«Morivo, e lui si offrì» di Lodovico Poletto

«Morivo, e lui si offrì» «Morivo, e lui si offrì» «Quei soldi erano il mio grazie» U Lodovico Poletto TORINO NA brutta, bruttissima vicenda. Questa è una storia così assurda che ancora non riesco a capacitarmene...». Parla con la voce bassa di chi è provato fisicamente e moralmente Carmelo S., 49 anni, di Oria, un centro a 6 chilometri da Francavilla Fontana, nel brindisino, titolare di una piccola impresa di movimento terra. L'altro ieri è stato interrogato per cinque ore dai magistrati della procura di Torino. Cinque lunghissime ore durante le quali ha spiegato di non aver comperato per 80 n'.ilioni il rene che, due anni fa, gli impiantarono a Roma. Che non ha corrotto nessuno per farei operare e che «assolutissimamente» non ha approfittato di Vito Di Cosmo, il rappresentante di commercio in mano agli strozzini. Assistito dai suoi legali, Annichiarico e Rizzo, ha raccontato ai magistrati la sua verità. A partire dai soldi: gli ' vero, ho dato del denaro a Di Cosmo. Gli ho dato 60 milioni. Erano il mio modo di dire grazie a quell'uomo che mi aveva salvato la vita e mi aveva restituito la speranza di poter tornare a trascorrere dei giorni normali». Cioè non dover fare la dialisi tutti i santi giorni come ormai capitava dal gennaio del '96, poter fare una vacanza, un viaggio d'affari. Una storia che oggi, con accanto l'avvocato Rizzo, nella sua casa di Oria, ripete in continuazione. Il loro incontro risale a parecchi anni prima. Tra loro non c'ere una vera amicizia, ma un rapporto di lavoro molto stretto, a volte anche confidenziale. «Vito vendeva prodotti per automezzi ed io ero un suo clienti!. Quando seppe che soffrivo di diabete mi disse: "Se vuoi ti aiuto io; posso farmi espiantare un rene e donartelo". Rifiutai, non eravamo hi rapporti così stretti. In quel periodo, i miei familiari si sottoposero ad esami per stabilire se la donazione, ira con¬ sanguinei, fosse possibile. Purtroppo fummo costretti a scartare anche quest'ipotesi». Erano giorni di angoscia per Carmelo S. «Pensavo di dover morire. Poi Vito mi ricontattò, mi disse: "Lo faccio volentieri". Accettai: mi sembrava l'offerta sincera di un amico, il gesto generoso di un uomo animato da sentimenti nobili». I suoi ricordi adesso si affollano. Ci furono alcuni incontri con il futuro donatore. Arrivò la confessione di Di Cosmo. «Mi raccontò che voleva regalarmi un rene perché lo aveva promesso alla Madonna; disse che era un voto che lui aveva fatto quando sua madre era in fin di vita. Mi spiegò di essere iscritto all'Aido, di credere profondamente nei valori di questa associazione». Una verità completamente differente da quella che l'ex rappresentante, adesso in carcere a Biella, ha illustrato ai magistrati pochi giorni dopo il suo arresto a Torino per un tentativo di estorsione. Ed anche i contatti con i medici del centro di trapianti romano, secondo s., non furono un caso e tantomeno vennero pilotati da qualcuno, «li professor Raffaello Cortesini lo conoscevo già. Qualche anno fa aveva operato un mio parente per lo stesso problema: lui non accetterebbe simili meschinità, è un grande medico, un professionista stimato in tutto il mondo. E' solo per questa ragione che ci siamo rivolti a lui e siamo andati a farci operare a Roma». E' vero che furono pagate diverse decine di milioni ai medici che eseguirono l'intervento? L'imprenditore di Oria ha negato anche questo particolare ai magistrati della procura di Torino. «Io non ho mai corrotto nessuno e tantomeno l'equipe che ha eseguito il trapianto, Quell'intervento era perfettamente legale. Ci fu l'autorizzazione della pretura: è stato fatto tutto secondo la legge, come prevedono le norme in materia di espianti e donazioni». L'ultimo pensiero è ancora per Vito Di Cosmo, l'uomo che gli ha salvato la vita. «No, non provo alcun rancore nei suoi confronti. Sento solo tanta amarezza e mi chiedo perché mai abbia inventato una storia simile».

Persone citate: Aido, Annichiarico, Carmelo S., Di Cosmo, Raffaello Cortesini, Rizzo