Solana: Un grande giorno per la giustizia di Francesco Manacorda

Solana: Un grande giorno per la giustizia Forse già nella notte il voto del Consiglio di Sicurezza Onu sulla risoluzione di pace Solana: Un grande giorno per la giustizia «Le nostre truppe pronte a entrare subito in Kosovo» Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES La Nato per ora non ferma i bombardamenti, la decisione è nelle mani del generale Wesley Clark e del segretario generale dell'Alleanza Javicr Solana. Lo annuncia lo stesso Solana parlando di «un grande giorno per l'Alleanza, ma molto più grande per il corso della giustizia e per il popolo del Kosovo». Lo stop con ogni probabilità potrebbe avvenire già oggi, quando le truppe serbe avranno cominciato quel ritiro everificabile» - che l'Alleanza vuole vedere prima di levare il dito dal grilletto - dalla parte settentrionale del Kosovo. Toccherà infatti al «Saccur» Clark, nella sua qualità di comandante supremo di tutte le forze Nato in Europa, racccomandare a Solana la sospensione dei bombardamenti una volta che avrà accertato l'avvio del ritiro dei serbi. Il segretario generale, a sua volta, dovrà consultare il Consiglio atlantico prima di prendere la sua decisione. «Siamo pronti a sospendere le operazioni aeree una volta che avremo verificato l'effettivo inizio del ritiro - ha spiegato Javier Solana al termine del Consiglio Nato che ha approvato il piano "tecnico-militare ' - appena il generalo Clark mi dirà che il ritiro ó inconiincinto gli darò istruzioni per la sospensione dei raid». E' questo, dopo due ore di riunione, dalle dieci e trenta di sera a mezzanotte passata, il risultato della riunione dei diciannove ambasciatori Nato. Ma le voci che si raccolgono al quartier generale dell'Alleanza vogliono che non tutto sia andato liscio nella riunione di ieri notte, in quello che potrebbe essere l'ultimo consiglio di guerra della Nato. Ancora una volta, infatti, europei e statunitensi si sarebbero trovati su due sponde opposte: da una parte il rappresentante di Washington molto prudente sul ritiro delle truppe serbe e convinto della necessita di mantenere una pressione militare - anche se ridotta - sulle forze di Milosevic. Dall'altra alcuni Paesi, in particolare la Francia, fautori di un immediato stop ai bombardamenti. Il risultato della riunione sembra dare ragione alla linea Usa: ci vorrà il via Ubera di Clark, responsabile per tutto quello che accade sul campo, prima di poter sospendere i bombardamenti. E' questa la conclusione di una giornata tesissima alla Nato, vissuta .sull'onda delle notizie contrastanti che provenivano dal confine serbo-macedone, dove erano in corso le trattative per il piano «tecnico-militare», e dalla Gemania, dove continuavano i contatti del G8. Tutta la giornata, al quartier generale di Bruxelles, è stata un'al- talena in bilico tra l'ottimismo e la paura che all'ultimo minuto qualcosa si inceppasse. Una paura che ieri sera, prima della fuma dell'accordo a Kumanovo, non era ancora scomparsa. Poi, a una manciata di minuti dalle dieci, la notizia liberatoria. Ma già in serata il clima tendeva all'ottimismo: «Pensiamo che i serbi abbiano una gran voglia di andarsene appena firmato l'accordo, e del resto hanno preparato i bagagli già da qualche tempo», commentava un'ora prima della firma un alto funzionario della Nato. Due i punti fermi mantenuti per tutta la giornata dal portavoce dell'Alleanza Jamie Shea: il primo che la semplice ritirata dei serbi, senza la firma dell'accordo non sarebbe bastata a garantire la sospensione dei bombardamenti; il secondo che le truppe serbe stavano dando segnali di una ritirata, ma indicazioni esplicite in questo senso non si vedevano ancora. Così l'Alleanza ha continuato le sue operazioni aeree, sebbene a ritmo più ridotto rispetto ai picchi raggiunti di nuovo due giorni fa e concentradosi suo Kosovo occidentale. E ancora ieri sera aerei Nato hanno colpito bersagli attorno a Pec e Urosevac, in Kosovo. Nella prima riunione di ieri, alle cinque del pomeriggio, il Consiglio lia compiuto un altro passo necessario per la fine delle ostilità, dando il via libera all'ordine di attivazione per la «Kforce», la forza di pace che dovrà entrare in Kosovo (i primi uomini forse già domani) per riportarvi i profughi e che sarà composta di circa 50 mila uomini. Proprio in queste ore i Paesi dell'Alleanza e gli Stati terzi che partecipano all'operazione stanno inviando truppe in Macedonia, dove ci sono già circa 17.500 uomini della Nato pronti ad spostarsi oltre il confine, «Ma prima che possano entrare effettivamente in Kosovo avverte Shea - occorrerà una nuova decisione del Consiglio atlantico». Intanto, già forse nella notte, il Consiglio di Sicurezza Onu potrebbe votare sulla risoluzione di pace. il segretario della Nato Solana

Persone citate: Jamie Shea, Javier Solana, Milosevic, Solana, Wesley Clark