elettorale a New York confidano nello «scandal fatigue», nella stanchezza che gli americani provano per gli scandali degli anni passati. Ma Woodward e Starr, ognuno a suo modo, rischia di alimentare la «Clinton fatigue», la stanchezza che gli americani provano per gli inquilini della Casa Bianca. E questa, sì, potrebbe complicare i progetti elettorali della First Lady. Nel dossier le presunte responsabilità della moglie del Presidente per il Whitewater Un libro di Woodward racconta la Casa Bianca sotto pressione durante le indagini Nella foto grande la First Lady Hillary Clinton e qui sotto il procuratore speciale Kenneth Starr
Luoghi citati: Arkansas, Kosovo, New York, Washington
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