Lubrano e Rigoletto, la fiction non l'ha inventata la televisione

Lubrano e Rigoletto, la fiction non l'ha inventata la televisione Lubrano e Rigoletto, la fiction non l'ha inventata la televisione Asentirli raccontare, i libretti d'opera di cui tanto si sparla, di cui si è sempre sottolineata la superficialità e la rozzézza, non sono mica cosi assurdi. «Cortigiani, vii razza dannata», grida Rigoletto dopo che gli hanno rapito la figlia, mentre si stanno per scatenare vendette, ipocrisie, tradimenti incrociati. Tutto persino realistico. Non soltanto la telenovela si può paragonare al melodramma, ma anche gli sceneggiati tipo «Commesse» o «Medico in famiglia», che però non devono essere ansiogeni, fornendo quindi un finale in rosa. La lirica predili- Se invece le tinte fosche. Ce ne a dato una conferma Antonio Lubrano con «All'opera», programma, rigorosamente di seconda serata, che ha debuttato su Raiuno con una puntata su Rigoletto. Così il giornalista è passato dall'Italia dei tranelli, ai telegiornali di Tmc, al belcanto. Significativo che la tragedia di Verdi sia andata in onda dopo il «Porta a porta» di Bruno Vespa con Ferraio e Etone. Se c'era Rigoletto, di te a due persone condan- Alessandra Corri azzi nate per avergli ucciso la figlia, e -pagate dalla tv per comparire, avrebbe usato la spada. In diretta. Chissà che ascolto. Da un vecchio palco della Scala, Lubrano raccontava dunque l'opera, nella versione diretta dal maestro Muti. Stava seduto tra i velluti rossi, in giacca e cravatta, mentre Alessandro Baricco, che di lirica, di arie e di questioni musicali trattava in «L'amore è un dardo», Maitre di Angelo Guglielmi, ne parlava cammin andò (pare che in questo modo l'attenzione del pubblico sia maggiormente attirata), in camicia, e con le maniche rimboccate. Poi c'è un altra trasmissione, sempre di Raitre, deliziosa, che si occupa della spinosa questione musicale in tv: è «Prima della prima», dove si racconta non soltanto l'opera, ma anche il suo allestimento. Attraverso le prove, talvolta più divertenti del lavoro finito, si spiegano le ragioni e le scelte di un regista, di un cantante. Lubrano invece si limita a divulgare la trama di Rigoletto, rendendola meno ridicola, persino più vicina alla realtà. Al Regio di Torino è di scena «Traviata», altro grande piatto verdiano. Tutte le recite sono esaurite, non si trova più un posto. Vuol dire che ci sono 23 mila persone che si sono prese la briga di cercare il biglietto, pagarlo, anche caro, e che usciranno poi di casa, abbandonando la tv, per entrare in un teatro. Sono poche, 23 mila persone solo in un mese e solo in una città? Sono poche se paragonate alle quantità televisive. Ma sono molte in assoluto, e potevano essere molte di più. E' sempre positivo che Raiuno, con tutta la sua vocazione tradizionale, ufficiale, familiare, si accorga delle esigenze dei telespettatori. Ancora un piccolo sforzo, e vedrete che riuscirete a trovare anche il Lubrano, o l'Angela, del teatro, per dirne un'altra. A proposito di teatro: ieri Raidue ha ricordato Ernesto Calindri con «Gigi». Trasmesso dopo quel brutto prodotto che è purtroppo «Carvalho» Peccato. Il

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