Schlesinger: dalla guerra il battesimo dell'Ue politica

Schlesinger: dalla guerra il battesimo dell'Ue politica Schlesinger: dalla guerra il battesimo dell'Ue politica Fernando Mazzetti ln^7ÒERW)¥BÌÒ~" Professor Schlesinger, se domani da storico dovesse ricostruire la guerra della Nato appena conclusasi contro la Jugoslavia, quale significato ne metterebbe in risalto? «Considererei questa guerra come il momento fondante dell Europa politica. Il 1999 è stato sul piano economico l'anno dell'Euro, ed entrerà nella storia anche per l'unità politica del continente. Sul piano politico questa guerra è importante quanto e più dell'euro. I Paesi europei si sono messi insieme per una campagna militare contro la pulizia etnica, per l'affermazione dei diritti umani. E' un nuovo spirito politico. Il successo della Nato, in cui gli europei hanno avuto un grande ruolo, avrà forte effetto nell'aumentare il senso di fiducia per un agire comune e imitano. Con la campagna per il Kosovo seguita alla creazione dell'euro, l'Europa assume una nuova dimensione». Studioso dell'età di Roosevelt e della presidenza Kennedy, Arthur Schlesinger, a 81 anni venerabile guru della storiografia americana, è a Villa d'Este per il convegno del Consiglio per le~ relazioni fra Italia c Stati Uniti. Dalla campagna per il Kosovo estrae, appunto, l'aspetto di unità politica europea in parallelo con l'Euro. Ma non ignora certo l'agire della presidenza Clinton. Come lo giudica? «Clinton è un uomo fortunato, prestigiatore di prima classe, capace di venir fuori da ogni situazione difficile. Se lo si buttasse in mare legato e chiuso in un baule, riuscirebbe a slegarsi, aprire e tornare a galla. Fu un errore per lui proclamare all'inizio che non avrebbe mandato truppe per operazioni sul terreno: si privava di un elemento di pressione». Nell'accordo raggiunto vi sono punti che a RambouiUet erano stati rifiutati a Milosevic, come il futuro del Kosovo nell'ambito della Jugoslavia, senza referendum per l'indipendenza. 0 come le forze Nato sotto egida Onu, che a RambouiUet era esclusa. «E' vero, non tutti gli scopi della campagna sono stati raggiunti. Viviamo in un mondo imperfetto. Ma gli obiettivi principali, cioè stop ai massacri e alla pulizia etnica, sì, sono stati raggiunti. Adesso c'è la complicazione coi russi, che hanno voluto mostrare di essere tra i grandi-giocatori, ma Clinton saprà risolverla. Una soluzione certa nell'area non sarà però possibile finché Milosevic non esce di scena. I serbi prima o poi capiranno che il peso di Milosevic à troppo grande da portare», il complesso meccanismo per l'accordo è finito col consegnare ai cinesi le sorti del negoziato. Sarebbe bastato il loro veto all'Orni per bloccare tutto. «E' stato rischioso dare ai cinesi le chiavi dell'intesa, ma solo fino a un certo punto. Non avrebbero potuto mettere il veto. Sarebbero divenuti loro responsabili della continuazione della guerra, dei bombardamenti, della pulizia etnica, non avevano alternative». Questa riunione del Consiglio per le relazioni fra Italia e Stati Uniti, da tempo stabilita, si svolge dopo una guerra in cui Roma ha avuto un certo ruolo. E' cambiato qualcosa nella visione americana dell'Italia? «E' aumentato il livello di fiducia di cui gode l'Italia. C'era a Washington una certa preoccupazione,, non tanto, verso il vostro governo, avendo D'Alema fatto un'ottima impressione, ma per la situazione politica interna. Si era consapevli dell'amarezza italiana per come i nostri militari hanno gestito la tragedia del Cermis. L'Italia, invece, è stato un alleato solido, e con gli altri Paesi europei ha contribuito a quest'opera di unificazione politica del continente». Lo storico americano Arthur Schlesinger