Mirafiori dà il suo voto: «Dal 6 al 7» di Luigi Grassia

Mirafiori dà il suo voto: «Dal 6 al 7» Mirafiori dà il suo voto: «Dal 6 al 7» «Poteva andare peggio, ma i soldi sono ancora pochi» Luigi Grassia TORINO «La flessibilità? Molti in fabbrica non capiscono che vuol dire, è un concetto flessibile...». Sono un po' incerti, nel reagire al nuovo contratto, i metalmeccanici che escono alle 14 dalle carrozzerie di Mirafiori, e c'è da giustificarli: hanno cominciato il turno alle 6 del mattino, hanno orecchiato qualcosa alla radio, non hanno potuto buttare più di un'occhiata sui giornali. Perciò sui termini dell'intesa fanno domande quanto danno risposte. Qualcuno lamenta anche poca informazione dagli stessi sindacati. La tuta blu che si è fatta l'idea più precisa dà al contratto un voto «dal 6 e mezzo al 7». Su una cosa sono tutti d'accordo: 85 mila lire in due anni sono poche. Ma nessuno si illudeva di ottenerne di più. Quanto alla nuova struttura degli orari, parecchi apprezzano l'idea della banca delle ore, ma è quasi universale il timore di fregatura per un meccanismo complicato che, si ritiene, finirà con l'essere controllato dalle aziende, anziché dagli operai (l'opposto della sua ragion d'ossero). La prima preoccupazione sono i soldi in busta. Si fa i conti in tasca Maurizio Nardella, che lavora attorno alla Panda: «Sono in fabbrica dall'87. Guadagno circa un milione e otto, che con due settimane di notte e gli assegni familiari diventano 2 milioni e 160 mila. L'aumento di 85 mila? Non parliamone, è ridicolo. Ma tanto, da quando la scala mobile non c'è più, aumenti veri non se ne sono visti. La parte del contratto sugli orari? Bisogna vedere come viene ap- Elicata. Tante cose sembrano elle quando si dicono ma poi...». Massimiliano Gibin, di dicci anni più giovane, fa l'operano all'ex Lancia di Chivasso ma davanti ai cancelli di Mirafiori non passa per caso: aspetta che esca la fidanzata. Vorrebbe godersi i week-end e teme che l'accordo dia via libera ai «turni di 6 ore estesi su tutte le 24 e anche al sabato e alla domenica. Senza neanche più lo stroaord ina rio». Ma i sabati preoccu- pano anche chi ha già famiglia e vorrebbe godersela. Per due tute blu sui 37-38 anni (che non dicono i nomi) «l'accordo è una mazzata sui piedi. Certi turni flessibili andranno bene in Germania. Ma per noi il festivo è sacro. Anziché firmare un contratto così era meglio lasciare tutto come prima», il più negativo fra i pareri raccolti. Ma anche secondo Carmine Ma raffi ni, in fabbrica da 31 anni, in un modo o nell'altro «si rischia di lavorare per sei mesi 48 ore a settimana e per sei mesi zero, se così vuole l'azienda». La sua preoccupazione, però, è soprattutto per i più giovani, «perché io fra un anno vado in pensione». Uno di (mesti giovani, che di nome fa Giovanni., si dice soddisfatto della banca ore e della maggiore flessibilità nel fruire di giorni di permesso. Ma aggiunge una nota di cautela: «Bisogna vedere quanto ci verrà a costare». E le donne, che cosa pensano le donne della flessibilità oraria di cui dovrebbe beneficiare la vita familiare? Un paio di ragazze sorridono smarrite (una si giustifica: «Mi hanno appena assunta, non so niente!»). Ma neanche Elena Pani, che lavora da 19 anni (oggi alla Multipla) ha le idee chiare: «Ne abbiamo discusso. Ma finché non faccia mo le assemblee, non so...». Tira le somme Nicola Serali ni, 26 anni di esperienza in fabbrica: «E' un contratto dal 6 e mezzo al 7. Le 85 mila sono pòche, ma vicine a quel che chiedeva il sindacato. Contro il rischio di turni mal distribuiti nella giornata o nell'anno ci sono garanzie. Temevo peggio»

Persone citate: Massimiliano Gibin, Maurizio Nardella

Luoghi citati: Chivasso, Germania, Torino