Cè un nemico comune: l'astensionismo

Cè un nemico comune: l'astensionismo Due incognite nei Poli: avranno successo l'Asinelio di Prodi-Di Pietro e l'alleanza Fini-Segni? Cè un nemico comune: l'astensionismo Sfida per l'Europa con un occhio alfuturo del governo Astensionismo. Il tema delle eie-. zioni di oggi, dopo il risicato flop del referendum, è ancora questo. Sondaggi e dati ufficiali (gli italiani ali estero hanno votato ieri, con percentuali di adesione sconfortanti) non portano all'ottimismo. E la complicazione dei tre distinti sistemi elettorali per Europee, Provinciali e Comunali - per non contare l'appuntamento con il voto regionale che coinvolge la sola Sardegna - sembra fatta apposta per confondere le idee agli elettori. Quasi come i temi '(nazionali» della campagna elettorale per le Europee, percepita da molti come una sorta di esame di riparazione per governo e opposizione. L'unico punto che accomuna tutti gli elettori chiamati è l'orario dei seggi, aperti ovunque dalle 6,30 alle 22. Gli elettori per le Europee sono 49 milioni 200 mila, quelli chiamati anche "alle amministrative circa 36 milioni: si vota per 67 province e 4623 Comuni, tra cui 28 capoluoghi di provincia. I ballottaggi, dove servono, si terranno domenica 27. POLI mm, MA SOLO UN PO'. Per le europee si vota con il sistema proporzionale, con l'elettore chiamato a indicare sia il partito sia i candidati di Usta che preferisce. Per comunali e provinciali si usa invece il maggioritario: di qui la campagna elettorale vagamente schizofrenica che abbiamo vissuto, con i partiti delle due coalizioni aspramente divisi nella corsa verso Bruxelles, ma di nuovo uniti nei comizi a sostegno dei candidati locali. SFIDE E DUELLI. L'attenzione dei partiti è concentrata sul voto europeo, l'ideale per misurare i rapporti e per valutare la forza dei partiti che esordiscono: dai mastelliani ai dipietristi. La grande sfida, peraltro non raccolta, è quella lanciata da Silvio Berlusconi: se il centro-sinistra non raggiunge il 40 per cento, «D'Alema avrebbe il dovere morale di andarsene». Ma sarà interessante valutare i duelli interni ai due schieramenti, specie nella maggioranza, dove l'incognita riguarda soprattutto l'Asinelio di Prodi, Rutelli & Di Pietro, che in campagna elettorale non ha risparmiato gli affondi a popolari e diessini. Sull'altro versante, la novità è l'alleanza tra Gianfranco Fini e Mario Segni. Il leader referendario ha portato con sé, sotto le insegne dell'Elefantino, anche l'ex ala radicale di Forza Italia, da Marco Taradash a Peppino Cai derisi. E pure qui non sono mancati gli scontri. Infine Emma Bonino, nuovo nome-simbolo dei pannelliani: autocandidata al Quirinale, ma con il sostegno di migliaia di firme, la Bonino potrebbe catalizzare il voto degli scontenti. Almeno di quelli che non sceglieranno di protestare restandosene a casa. SOUNSI E CAM Pi OHI. I seggi che il Parlamento europeo assegna all'Italia sono 87. Tra questi troveranno spazio tutti i nostri leader di partito, che per lo più si sono candidati come capilista in tutte e cinque le circoscrizioni di voto. Due sole le eccezioni, entrambe nelle isole: Gianfranco Firn ha lasciato a Mario Segni il numero 1 della lista nata dall'alleanza tra An e il Patto. Walter Veltroni ha fatto lo stesso con Claudio Fava. Tra gli 87, ma non sarà facile, potrebbe guadagnarsi un posto anche qualcuno dei «bei nomi» di sport, spettacolo e cultura che hanno deciso di mettersi in gara: da Iva Zanicchi (Forza Italia) a Giorgione Chinaglia (ppi), da Gina Lollobrigida (democratici) a Mino Damato (An), da Reinhold Messner (verdi) al pretore Carlo Madaro (ccd). IE PAROLE. Dopo la figuraccia televisiva della notte del referendum, la parola d'ordine di fronte al voto di oggi è «prudenza». I primi commenti saranno affidati alle seconde schiere. I big si faranno vivi solo a tarda notte, quando i risultati avranno assunto un connotato più preciso: allo speciale televisivo del Tgl sono comunque annunciati quattro leader di partito: Pierferdinando Casmi, Enrico Boselli, Luigi Manconi e Fausto Bertinotti. Più, ma la cosa è molto incerta, Antonio Di Pietro. Gianfranco Fini, Umberto Bossi, Clemente Mastella - hanno già annunciato l'intenzione di seguire l'andamento del voto da casa. Lo stesso hanno fatto Romano Prodi e Silvio Berlusconi, senza perlatro escludere la possibilità di scendere a Roma, in caso di un risultato particolarmente significativo. Ig. tib.) Per i commenti dei «big» sarà necessario attendere risultati precisi: nessuno vuole rischiare dopo la figuraccia della notte del referendum

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