«Non colpiremo i serbi in ritirata»

«Non colpiremo i serbi in ritirata» «Non colpiremo i serbi in ritirata» Il leader dei guerriglieri a Roma da Dirti Maurizio Mulinati ROMA L'Esercito di Liberazione del Kosovo (Uck) promette di non ostacolare l'opera della forza internazionale ma avverte che i propri soldati «non prenderanno ordini dalla Nato» e difende le aspirazioni indipendentiste: «Il futuro del nostro popolo non sarà sotto Belgrado». Il leader deil'Uck, Hashim Thaqi, ha discusso ieri la posizione della guerriglia kosovara sul dopoguerra in un incontro alla Farnesina con il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, proprio mentre arrivavano da Bruxelles le prime conferme sull'inizio del ritiro dei serbi. «Sono contento di essere qui in questo momento» ha detto Thaqi, l'appena trentenne ma combattivo leader già a capo della delegazione albanese ai negoziati di Rambouillet. Sulla strategia deil'Uck nella fase del passaggio delle consegne fra serbi e Nato Thaqi è stato esplicito: «Collaboreremo con la forza di pace internazionale, ci siamo impegnati a non aggredire le truppe serbe in ritirata ed a rispettare tutte le minoranze in Kosovo ma ci riserviamo il diritto all'autodifesa ed alla difesa della popolazione». «Non saremo comunque un problema per la Nato», aggiunge Thaqi rispondendo indirettamente anche ai timori di Roma per i rìschi a cui vanno incontro i nostri soldati. Ma questo non significa che l'Uck smobilita, anzi. Thaqi non pronuncia mai la parola «disarmo», sottolinea piuttosto che «in Kosovo c'è ancora la guerra» e riafferma solo l'impegno assunto a Rambouillet: «Abbiamo accettato di divenire una struttura civile e militare». Il suo portavoce a Tirana, Jakup Krasniqi, è meno diplomatico e lancia un avvertimento all'Alleanza: «I nostri soldati hanno i loro comandanti e quindi non prendono né prenderanno ordini dalla Nato, resteranno in Kosovo perché è la nostra terra». Il colloquio alla Farnesina ha in effetti confermato l'esistenza di una questione-disarmo che si preferisce far decantare mentre i serbi si stanno ritirando. «Gli accordi prevedono la smilitarizzazione - dice prudentemente Lamberto Dini quando la forza di pace potrà garantire la sicurezza di chi vive in Kosovo e di chi vi deve tornare, contiamo comunque molto sul senso di responsabilità deil'Uck per ristabilire una convivenza pacifica in Kosovo». Salutato dal Capo della Farnesina come «pruno ministro designato del governo provvisorio del Kosovo», Thaqi ha parlato senza perifrasi anche sul futuro politico del Kosovo: «Il nostro popolo vuole essere libero di decidere il proprio destino, non vede il proprio futuro sotto l'autorità di Belgrado ma sotto le proprie istituzioni democratiche, frutto di elezioni libere dopo il periodo transitorio». La richiesta di indipendenza è nei fatti ma non più nella terminologia: un segno che conferma quanto l'Uck si stia preparando al negoziato con i serbi sui contenuti dell'«autogoverno» e quindi a una «Conferenza internazionale sul Kosovo». In questa delicata prospettiva Thaqi è il garante dell'unità ritrovata fra le fazioni deil'Uck - «non ci sono divergenze», gli ha dato atto Dini - e invita il partner-rivale Ibrahim Rugova a evitare di intraprendere iniziative solitarie: «Il partito di Rugova ha firmato la costituzione del governo provvisorio del Kosovo a Rambouillet e ci aspettiamo che lo sostenga, mentre qualsiasi tentativo di boicottaggio non sarebbe nell'interesse del nostro popolo e della nostra terra». Fra i due leader kosovari rimangono le tensioni: Thaqi ieri non ha cercato Rugova mentre era a Roma, e l'ipotesi di una conferenza fra tutti i kosovari sembra allontanarsi nel tempo perchè l'Uck non è disposta a mettere in discussione la propria leadership, ma anzi si considera sottorappresentata nello stesso governo provvisorio. Nell'incontro alla Farnesina con Thaqi (accompagnato da un'importante delegazione) Dini ha affrontato anche il tema del dopoguerra a Belgrado. «Slobodan Milosevic deve rispondere alle accuse davanti alla Corte di Giustizia dell'Aja ma la sua sorte politica deve essere decisa dal popolo serbo», ha detto Dini, auspicando che «una pace forte quasi come i bombardamenti» possa «riportare la democrazia in Serbia». Ma da Tirana il suo portavoce avverte «Non prenderemo ordini dalla Alleanza Atlantica» Thaqi non ha cercato di vedere Rugova, e lo diffida dal boicottare il governo provvisorio Il ministro degli Esteri Dini con Hashirr. Thaqi, leader deil'Uck, Ieri a Roma