Welteke difende l'ltalia

Welteke difende l'ltalia L'erede di Tietmeyer: «Il livello del debito non viola i patti» Welteke difende l'ltalia Cario Bastasin inviato a FRANCOFORTE Ernst Welteke FORSE non era mai capitato che la Bundesbank «difendesse» l'Italia. E' successo ieri. Ernst Welteke, l'uomo che sostituirà da settembre Hans Tietmeyer a capo della Banca centrale tedesca, si è detto sorpreso dalle reazioni negative che hanno accolto la revisione del deficit italiano dal 2,0% al 2,4%: «Il livello previsto oggi per il deficit italiano non viola il Patto di stabilità e corrisponde di più alla realtà rispetto alle stime precedenti». Incontrando il futuro governatore a Francoforte, la questione italiana torna accompagnata dai timori provocati dalla discesa dell'euro, anch'essa, secondo Welteke, esagerata e troppo drammatizzata: «Siamo ancora nell'ambito delle fluttuazioni che anche il marco aveva col dollaro, inoltre l'euro ha un potenziale di apprezzamento con la moneta Usa». «Ricordo che già. a febbraio si erano levate accuse contro l'Italia - spiega Welteke durante un incontro nella serata di ieri - perchè, si diceva, le cifre presentate sulla crescita del '99 erano false e inutili e le stime sulle entrate erano irrealistiche. Ora, dopo che la guerra del Kosovo ha colpito l'Italia più di altri Paesi, il ministro del Tesoro italiano le ha corrette e l'Ecofin le ha approvate, eppure sono di nuovo tutti all'attacco dell'Italia, come in una specie di schizofrenia». Hanno sbagliato gli osservatori anglosassoni a interpretarlo come un segnale negativo in un momento già di incertezza sull'euro? «E' vero - continua Welteke - che qualcuno può pensare che quanto è successo con l'Italia possa essere un segno che il processo di risanamento dei conti pubblici venga allentato in tutta Europa. Io stesso avrei preferito che gli italiani fossero rimasti al 2,0%, agendo piuttosto con maggiore vigore sulla spesa pubblica, ma non sono nella posizione per dare consigli al Governo italiano». L osservazione fondamentale, secondo Welteke, è che «il Patto di stabilità non è stato violato». Il successore di Tietmeyer, tiene a precisare di parlare per conto personale e non come «presidente designato», ma i toni tradiscono un atteggiamento meno intransigente del predecessore. Diverso è il percorso professionale e soprattutto diversa è la generazione. Simile il modo di fare poco incline ai personalismi. Di Welteke, 56 anni, si ricorda quando nel '90 rinunciò a a essere insignito della prima medaglia al merito per servizio civile che mai il Land Assia - avesse assegnato. Welteke dichiarò di essere troppo giovane per ricevere la medaglia col leone d'oro su sfondo rosso e che i suoi meriti altro non erano che l'esercizio di un dovere civile. Un gesto degno della visione-Tietmeyer, un po' prussiana, del fedele servitore dello Stato. Ma Welteke è in realtà un uomo la cui vita è segnata dalla politica. Iscritto all'Spd da quando aveva 22 anni, ha percorso per 30 anni la carriera del partito, fino a condividere come ministro le sorti del governo della regione di Francoforte guidato dall'attuale ministro delle Finanze, Hans Eichel, che oggi lo ha nominato a capo della Bundesbank. «Non rinnego certo il mio passato - dichiara - ma la nuova funzione mi impone di essere sopra i partiti». Nel suo primo discorso come presidente della Banca centrale dell'Assia, Welteke prestò atto di fede nella stabilità della moneta, ma ribadi che anche un banchiere centrale deve avere attenzione ai problemi sociali». Recentemente si è schierato a favore della legge sulla doppia cittadinanza, gettando un sasso nello stagno di cristallo dei banchieri centrali, apolitici per definizione. Anche nei giudizi su Eichel tradisce l'antica amicizia: «Dobbiamo tutti sostenerlo perchè sta davvero cercando di portare in equilibrio i bilanci e non sarà facile». Secondo Welteke la situazione economica è migliore di quanto non si credesse fino a ieri. «Gli ultimi dati sulla crescita del pil tedesco fanno pensare che le revisioni al ribasso della crescita prevista siano troppo pessimiste: i consumi crescono del 2,2%, gli investimenti industriali dell'8% e anche la fiducia aumenta. Si può essere ottimisti sulla seconda metà dell'anno». Con la ripresa dovrebbe rafforzarsi anche l'euro, le cui basi, secondo Welteke, sono solide: «il surplus commerciale europeo rispetto al deficit americano parla a favore di un apprezzamento dell'euro nel lungo termine». Attualmente il problema è «di natura psicologica e cioè che la debolezza dell'euro sia ragione stessa di ulteriore debolezza». Ma ciò che non è in questione è la stabilità monetaria interna di Eurolandia: «Ci sarebbe da preoccuparsi se i prezzi fossero instabili, l'offerta di moneta fuori controllo o le Banche centrali litigassero tra loro. Ma nulla di tutto ciò sta avvenendo». Ma se l'euro scendesse sotto il valore di un dollaro? «Non voglio legarmi a cifre, c'è una certa esagerazione, ma sarebbe un risultato dei mercati. Ho solo citato la cifra di 1,08 euro per un dollaro perchè è la media del livello che aveva l'ecu e quindi per ridimensionare le preoccupazioni di oggi». Ernst Welteke