Tirano, il nemico è la sete

Tirano, il nemico è la sete E nei campi profughi è allarme rosso per il rischio epidemie Tirano, il nemico è la sete L'acqua razionata arriva solo di notte Vincenzo Tassandoli Inviato a TIRANA Un brontolio nei tubi arrugginiti, prima sordo, subito più forte, ò la sveglia, tutti i giorni alle 5, un'ossessione. Ma non si può far fìnta di niente, bisogna correre a raccogliere una, se va bene, due bottiglie d'acqua. Porse la sete non finirà mai, neppure ora che c'è il nuovo acquedotto di Bovilla, pagato con denaro italiano. Mirella Muca trascina umiche e bottiglie: mezz'ora, forse meno, per fare la scorta, altrimenti si deve aspettare l'indomani. Lei ha 21 anni, studentessa di matematica, abita al terzo piano in Gelimi Suil'n, quartiere Lagia 2, zona orientale di Tirana, vicino alla cittadella ospedaliera: è una fortunata. Lo è meno Petrit Duqa, 46 anni, insegnante, appartamento al terzo piano in A. Kastemi, a due passi dal ministero degli Esteri e a quattro da quello della Sanità, dall'altra parte del Lana, il fetido canale chiamato fiume che taglia in due la città: per lui la sveglia arriva alle 3. Prendere o lasciare: ma come si fa, a lasciare? Dietro l'aeroporto vecchio, quello dove sono rimasti sei biplani che non voleranno più perché qualcuno ha cancellato la pista, c'è il convento dei Gesuiti: ha il deposito per l'acqua e l'autoclave, quasi un segno, come se davvero si fosse più vicini al cielo. L'acqua arriva solo di notte, razionata e senza pressione, così chi vive nei piani alti è costretto a correre per antiche scale con bottiglioni e tuniche. E chi è sfortunato, deve percorrere un chilometro, a volte due, per raggiungere il luogo di distribuzione. L'acquedotto decrepito e l'inatteso aumento del numero di abitanti venivano indicati come le principali ragioni del disastro. Da allora la situazione è peggiorata, perché il vecchio e malandato acquedotto, ideato per 200 mila per- sone, si è trovato a fronteggiare le esigenze di almeno 600 mila. «E' vero: il selvaggio sviluppo demografico degli ultimi cinque-sei anni ha provocato una situazione molto seria. Perché la rete pianificata dai comunisti bastava appena e ora è un disastro», osserva il dottor Petrit Vargu. L'acquedotto di Tirana, che risale agli anni Cinquanta, è intrecciato con quello costruito anteguerra dagli italiani; le perdite dalla sorgente al rubinetto di casa, oscillano fra il 20 e 0 40 per cento con punte fino al 70, sottolinea il dottor Jorgo Kosta, per anni responsabile del settore malattie infettive al ministero della Sanità, in allarme perenne perché in città ci sono gastroenteriti, si teme la febbre tifoide e nessuno dimentica il colera che nel '94 gettò il Paese nella paura e fece 25 morti. Un rischio che nei campi profughi è purtroppo ancora più grave. I tubi dell'acqua potabile e quelli delle fognature, tutti decrepiti e afflitti da preoccupanti perdite, osserva il dottor Kosta, «sono una bomba sotterranea». S'incrociano almeno 20 mila volte, inutile, sottolineare i rischi di inquinamento. Del resto, ci sono solo una ventina di punti di controllo e non esistono i manometri: ogni controllo viene fatto a mano e se si verifica una perdita lontano dal punto di sorveglianza, pazienza. «Disinfettare l'acqua, aggiungere il cloro e mantenere una vigilanza quotidiana sono i problemi più difficili. Uniti alla mancanza di denaro, perché lo Stato ha sempre stanziato poco per questo settore», Quel è la zona più a rischio? Per lunghi perìodi il quartiere numero 10, dove abita Agi m Shehi, igienista al ministero, sembra un deserto. Ma il peggio è altrove: «Al numero 6, a Kombinat, è allarme rosso: l'acqua manca da sempre e se per caso arriva, è priva di cloro». E' vero che in anni passati, in un'era politica remota, l'acqua veniva distribuita tre volte e che nessuno protestava: allora non era lecito protestare. L'anno scorso, il giorno di San Benedetto, l'I 1 luglio, hanno fatto festa granilo per l'inaugurazione dell'acquedotto di Boville, costato. dicono, 35-36 miliardi, denaro gestito dalla cooperazizone. Un'opera faraonica completa di diga alta 80 metri e un invaso da 80 milioni di metri cubi. Con il suo tubo che scende dal fianco del monte Dajti, il serbatoio in cemento per 30 mila metri cubi e i suoi canali, nelle speranze avrebbe doluto risolvere i mille problemi della città. Ma la gente aspetta ancora. La costruzione ha avuto un iter tormentato: la sommossa dello scorso anno, bombe, come ricordava Arben. Zaini, del ministero delle Costruzioni, direttore dei lavori per la parte albanese, l'ostinazione di alcuni abitanti: «Quelli di tre frazioni, Zallmner, Bulshesh e Bruz, in tutto 600 famiglie, non intendeva- ■ no spostarsi». Ma i guai per Tirana non erano soltanto quelle famiglie cocciute. A succhiare acqua, come sottolineava Zaini, rimangono «i 2 mila chioschi o piccoli bar abusivi» sorti come funghi nel parco ai margini del Block, il quartiere proibito, di villette dove ai tempi di Enver Hoxha vivevano quelli della nomenklatura. Nodo enorme, quello dell'acqua: in Albania, avverte, si contano 48 aziende idriche: quattro con il bilancio in attivo, il resto in rosso. Dunque, il tormento della sete non si placa, anche se l'Albania ò ricca d'acqua. Possiede pure molte altre cose, ma quello che si vede, oggi come «da sempre», sono le troppe piaghe. E in molte zone della capitale l'acqua arriva solo di notte e si vive sempre nello stesso incubo. L'acqua non è gratuita ma ha un costo irrisorio: a forfait, 20 leke a persona, 200 lire, l'ottava parte del prezzo di un giornale; per l'energia elettrica si spende di più: 8 leke a kilowatt. Tuttavia nessuno si fa illusioni su quanto possa incassare l'azienda dell'acquedotto, come del resto quella per l'energia elettrica. Poiché molti si arrangiano innestando piccoli collettori privati nei tubi dell'acqua e allacciandosi abusivamente ai fili della luce. Ma forse, chissà quando, l'acqua arriverà. Nell'attesa, chi è nel business delle acque minerali arricchisce e Mirella Muca aspetta la sveglia per correre giù per le buie scale. Nei campi profughi sovraffollati le condizioni igieniche sono molto a) di sotto del limite di guardia

Persone citate: Arben, Block, Enver Hoxha, Mirella Muca, Petrit, Petrit Vargu, Shehi, Zaini

Luoghi citati: Albania, Tirana