Satiri e Baccanti per l'eurovoto di Filippo Ceccarelli

Satiri e Baccanti per l'eurovoto I candidati si scatenano per vincere l'apatia di elettori sempre più distratti e indifferenti Satiri e Baccanti per l'eurovoto Campagna elettorale come un rito dionisiaco Filippo Ceccarelli Questa pazza, pazza, pazza, pazza campagna elettorale... 0 almeno: tanto più pazza, viene da pensare, quanto più distante, estranea e separata dalla vita quotidiana degli elettori. Classico esempio di circolo vizioso e infelice: l'insania dei candidati direttamente proporzionale all'indifferenza dei votanti; lo scatenamento e la perturbazione della politica come un tentativo disperato di sconfiggere l'apatia, il disinteresse. Il tutto concentrato in pochi giorni, un Carnevale fuori stagione, ben al di là delle consuetudini politiche, in una danza da vertigini e un gioco perfino rischioso. Come se fosse tornato Dioniso, il dio dell'ebbrezza elettorale, con tanto di Sileni, Baccanti, Satiri e altre divinità minori al seguito, danzanti, Perché, insomma: gli animalisti in gabbia a Milano, con maschere da buoi e da maiali ; il sosia di D'Alema che su una torpedo blu raggiunge un comizio di An a Bologna o accoglie Veltroni sotto il palco di Siena; Di Pietro che dopo aver reso omaggio alla statua di San Gerardo, a Potenza, si concede un giro sull'auto-scontro; i radicali che fanno la posta sotto casa di Vespa e di Celli. E poi: le uova ripiene di vernice lanciate contro Messner (che metterà all'asta il «tapiro d'oro»); la bottiglia di acqua dell'Arno recapitata a Palazzo Chigi con una bigliettino d'accompagnamento che la qualifica «liquido nero che ogni turista può ammirare e annusare»; le catene con cui si sono incatenati, a Bergamo, contro la prostituzione e la microcriminalità quelli della lista «Mordilavita»; il batuffolo di sangue infetto recapitato, insieme a tre proiettili, all'ex ministro Mancuso... Minacce e maschere Minacce, maschere, tumulti, musiche, grida, processioni, colorì, contagi, caos. Beato, infatti, chi riesce anche solo a mettere in un qualsiasi ordine le forme del disordine più assoluto. Alla partenza del treno dei Democratici, per dire, e con una colonna sonora che prevede «Romagna mia», «L'uva fogarina», «0' surdato innamurato» e «Sicilia ridente» ci sono Rita Pavone e Teddy Reno che a sorpresa invocano una fermata anche in qualche stazione della Svizzera italiana. Tra una colluttazione coniugale e l'altra, Vittorio Cocchi Gori, candidato del Ppi, proclama «la difesa della famiglia» il tema elettorale che sente più forte. A Parma, per farsi votare, evidentemente, il signor Zambemardi, detto «Tyson», sfida gli elettori a braccio di ferro. Nel Nord-Est, informano le agenzie, «una ventottenne disabile, tetraplegica, candidata con il Ccd, sfida amichevolmente Gina Lollobrigida a condurre il suo asinelio in piazza, non per esibire la bellezza che l'ha resa celebre, ma per raccontare il suo progetto politico», eccetera. La quale Lollobrigida, in visita a Collodi, ha confessato ai potenziali elettori di aver fatto la fatina dai capelli turchini per amore del figlio. Mentre la Compagnia delle opere, emanazione economica di CI, affida l'illustrazione delle questioni «ritenute decisive non solo per le opere che rappresentiamo, ma anche per la democrazia intera del Paese» a due «volantoni» contenenti «un test e un gioco dell'oca». E passi il gioco, passi la campagna elettorale, passi la ricerca anche spasmodica dei voti. Ma quando a Udine una giovinetta «dal generoso decolleté*, come informa l'Ansa, s'avvicina a Di Pietro per chiedergli un autografo, e questi, buttando un occhio sul cuore tatuato sul seno sinistro, «non esita un attimo, e dopo aver, mormorato "posso?", pone il suo autografo sul seno destro della ragazza», beh, qui davvero pare di scorgere l'ombra di Dioniso e il riemergere del baccanale, sia pure in versione californiana. Che poi, nel comizio di Udine, Di Pietro abbia ricordato Sant'Antonio non fa che aumentare questo genere di suggestioni tra il mistico e l'orgiastico proprie di quell'antico culto. A Firenze, intanto, sulle note di «I wanna be kissed by you», il candidato sindaco ds Leonardo Domenici (il cui slogan elettorale era «Domenici è sempre Domenici») ha accettato di buon grado, secondo il Corriere della Sera, «di farsi slacciare la cravatta, sbottonare la camicia e, infine, solleticare l'ombelico da un'avvenente presentatrice, sotto lo sguardo impassibile del senatore Cioni, collega di partito e organizzatore della serata», nonché rivale - era parso di capire - dell'aspirante sindaco. Sempre a Firenze per dire del trapasso del decoro politico e dell'avvenuta omologazione in basso delle sub-culture altra serata, stavolta della lista Dini, con un gruppo chiamato «L'ultima follia di Manikomio» e l'imprenditrice-pornostar Ursula Cavalcanti. «Segui l'istinto» Insomma: l'impressione è che per rompere il muro del disinteresse, per sfondare la spessa coltre di noncuranza che avvolge un elettorato stanco e sfiduciato si debba, o si possa, o comunque sia ritenuto necessario far ricorso a quanto di più sfrenato, sgangherato, perturbato e sconclusionato. Lo scatenamento animale - secondo gli esperti mitologi - degli istinti. «Segui l'istinto», appunto, è lo slogan elettorale che si legge sui manifesti del ccd romano Guidoni, un uomo di aspetto normale, che tuttavia si è fatto ritrarre accucciato, al fianco di un enorme molosso tigrato, con la linguona rossa di fuori. Per finire sui giornali il figlio di Fan fimi, Giorgio, ha dovuto raccontare di quando a ca¬ sa sua c'era un ghepardo. Da questo particolarissimo punto di vista sarebbe impossibile trovare una qualche spiegazione razionale dell'inedita, massiccia e selvaggia irruzione di bestie in campagna elettorale. Zeffirelli, non a caso un Maestro della rappresentazione e dell'emozione, compare bellissimo e sorridente, a mezzo busto, sui muri della capitale: con diversi anni di meno, certo, però anche con uno straordinario impermeabile di tela cerata gialla tipo «Passaggio a Nord Ovest» e, soprattutto, con un cagnetta spaventassimo in braccio. Non è detto, non si capisce, non è importante sapere perché Zeffirelli è appagato e il cane impaurito. Ma l'icona ha una sua forza - anche se non ci sono motivi logici per votarlo. In campagna elettorale la logica è sospesa. Buontempo e donna Assunta Almirante regalano cornetti contro l'alleato Segni. Mai come questa volta ogni eccesso è stato privilegiato e l'anormalità s'è fatta norma. Il risultato, almeno sul piano della percezione, è che diverse sequenze della vita pubblica sembrano prese di peso e trasferite in un film. Nella circoscrizione di centro, c'è in lista un candidato dello Sdì che ha 92 anni; in provincia di Benevento corre un sindaco mastelliano che lo è stato, ininterrottamente, dal 1952. Collegato via satellite con un certo numero di centri-anziani, il presidente del Consiglio D'Alema ha pronunciato la seguente sentenza: «Non voglio immaginare un Paese senza le tagliatelle fatte in casa». Maurizio Costanze che lo intervistava, ha sottolineato «gli stati di languore» suscitati dall'evocazione datemiana, aggiungendo: «Ognuno di noi ha visto una stella cometa di pasta che ha attraversato il Palasport...». Questa immagine al tempo stesso astrologica e carnale, questa specie di confusione onirica per qualche giorno ha trovato espressione in un «inglese elettorale» fatto di