Una trappola mortale la discesa sul fiume

Una trappola mortale la discesa sul fiume Sciagura in Alto Adige: 2 vittime e 3 feriti Una trappola mortale la discesa sul fiume La corrente ha travolto il gommone sul quale si trovavano i turisti ceki BOLZANO Erano partiti in 35 nella notte dalla zona di Praga, doveva essere una giornata di divertimento, una pazza discesa in gommone nelle acque dell'Isarco, una delle mete tradizionali del rafting, sport tra i più praticati nella Repubblica ceca. Invece la gita si è trasformata in tragedia, con due morti e tre donne ferite gravi. Josef Ptacek, 30 anni, racconta: «Era andato tutto bene fino alle porte di Fortezza, poi all'improvviso il fiume è diventato mono insidioso, gran parte di noi non conosceva bene questa zona. Eravamo sui 7 gommoni che avevamo portato nel carrello dietro il bus. La corrente ci ha sopraffatti, rovesciando i gommoni, abbiamo lottato per sopravvivere: chi si aggrappava ai gommoni rovesciati, chi tentava di contrastare a nuoto la corrente». Alena Brozkova, 44 anni, e Zdenek Pisklak, 29 anni, sono annegati. «Forse è anche colpa nostra - dice Karin Schifferle, operatrice del Rafting Club Vipiteno - si sa che in questa stagione gruppi di cechi vengono in Alto Adige per fare rafting su fiumi e torrenti ingrossati per lo scioglimento delle nevi, e si sa che lo fanno con attrezzature inadeguate. Forse avremmo dovuto avvertire la polizia, il rafting è molto pericoloso se non si osservano le norme di sicurezza: il punto dove è avvenuto l'incidente è impraticabile per questo sport da parecchio tempo. Per fare rafting da noi è necessaria un'autorizzazione della quale normalmente gli stranieri sono sprovvisti. Nella Repubblica ceca il rafting ò uno sport diffuso, ma spesso le attrezzature non sono adatte». «Questi incidenti accadono perché i fiumi italiani sono aperti a tutti e non esiste una regolamentazione della discesa sportiva su basi professionali, come negli altri Paesi, chiunque può farlo e in questo caso il bilancio è tragico». Emilio Martinelli, presidente dell'Associazione Italiana Rafting, spiega così l'epilogo della gita dei turisti cechi. «Questi turisti - osserva - vengono a fare rafting in Italia perché in Austria ora le regole sono molto severe, saranno anche bravissimi ma hanno a disposizione mezzi che spesso noi non riteniamo adatti a scendere per una rapida: non è la stessa cosa che andare al Luna Pari». Alla notizia dell'incidente Ema- miele Bernasconi - che col fratello Maurizio fa parte dello staff della scuola di kayak e rafting di Courmayeur - è costernato. «Non si può affrontare il rafting - dice - cerne si andrebbe sugli scivoli di Gardaland, altrimenti succedono queste, tragedie, Prima dell'imbarco tutte le scuole tengono un briefing di mezz'ora durante il quale vengono spiegati i comandi della guida, quale posizione assumere in caso di caduta dal gommone, come afferrarsi alla canoa di emergenza, come comportarsi se ci si ribalta. Già questa prima fase fa capire al cliente che non siamo nel parco divertimenti, dove tutto è artificioso, ma che ci si avvia a un esperienza piacevole purché si seguano criteri precisi, Poi la fatalità esiste, ma deve rimanere tale. E purtroppo chi fa rafting per proprio conto spesso sceglie sulla cartina il punto d'imbarco e quello d'arrivo, ignorando che cosa c'è in mezzo». [e. b.l I luogo della disgrazia

Persone citate: Alena Brozkova, Bernasconi, Emilio Martinelli, Josef Ptacek, Karin Schifferle

Luoghi citati: Austria, Bolzano, Courmayeur, Fortezza, Italia, Praga, Vipiteno