Le Br a Milano? Solo una burla di Paolo Colonnello

Le Br a Milano? Solo una burla Risolto il giallo delle lettere con proiettili a De Corato, al card. Martini e all'Ansa Le Br a Milano? Solo una burla «Volevamo creare un caso» Paolo Colonnello MILANO «Qui Brigate Rotte». Altro che allarme terrorismo, minaccia alle istituzioni, segnale inquietante. Le lettere che due settimane fa arrivarono corredate di proiettili al vicesindaco milanese Riccardo De Corato, al cardinal Carlo Maria Martini e all'Ansa per D'Alema, Berlusconi, Sgarbi e Casini, erano soltanto una burla. Che ieri gli anonimi autori, firmandosi Mike, Snotz, Amy e Milla, hanno voluto rivelare con il solito sistema della missiva (spedita questa volta da Zoagli, Liguria) recapitata all'Ansa: «Abbiamo raggiunto il nostra scopo: era creare un caso di cronaca sulla spinta emotiva del ritorno del terrorismo rosso in Italia. Perchè? Semplice, stiamo raccogliendo materiale per una nostra tesi (ovviamente non redatta e presentata a quattro mani) sulla distorsione giornalistica dell'informazione». Insomma una goliardata, con tante scuse «alla famiglia D'Anton a » per aver sfruttato «in modo insensibile l'onda emotiva» provocata dal suo omicidio e qualche sfotto per i giornalisti e i politici che ci sono cascati. Gli unici complimenti per il procuratore Gerardo D'Ambrosio «per la sua sagacia e tempestività nel capire la mossa in arrivo». E che la rivendicazione della burla sia attendibile non ci sono praticamente dubbi: i presunti studenti che l'hanno firmata (concludendo con un «chea» piemontese) non hanno dimenticato di fornire riscontri alle loro precedenti azioni, indicando i luoghi precisi dove avevano imbucato le lettere (la prima da una cassetta della posta in viale Zara, la seconda lasciata vicino a un Me Donald's di Cinisello Balsamo) e «ringraziando» gli inconsapevoli complici delle loro maialane: «il padre di uno di noi che a sua insaputa ci ha fornito il Pc» per stendere il comunicato, un'ignara guardia giurata cui sono stati rubati i proiettili calibro 9 - «non sapevamo che fosse questo il calibro della 357 Magnum» - un barbone cui è stata affidata una delle lettere da spedire. I disgraziati autori della lettera, un mix di qualunquismo e incoscienza, spiegano poi di non avere «alcunché di personale» con i destinatari delle lettere «e ci scusiamo per le minacce a loro rivolte. Non ce n'è uno che meriti la nostra attenzione e il nostro tempo, ma tant'è...». Aggiungono una frase pesante rivolta al capogruppo di Rifondazione Umberto Gay per i suoi commenti sugli autori delle lettere terroristiche. E concludono annunciando che «non sentirete più parlare di noi» nella certezza presuntuosa di non venire mai scoperti, «e ci"i noi siamo bravi». Uno scherzo, insomma. «Di pessimo gusto», commenta Antonio Di Pietro ieri a Milano per la conclusione della campagna elettorale dell'Asinelio. Senza parole invece la giunta del Polo che aveva drammatizzato le minacce con tanto di conferenza stampa durante la quale il destinatario principale della lettera, Riccardo De Corato, con a fianco il sindaco Albertini più muto che mai, aveva parlato di «terrorismo» incompreso. Berlusconi aveva rincarato la dose sottolineando che si trattava di «una cosa molto seria: c'è stato lassismo nei confronti di ambienti della sinistra molto vicini alla violenza». Anche Bertinotti era andato giù duro: «Un fatto gravissimo, un elemento di inquinamento pesante della vita politica». Ma si sa, in campagna elettorale tutto fa brodo. La Digos si era limitata a un laconico «stiamo indagando», mostrando ufficiosamente grande scetticismo. E D'Ambrosio, con pragmatismo napoletano, dopo aver visto le lettere-volantino (spezzoni di vecchi comunicati Br e collage di foto, da Clinton, Agnelli, D'Alema, a una locandina cinematografica) non c'era proprio cascato: «Fino al 13 giugno si può fare di tutto, speriamo che continuino solo con queste stupidaggini». Poco convinto anche il cardinal Martini che nel delirio di dichiarazioni seguite all'invio delle lettere aveva invitato a «non enfatizzare». «Che serva da lezione» ammoniscono adesso i consiglieri comunali di Rifondazione Comunista. E Basilio Rizzo, dei Verdi, propone di premiare il sindaco Albertini «al festival dell'umorismo di Bordighera» per quanto aveva detto a proposito di presenze terroristiche in città. I presuntuosi giovinastri delle 'Brigate Rotte', ammesso che siano tali, saranno soddisfatti. Provino loro un giorno a ricevere un proiettile per busta in piena campagna elettorale. Chissà che bella tesi di paura ne verrà fuori. La «rivendicazione»: «Stiamo raccogliendo materiale per una tesi sulla distorsione giornalistica dell'informazione» Il proiettile col manifesto de «La mia generazione», film sul dopo-anni di piombo

Luoghi citati: Bordighera, Cinisello Balsamo, Italia, Liguria, Milano, Zoagli