tax-day, talk-show, intention poli, count down, standing ovation, floppy disk con i programmi, propaganda on line e perfino election bus per gli over 65, che sarebbero dei pulmini per portare gli anziani alle urne. Mezzo di locomozione, quest'ultimo, che si è andato ad aggiungere al treno di Prodi, al pullman di Veltroni, al camper di Di Pietro e a un paio di trattori di ex Cobas del latte. Tipica del sogno - di natura incubatica o meno - pure la contaminazione dei generi. Calcio e voto non sono mai apparsi cosi attorcigliati. Ha detto Veltroni il 24 maggio: «Chi ipotizza un "effetto scudetto" per Forza Italia dimostra di avere scarsa considerazione degli italiani». Ignorando probabilmente quelle parole, il 29 Berlusconi gli ha in ogni caso risposto: «Ora dagli italiani mi aspetto un altro scudetto». «Fino a cinque anni - ha poi confessato D'Alema ai compagni della sezione Mazzini - tifavo per un calciatore che militava nella Lazio». Il suo nome era Selmosson. «Tutta colpa della tv» Un brivido, a questo punto, quando Giancarlo Cito ha segnalato la necessità di «tarantizzare l'Italia». Da Taranto, infatti, risultano importati a Roma i riti e le manifestazioni dionisiache. Cito, comunque, ha anche minacciato di presentarsi con i carabinieri a Porta a porta. La lamentazione contro Rai e Mediaset ha assunto i toni vorticosi del coro rituale e la potenza del contagio emozionale. Per farla breve: si sono lamentati quasi tutti, povere vittime, da Prodi a Rauti, dai radicali ai leghisti, da Masi ai verdi passando per la commissione Pari Opportunità. E moltissimi hanno denunciato e respinto, perloppiù coraggiosamente, minacce e intimidazioni. Figure misteriose, infatti, hanno incendiato l'auto di Bobo Craxi e staccato i fili del fax e del computer a una sua collaboratrice in Calabria; altri - o forse gli stessi hanno detto che c'era una bomba sul treno dell'asinelio; altri ancora hanno spedito le solite pallottole a Berlusconi che cosi ha splendidamente risposto: «Adesso ci si mettono anche le Brigate rosse. Può darsi che una pallottola mi fermi, altro non mi può fermare. Io vado forte in salita, in discesa, in pianura e sono abituato ad arrivare primo». Secondo il suo avvocato, Sgarbi, candidato sindaco di Ferara, «è in pericolo e va protetto». Un blocco di cemento, in seguito definito «un prisma», ha scheggiato a Bergamo la vetrina del negozio «Made in Padania Coop». Ha ricevuto minacce «a causa del mio handicap» anche l'ex ministro di Forza Italia Guidi. Citata in un volantino delle Br, Ombretta Colli ha sospeso e poi ripreso la sua campagna elettorale. Che comunque, pazza o non pazza che sia, per la pace di tutti sta per finire. Dal sosia di D'Alema al «Tyson di Parma» che sfida tutti a braccio di ferro Cecchi Gori difende la famiglia e la mitica Lollobrigida torna fata turchina Lanci di uova piene di vernice contro Messner che vuole mettere all'asta il tapiro d'oro A Firenze il candidato sindaco dei Ds si fa solleticare l'ombelico da una presentatrice Teddy Reno e Rita Pavone invocano una sosta del treno di Prodi in Svizzera Anche le «misteriose minacce» L'auto bruciata di Bobo Craxi e le pallottole per Berlusconi A sinistra Vittorio Cocchi Gori con la moglie Rita Rusic Qui sopra Gina Lollobrigida che scende in campo con l'Asinelio di Prodi e Di Pietro A sinistra un'anfora attica con scene bacchiche custodita al museo del Louvre Qui sopra Antonio Di Pietro con un somarello durante la campagna elettorale Sotto il verde Reinhold Messner con il Tapiro di «Striscia la notizia» la cui consegna ha scatenato la sua ira Qui sotto Teddy Reno e la moglie Rita Pavone in una foto d'archivio: la coppia ha presenziato alla partenza del treno di Prodi a Bologna