lampo di guerra fredda sul Kosovo di Francesco Grignetti

lampo di guerra fredda sul Kosovo Nel pomeriggio il primo allarme: partono subito gli elicotteri inglesi, ma poi rientrano lampo di guerra fredda sul Kosovo / russi entrano a Pristina Francesco Grignetti inviato a SKOPJE Ore 14, Massimo D'Alema, lasciati i bersaglieri, è fermo a parlare con i giornalisti. Un consigliere gli si avvicina e gli dice a mezza voce: «Sono entrati i pruni reparti». D'Alema annuisce. Un grappalo di elicotteri inglesi sorvola la zona a tutta velocità. Sembra davvero scoccata i'sinvasione» del Kosovo. Invece è un'altra cosa : è 1 a tappa più plateale di una pericolosa corsa tra russi e Nato. Ma nella notte la tensione torna altissima: la tv Usa Cnn annuncia rùtgres3o della prima colonna corazzata russa a Pristina e parla di arrivo trionfale fra gli applausi della folla. Una pericolosa escalation, dopo che già l'episodio del pomeriggio aveva fatto correre la mente alla Seconda guerra mondiale, alla marcia verso Berlino o verso Vienna per mettere la bandiera sulla città. Come dimenticare l'accelerazione della colonna corazzata del generale Patton, nel 1945, attraverso la Germania devastata, per arrivare al bunker di Hitler? Quella corsa fu poi vinta dall'Armata Rossa, che mise la sua bandiera sulle macerie del Reichstag. E gli americani si dovettero accontentare della storica stretta di mano sul fiume Elba. Dove poi calò la cortina di ferro. E già si teme una cosa del genere in Kosovo, se i russi si posizionassero nelle zone a popolazione serba, quelle del Nord, le più vicine a Belgrado, dove già all'inizio delle guerra si ventilava una minisecessione dal resto della provincia. Non a caso, da settimane si parla di trattative per decidere l'area di competenza per i russi nell'ambito della Kfor. Anche adesso, insomma, cinquanta armi dopo Patton, ma a parti invertite, i russi hanno scatenato una corsa come quella. Vogliono mettere la loro bandiera - che non è più quella sovietica, ma del nuovo zar Boris Eltsin - sui municipi del Kosovo del Nord e su Pristina. Per questo, motivo a Mosca i ministri della Difesa, Igor,Sergbeiflv, a degli Esteri, Igor Ivanov, hanno dato l'ordine di partire. E le loro truppe, normalmente di stanza in Bosnia, sono scattate. La colonna di mezzi corazzati era partita dalla Bosnia al mattino, ^alla propria area di competenza, senza avvisare nessuno, i comandanti russi hanno varcato la frontiera con la Serbia - che naturalmente fa di tutto per favorire questa corsa - e si sono diretti verso Nis, città meridionale della Serbia, cento chilometri a Nord del Kosovo. In senso opposto venivano colonne dell'esercito jugoslavo in ritirata e profughi serbi che temevano di diventare gli albanesi di turno. Gli inglési, che non se l'aspettavano, ci sono restati malissimo. Specie il generale Michael Jackson, che aveva già prospettato l'idea di scendere con i suoi paracadutisti a Pristina dal cielo. E che sta facendo addestrare le cornamuse per la sfilata della vittoria da un mese. Fino a quel momento, comunque, si trattava di una corsa terrestre. Le colorme corazzate russe avrebbero impiegato almeno una giornata per attraversare un territorio senza ponti e con le strade devastate dai bombardamenti. La Nato quindi calcolava che avrebbe potuto prendere con comodo le contromisure. La seconda vera «sorpresa» è arrivata alle undici del mattino, quando la Nato è venuta a sapere che a Mosca erano pronti sulle piste numerosi aerei da carico. Velivoli zeppi di paracadutisti per sbarcare a Pristina e Pec. E' stato a quel punto che il comando Nato ha deciso le maniere forti. L'ordine è partito: se lo fanno i russi, anche i paracadutisti inglesi voleranno a Pristina. Ed erano appunto quegli stessi elicotteri che il presidente del Consiglio italiano ha visto decollare all'ora di pranzo. . Per fortuna, però, almeno in un primo momento, questa pazza corsa a «conquistare» il capoluogo del Kosovo è stata fermata. Riprendevano i colloqui a Mosca con l'inviato speciale americano, Strobe TaLbott. E gli inglesi - secondo indiscrezioni da Londra orano partiti alla volta di Pristina reparti d'elite con l'ordine di sparare sui russi se avessero davvero provato ad atterrare - si fermavano alla frontiera. Solo a sera, la situazione si è calmata, prima dell'ennesima svolta. Nei dintorni di Blace, inoltre, il posto di frontiera ormai famoso nel mondo por gli arrivi in massa dei profughi, per tutto il pomerìggio i prati sono stati coperti di gigante- sdii elicotteri, attorniati da soldati con lo zaino in spalla e il fucile tra le braccia. In attesa di ordini. Lo stato di allerta è durato fino alle 21. Nel pomeriggio, intanto, intomo alle 17, un comunicato ufficiale della Nato ha smentito che reparti inglesi siano mai entrati in Kosovo. Ma il perìcolo di un «confronto» militare tra soldati della Nato e della Russia - un episodio che ha fatto rivivere il peggiore clima della guerra fredda - non era assolutamente smentibile. Era 11, sotto gli occhi di tutti, palpabile, concreto. La mossa a sorpresa dei russi ha indubbiamente cambiato i piani della Nato. Quell'ingresso in Kosovo che era stato pianificato in tutti i particolari, e che avrebbe comportato diversi giorni di spostamenti, è stato accelerato al massimo. In serata, il viceministro degli Esteri serbo Vujovic aveva detto che i russi sa¬ rebbero arrivati oggi a Pristina da Nord e i soldati della Nato da Sud: contemporaneamente. Ma anche il terzo incomodo di questa gara, l'Orni, ha deciso di accelerare i tempi, immediatamente dopo la prima testa di ponte inglese, infatti, era previsto un convoglio di cinquanta vetture delle Nazioni Unite. f Automezzi carichi di cibo, coperte, medicinali che le varie agenzie umanitarie dei l'Onu (U nicef. Pam, Acnur più organizzazioni non governative di medici) avevano fortemente voluto. Un modo per segnalare al mondo che l'ingresso in Kosovo non era solo una «invasione» di soldati, ma anche una operazione umanitaria. «Però a questo punto, vista la corsa che s'è innescata tra russi e Nato, e visto che i tempi stanno strìngendo, penso che dovremo accelerare anche noi», dice l'inviato speciale dell'Onu, Staffali De Mistura, piombato a Skopje da Tirana nel tardo pomeriggio. Mentre le truppe jugoslave si ritirano compaiono le prime colonne di profughi serbi che temono la vendetta albanese Tra i militari del contingente di pace si è scatenata una gara a chi arriva prima: ricorda la corsa a Berlino del 1945 GLI AMICI-NEMICI OGGI A PRISTINA meM Inglesi, tedeschi, frantosi, italiani e americani entrano invece nel Kosovo dal posto di frontiera macedone di Biotti f Autommedicnitari i :'/\ m È'M. i W i A sinistra Arrivano I russi Un soldato cammina con la bandiera del suo Paese vicino a un convoglio di blindati attraverso Il villaggio serbo di Simanovci, a 15 chilometri da Belgrado AjEf*- - Arrivano gli inglesi Un contingente britannici In marcia attraverso i campi al confina tra Macedonia e Kosovo Saranno loro le avanguardie delle truppe Nato, I primi a entrare i in Kosovo