Il primo passo di Giorgio II

Il primo passo di Giorgio II Il CANDIDATO PrU* AMATO DAI REPUBBLICANI Il primo passo di Giorgio II Con Bush Jr nello Iowa, via alla campagna reportage Gabrio!» Romagnoli inviato a CEDAR RAPIDS IORGIOII ha cominciato ■ ■■la sua marcia per la ri- conquista del trono usurpato. In una mattina di sole dopo la tempesta, un'auto color sabbia si è fermata davanti a una baracca sulla Decima Strada Nord-Ovest di Cedar Rapids, Iowa, dove un gruppo di volontari cristiani raccoglie abiti per i poveri, e ne è sceso lo stivaletto texano di un uomo con la giacca blu spiegazzata e il sorriso ben stirato: «Ciao! Sono George W!». Otto anni dopo, con quel semplice passo, un altro Bush è arrivato alla soglia della Casa Bianca. Solo che il padre era su quella dell'uscita posteriore e questo sta saldo all'ingresso principale, in attesa che gli aprano la porta. Intorno, nelle vaste pianure dell'Iowa, dove c'è spazio per tutti, ronzano fastidiosi moscerini, ognuno dei quali fa quel che può: Elizabeth Dole, per convincere il marito che fa sul serio, ha parlato alla Fiera del Maiale, definendo gli agricoltori,, in un crescendo di entusiasmo «la spina dorsale, che dico, il cuore, che dico, l'anima di questo paese»; John Kasich ha sepolto personalmente il cane che una sua sostenitrice aveva investito, nella fretta di andare a comprare i limoni per il barbecue; Laihar Alexander ha offerto invano hamburger ai reporter disposti a seguirlo; Dan Quayle, Steve Forbes e Gary Bauer sono dispersi da qualche parte, tra Des Moines e i campi di sorgo, arringando capre e cavoli, assicurando, a se stessi, che la corsa à ancora lunga e Giorgio II non ha ereditato la candidatura repubblicana del 2000. Hanno, perfino, la loro parte di ragione. La corsa è lunga, chiunque può inciampare, anche quest'uomo che parte con anni luce di vantaggio sugli avversari. Verranno, anche per lui, i giorni difficili del fango in faccia e dei colpi sotto la cultura. Giacche stirate e sorrisi sgualciti. Politica vera, quando sarà il candidato della riforma fiscale, l'alfiere di una diversa Iiolitica estera, il paladino della otta al crimine. Adesso, mentre scende dall'auto, è un uomo votato alla più lunga fatica che un'ambizione richieda come forma di pagamento: una collana di mesi passati a sorridere, parlare, mentire, interessarsi, abbracciare, dare, a ogni singola persona di questo Paese, l'impressione di essere lì per lui o per lei. Questo insegna il manuale del perfetto candidato: va incontro a tutti, dal primo all'ultimo, chiunque siano. A Cedar Rapids, il primo sono io. Non avendo viaggiato con la comiti¬ va dei giornalisti americani al seguito, sto sul selciato con i bravi cittadini del quartiere. Probabilmente perchè sono il più alto, George W. mi viene incontro sparato a mano tesa. «Come va, qui nell'Iowa?». «Bene, ma sono italiano». «Ottimo, mia figlia è a Roma, ha telefonato stamattina, tempo stupendo». Il manuale aggiunge di trovare qualche punto in comune con chiunque, dal primo all'ultimo. Per cui l'uomo in marcia verso la Casa Bianca si sofferma sulla mia guancia sinistra, congenitamente più1 grossa della destra e dice, in perfetto spagnolo per avvicinarsi ulteriormente: «Stai masticando tabacco eh? Anche a me piace molto, cose da uomini». Fossi il sindaco del rione messicano, sarebbe la prima gaffe. Invece mi dà cinque con la mano aperta e procede inanellando altre perle. Una donna gli ricorda: «Ci siamo già visti, sono venuta alla Casa Bianca dieci anni fa». Giorgio II: «Mi ricordo di esserci stato anch'io». «Mia nipote suonò il violino, quella volta». «Ottimo, è tempo di riascoltare la buona