Appalti truccati, 27 arresti a Napoli
Appalti truccati, 27 arresti a Napoli In carcere il vertice dell'azienda trasporti e dirigenti di ditte produttrici Appalti truccati, 27 arresti a Napoli Gara pilotata per600 bus Fulvio Milane NAPOLI Gare d'appalto pilotate, documenti truccati e collaudi falsi per l'acquisto di bus «antiquati e non conformi alla normativa europea» e costati centonovantuno miliardi. A queste conclusioni sono giunti i magistrati della procura della Repubblica che stanno indagando sull'acquisto di seicento pullman da parte dell'Azienda napoletana di mobilità. Il giudice per le indagini prei imi nari, Domenico Zen li, ha emesso 27 ordinanze di custodia cautelare (17 in carcere, le altre in casa) per reati che vanno dalla truffa aggravata alla violazione del segreto crufllcio, e dal falso in atto pubblico al favoreggiamento personale. In poche ore l'intero vertice dell'Anni, la società che per conto del Comune gestisce i mezzi pubblici, è stato azzerato con una raffica di arresti: in prigione sono finiti anche il direttore generale, Antonio Ranieri, il presidente del Cda, Francesco Testa, e l'ex presidente ed ex assessore Paolo Mazzarotto. Tutti insieme, secondo l'accusa, hanno favorito con una serie di irregolarità alcune imprese nelle gare per l'acquisto dei 600 pullman, 400 dei quali pagati con fondi ricavati dai Boc, i buoni ordinari dol Comune collocati tre anni fa sul mercato statunitense. Nell'elenco dei 27 indagati figurano anche alcuni dirigenti della Iveco Bus Division di Torino, della Broda Menarmi bus di Bologna, della Orlandi-Sicca di Modena, della Prolìn di Milano e delle Officine Dambus di Napoli e Tccnobus di Prosinone. Fra i destinatari dei provvedimenti del giudice vi sono Vicenzo Lasalvia, Roberto Riccomagno, Walter Miserocchi e Michela Ferrigno, rispettivamente responsabile commerciale, responsabile offerte e logistica del la direzione commerciale, responsabile per il Centro-Sud e componente dell'ufficio di segreteria della Iveco Bus, e due dirigenti e un ex funzionario della Broda Menarmi bus: l'amministratore delegato Giovanni Alfano, il responsabile commerciale Domenico Tintori e Claudio Fumagalli, che da pochi mesi non fa più parte dell'azienda. «Confidiamo che possa essere chiarita al più presto la correttezza dei nostri funzionari della divisione commerciale autobus, ai quali esprimiamo solidarietà - è scrìtto in un comunicato dell'Iveco -. L'azienda ha piena fiducia nell'operato della magistratura e conferma la massi- ma collaborazione nella più totale trasparenza, com'è peraltro già avvenuto nel corso delle indagini». Sugli arresti i vertici dell'Anni scende in campo il vicesindaco di Napoli, Riccardo Marone: «Attendiamo con serenità l'esito dell'indagine, ma di un fatto siamo certi: sono stati arrestati alcuni professionisti e docenti universitari da noi nominati alla guida dell'Anni, le cui professionalità sono indiscusse e che sono senz'altro dei galantuomini. Basti ricordare che le entrate derivanti dalla vendita dei biglietti sono aumentate fra il '94 e il '97 da 36 a 49 miliardi». Eppure il giudice è convinto che nelle procedure amministrative per l'acquisto dei seicento autobus «sono stati commessi gravi reati con condotte improntate al totale disprezzo dell'interesse pubblico, costantemente asservito in modo strumentale a quello delle ditte private». Le indagini vennero avviate in seguito alle denunce del Comitato dei creditori del Comune di Napoli, da anni dichiarato in dissesto finanziario, di alcune associazioni per la difesa dei diritti degli handicappati e, soprattutto, dei titolari della società «De Simon» di Osoppo, tagliata fuori dall'operazione. Secondo l'accusa, le due gare che si svolsero fra il '96 e il '97 per l'acquisto dei bus «sono state abilmente pilotate per consentire che vincessero le imprese con le quali i vertici dell' Aron avevano concluso accordi collusivi». L'Anm avrebbe fornito in anticipo alle società notizie utili per l'aggiudicazione degli apparti, e le aziende avrebbero poi consegnato mezzi fuori produzione e in parte non adeguati alle norme sui portatori di handicap. Per aggirare quest'ultimo ostacolo, sarebbero stati eseguiti falsi collaudi. Un ruolo importante in questa vicenda sarebbe stato ricoperto dalla Profili, una finanziaria che fa capo ad Andrea Botoli, uno degli arrestati. Le imprese finite nel mirino della magistratura avrebbero individuato la società come una preziosa intermediaria «a causa scrìve il giudice - dei buoni rapporti che essa aveva con il Comune». Per i suoi buoni uffici, Botoli avrebbe incassato una mega-provvigione di 20 miliardi. La stessa Prolìn, aggiungono i magistrati, «ha occultato con una complessa operazione finanziaria una somma superiore ai dieci miliardi» verosimilmente accantonati per la creazione di «fondi neri destinati al pagamento di tangenti». L'inchiesta è nata dalla denuncia di alcune associazioni di handicappati Sopra Francesco Testa presidente dell'Azienda trasporti napoletana arrestato Ieri A destra la sede dell'Anni
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