Diossina: il Belgio fa dietrofront di Francesco Manacorda

Diossina: il Belgio fa dietrofront Aggiunti alla lista nera altri 760 produttori. La Biodi: troppi ritardi nella informazione sulla carne contaminata Diossina: il Belgio fa dietrofront Revocata temporaneamente l'autorizzazione a macellare Francesco Manacorda BRUXELLES E' una valanga senza fine quella dei polli alla diossina, una valanga che il Belgio non riesce a fermare. Ieri il governo ha dovuto revocare «temporaneamente* l'autorizzazione a macellare e commerciare di nuovo polli. E intanto sotto il peso della diossina crolla anche un mito nazionale: da ieri i principali produttori di cioccolatini hanno sospeso la produzione. Le autorità del reame avevano appena completato ieri una lista che identificava 810 allevamenti di pollame «a richio» per aver usato mangimi prodotti con i grassi della ditta Vcrkest, quando sono state scoperte due finali di un'azienda produttice di mangimi fino ad ora «dimenticate» - che si rifornivano dal produttore di grassi alla diossina. Risultato: ieri pomeriggio le stesse autorità hanno dovuto aggiungere alla «lista nera» al- tri 760 produttori di pollame - i clienti delle due filiali - sequestrando i capi che erano stati appena abbattuti dopo uno stop di cinque giorni. Ma l'olimpica serenità del governo di Bruxelles resta intatta: «La fornitura e le esportazioni da parte degli altri produttori avicoli restano assicurate», recita un comunicato del gabinetto del primo ministro Jean-Luc Derisene. Di fatto, però, ieri il Belgio ha sospeso di nuovo l'abbattimento di polli proprio per trovare quelli provenienti dai 760 allevamenti «incriminati». Bisognerà però vedere adesso in quanti saranno a fidarsi di quelle liste, dopo il caso istruttivo appena avvenuto, visto che oggi il governo belga dovrebbe anche fornire gli elenchi degli allevamenti sospetti di suini e bovini in modo da poter rimettere sul mercato la carne proveniente dagli altri produttori. In base ai dati fomiti ieri alla Commissione europea gli allevamenti di suini a rischio sarebbero 746, quelli di bovini 393. Ma sono numeri che prendono in considerazione solo i produttori entrati in contatto con il mangime della ditta Vcrkest dal 15 al 31 gennaio, l'intervallo secondo cui i belgi c'è stato l'unico episodio di contaminazione. Alla Commissione invece, questa lista non basta, vuola l'elenco di tutti gli allevamenti che hanno usato quei grassi dal 15 gennaio al 31 giugno e quindi la lista dei sospetti, anche se non salteranno fuori a sorpresa nuovi allevamenti contaminati, è destinata ad allungarsi. Più in generale l'esecutivo comunitario è assai scettico sul modo in cui il Belgio sta maneggiando questa crisi. Ormai tra i due poteri di Bruxelles è in corso un braccio di ferro politico, che si gioca sulla sicurezza dei consumatori. Di fronte al rifiuto continuato del Belgio di eliminare dagli scaffali dei negozi latte e prodotti derivati, l'esecutivo comunitario ha espresso ieri «la sua preoccupazione» per il fatto che «le sue decisioni non sono applicate pienamente» dal Belgio. Ce ne sarebbe in abbondanza per far scattare una procedura d'infrazione con procedura d'urgenza - in pratica una denuncia alla Corte di Giustizia europea - nei confronti del reame alla diossina, ma per il momento la Commissione esita a fare questo passo. Ieri è stata creata una «task force» della Commissione, oggi si riunirà il Comitato veterinario dei Quindici, e intanto si arriverà al giorno delle elezioni politiche, vero spartiacque nell'atteggiamento del governo belga che per ora teme di perdere i voti degli allevatori. Così ieri pomeriggio, al termine dell'ennesima riunione infruttuosa con i belgi, Emma Bonino - che ha la responsabilità sui consumatori ha detto che «non applicando le misure comunitarie... il Belgio si assume delle gravi responsabilità» sia nei confronti dei consumatori sia verso il settore agroalimentare del Paese. Ma il Belgio non se ne dà per inteso o anzi ricorda in un comunicato ufficiale che nessun Paese dell'Unione potrà adesso rifiutare l'ingresso di prodotti belgi sul suo territorio a patto che ne sia certificata la sicurezza. Ma i vari Stati, tra cui l'Italia, che hanno messo un embargo sui prodotti belgi, non sembrano intenzionati a toglierlo tanto presto. Al contrario, il ministro della Sanità Rosy Eindi protesta per il ritardo del reame nel comunicare i dati dei macelli dove è passata la carne contaminata e incassa l'appoggio della Commissione. Una massaia «Mi sono messa d'accordo con le mie amiche, torno a casa e distribuisco le cotolette» «Dopo tre giorni a pasta e insalata sognavo una bistecca Troppi prodotti a rischio, sembra la Quaresima» la (ir Coperto tutto il burro contenuto in uno scaffale di un supermercato In Belgio

Persone citate: Emma Bonino, Sanità Rosy