vecchia musica». Poi le prende la macchina fotografica, la dà a un'assistente e si fa riprendere abbracciato a lei e a una monumentale nera di nome Ruby. Decine di microfoni e telecamere li circondano. Questo non sembra il debutto di un candidato, ma il passaggio di un presidente. Giorgio II ha raccolto undici volte più denaro di ognj. suo rivale; nei, sondaggi è davanti « qualsiasi Repubblicano o democratico; ha costretto Gore ad anticipare di tre mesi l'avvio della sua campagna; ha la vittoria in mano, come suo padre nove mesi mesi prima che Clinton lo spodestasse. Sembra meno predisposto alla fregatura. Da Clinton ha imparato l'arte del mimetismo. Prima di avere un'opinione, aspetta il vento e poi lo segue. Sta opportunisticamente virando sul controllo delle armi. Si mantiene fermo contro l'aborto. Non si è sbilanciato sulla riduzione delle tasse per non doversi clamorosamente smentire come suo padre. Sulla guerra in Kosovo ha «disertato», salvo chiamare i kosovari «kosovisti» e i greci «grechi», dimostrando di avere studiato con Dan Quayle. Sull'impeachment si è espresso per la prima volta tre giorni fa, quando nessuna presa di posizione poteva più danneggiarlo. Ha inventato il «compassionate conservatism», una formula vaga che ha l'effetto di spostare il partito al centro] dovè ;Clmte6n aveva parcheggiato con successo i democratici. Non significa granché, ma funziona alla grande. Tanto che la Dole si è inventata il «corageous conservatism», facendo la figura di una che compra le borse Louis Vuitton a Chinatown. Sorridente, in mezzo a una stanza stracolma di abiti usati, Giorgio lì loda il lavoro dei volontari e dice: «Voi siete l'eser¬ cito della solidarietà, voi ne siete gli ufficiali e io mi arruolo come soldato semplice». Abbraccia un biondino di nome Tony. Riabbraccia l'immensa Ruby: «Non ce la fai a stare lontana da me, vero? Ti mancavo, bambina?». Cammina. Risale in auto. Lo portano a tenere un discorso. Il podio è circondato da balle dì fieno. Il candidato repubblicano al Congresso, Jim Nussle, lo presenta cantando un'intera ballata rurale. Giorgio II esordisce: «Mia moglie mi ha detto: non provare a sembrare affascinante o intelligente, sii te stesso». Tira uiia frecciata a Clinton («Non userò la presidenza come uno specchio dei sondaggi»), una a Gore («Io ho lavorato, non ho inventato Internet»), una alla Dole («Non è ancora tempo di farsi scrivere programmi in dieci punti»). Riesuma il sogno americano (anche in versione ispanica) e spara su nemici generici come la droga e l'ignoranza. Proclama: «Se mi candido, lo faccibJper'vìncéré». iiV Nello stesso momento, Elizabeth Dole spalma gelati a Marion City; John Kasich viaggia verso un altro barbecue (attenti al cane); Forbes, Alexander e Bauer sono oggetto di avvistamento da parte di ufologi; Al Gore^cerca la via di casa, nel Tennessee, dove debutterà mercoledì. Dalle strade dell'Iowa, Giorgio II gli ha già alzato polvere. O accelera o se la mangia. Tiene un discorso su un palco circondato da balle di fieno «Mia moglie mi ha detto: non cercare di sembrare più affascinante o intelligente Sii semplicemente te stesso» A Cedar Rapids va incontro alla gente con la mano tesa. Mi passa accanto, scambia qualche battuta disastrosa, poi mi dà cinque e si mette a parlare con una donna: a tutti deve dare l'impressione d'essere lì per loro Il governatore del Texas George W. Bush insieme alla moglie Laura Bush Jr ha cominciato ieri una campagna elettorale che lo vede grande favorito Sotto Elizabeth Dote anche lei a caccia della candidatura repubblicana alla Casa Bianca

Luoghi citati: Des Moines, Iowa, Kosovo, Roma, Tennessee, Texas